Il senso di Dio e dell’amore ne “La strada” di Cormac McCarthy

Di Daniele Ciacci
12 Novembre 2012
Una lettura religiosa del romanzo del grande autore americano. "Vita e pensiero" pubblica un saggio di Erik J. Wielenberg, docente di filosofia alla DePauw University in Indiana, su "La strada" di McCarthy.

«Sebbene il romanzo sia ricco di immagini e di idee di carattere religioso, esso suggerisce una concezione della moralità e del significato delle cose che di per sé è laica». Questo l’incipit del saggio di Erik J. Wielenberg, docente di filosofia alla DePauw University in Indiana, su La strada di Cormac McCarthy (premio Pulitzer 2007), pubblicato nel prossimo numero della rivista Vita e pensiero dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

PAROLA DI DIO. «Le prime parole pronunciate chiaramente ne La strada sono: “Se egli non è parola di Dio allora Dio non ha mai parlato”. Questa affermazione introduce un’ambiguità di fondo che si snoda lungo tutto il romanzo. L’uomo non dichiara che suo figlio è la parola di Dio; piuttosto, la sua esternazione è di natura ipotetica. Dichiara che o suo figlio è parola di Dio, o Dio non ha mai parlato. Così, la dichiarazione dell’uomo equivale a dire che o suo figlio è parola di Dio o, dal punto di vista del significato concreto, l’universo è un universo senza Dio».

MORALE. Eppure, il padre cerca di insegnare a figlio una serie di imperativi categorici di valore intrinseco. «Nel mondo de La strada c’è una semplice regola per distinguere i buoni dai cattivi. I cattivi divorano le persone, i buoni no. Questo è ciò che resta dell’imperativo categorico: non trattare le persone come qualcosa da consumare. (…) L’uomo prova a insegnare al figlio questi principi e tenta di seguirli in prima persona. Nel corso del romanzo siamo testimoni di come l’uomo lotta per essere un giusto, per fare ciò che è bene in un mondo in cui la maggior parte delle persone sembra aver abbandonato ogni parvenza di moralità».

IL CODICE DEI GIUSTI. E, in un cosmo distrutto, non è cosa semplice: «L’uomo, talvolta, viene meno alle promesse fatte al bambino (…). L’uomo si tormenta anche quando è il momento di aiutare gli altri. È sospettoso e diffidente nei confronti del prossimo. Il bambino, per contro, cerca di andare verso gli altri e di aiutarli. L’uomo crede nell’ideale di aiutare il prossimo, ma fatica a realizzarlo in concreto, date le circostanze». Mentre il bambino segue con fiducia. Ma «talvolta è consentito, dal punto di vista morale, violare il Codice dei Giusti, ma rendersene conto può portare a violazioni ingiustificate. Un secondo fattore fonte di confusione consiste nel fatto che, anche quando si sa qual è la cosa giusta da fare, è spesso difficile agire di conseguenza».

L’AMORE. La domanda che sottende l’intero romanzo acquista una forma: cosa dà significato alla vita? Cos’è che riempie di valore la vita umana? «Esiste la terrificante possibilità che i sopravvissuti alla catastrofe siano intrappolati in un’esistenza senza senso, che “ogni giorno sia una menzogna”. (…) Per cogliere la risposta dobbiamo considerare un flashback che racconta un giorno dell’infanzia del protagonista, in cui assieme allo zio trascorre un’intera giornata in barca sul lago per rimediare un pezzo di legna da ardere. Non si parlano l’un l’altro (…) ma condividono una profonda intesa reciproca. Lavorano insieme per realizzare un compito condiviso». Insomma, ciò che dà valore alla vita sono «i rapporti con le altre persone. Il punto della questione è l’amore».

GLI ALTRI. Di conseguenza, «la mancanza di relazioni con gli altri rappresenta la vera minaccia nei confronti dell’attribuzione di significato e di valore (…). Questo è vero sia che Dio esista, sia che Dio non esista. Si pensa spesso all’inferno come a un luogo violento, un luogo di grandi sofferenze: ma ciò che rende l’inferno davvero tale è l’isolamento da Dio (…). Se Dio esiste, voltare le spalle alla moralità significa rischiare di alienare se stessi da Dio. In un universo senza Dio, voltare le spalle alla moralità comporta il rischio di alienare se stessi dal resto dell’umanità». Quindi, «la fondamentale ambiguità dell’esistenza di Dio rimane irrisolta ne La strada. Una delle lezioni che possiamo ricavare dal romanzo, che Dio esista o no, è che la cosa che vale di più al mondo è l’amore, e una buona ragione per impegnarsi a essere giusti è che questo è l’unico modo per raggiungere l’amore vero. Il costo dell’immoralità è, in ultima analisi, la solitudine».

@danieleciacci

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