Il rosario delle stragi terroristiche e il nostro consumarci “per” qualcosa

Di Rodolfo Casadei
15 Gennaio 2017
Vita e morte sono le due facce di una stessa medaglia: la nostra esistenza personale. Il cui senso profondo è il dono di sé
Israeli police and army personnel go through the belongings (in foreground) of Israeli soldiers near to the truck (L, but unseen) that rammed into a group of army soldiers killing in Jerusalem, 08 January 2017. Four Israeli soldiers were killed and another 15 wounded in the attack carried out by a Palestinian who had been released from Israeli jail. The driver of the truck, reported by local media to be an Arab Israeli from East Jerusalem, was shot and killed by security forces, media reports said. ANSA/JIM HOLLANDER

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Berlino, Istanbul, Baghdad, Jableh, Smirne, Azaz, Gerusalemme: il triste rosario delle recenti stragi terroristiche, non tutte ma in gran parte di marca Isis, avrebbe lasciato negli italiani un imbarazzante ma rassicurante senso di invulnerabilità, se non fosse stato per le parole del capo della polizia Franco Gabrielli: «Prima o poi pagheremo anche noi un prezzo, non c’è dubbio. Inutile illudersi. Ci auguriamo sia quanto più contenuto possibile».

Chi si illude che gli unici italiani esposti alla morte per terrorismo siano quelli propensi o costretti a viaggiare per il mondo, si sbaglia: a metterli sull’avviso è la persona stessa incaricata di impedire che ciò capiti. Il che ci rimanda alle consuete domande sul senso e sul valore della nostra vita, in un’epoca in cui il fanatismo della religione ideologizzata combinato con la fragilità psichica e umana dei singoli ci riconduce all’immagine biblica degli anni della vita umana: «Sono come l’erba che germoglia al mattino: al mattino fiorisce, germoglia, alla sera è falciata e dissecca».

Domande che l’emergenza del terrorismo riporta alla superficie: in fondo, la morte per incidente stradale resta molto più probabile della morte per strage terrorista. Vita e morte sono le due facce di una stessa medaglia: la nostra esistenza personale. Il cui senso profondo è il dono di sé.

Scrive Luigi Giussani: «L’esistenza umana è un consumarsi “per” qualcosa. Ma qual è la natura di questa consumazione? Nel mistero della Trinità la sostanza dell’essere ci viene svelata come rapporto; ci viene proposta come dono. Questa è la grandezza dell’uomo: così come l’Essere che lo ha creato, la sua vita è di essere dono; (…) egli è l’unica creatura che può essere cosciente di questo elemento strutturale del reale».

@RodolfoCasadei

Foto Ansa

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