
Il Regno Unito abbandona i disabili al Covid, «non rianimateli»

Le persone con disabilità intellettiva non verranno rianimate se si ammalano di Covid: è la sconcertante discriminazione operata dal servizio sanitario britannico alle prese con la seconda ondata della pandemia. Lo denuncia il Guardian, che sabato scorso ha raccolto il grido di allarme della Royal Mencap Society: da gennaio l’organizzazione benefica per i disabili sta ricevendo segnalazioni da parte di persone che soffrono di disturbi dell’apprendimento a cui è stato spiegato che in caso di complicazioni in terapia intensiva per loro non sarebbe prevista la rianimazione cardiopolmonare. Non è la prima volta: a dicembre la Care Quality Commission (Cqc) ha dichiarato che gli ordini di non rianimare (Do Not Attempt Cardiopulmonary Resuscitation, DNACPR) introdotti impropriamente nelle case di cura inglesi durante la prima ondata per evitare “affollamenti” degli ospedali, hanno portato a decessi che potevano essere evitati.
L’INCHIESTA NELLE CASE DI CURA
Secondo la prassi sul fine vita la decisione di non tentare un ultimo intervento medico invasivo in caso di complicazioni deve essere presa da un medico e dalla persona interessata, «è inaccettabile che tali decisioni cliniche – decisioni che potrebbero determinare se la persona amata riceva le cure giuste quando ne ha più bisogno – vengano applicate all’interno di un approccio globale a qualsiasi gruppo di persone», ha dichiarato Rosie Benneyworth, ispettore capo dei servizi medici primari e assistenza integrata presso la Cqc. «Purtroppo, dalle esperienze che le persone hanno generosamente condiviso con noi, c’è il sospetto molto reale che siano state prese decisioni che non solo hanno trascurato i desideri degli interessati, ma potrebbero essere state prese a loro insaputa o senza il loro consenso».
Almeno 40 i casi di morti nelle case di cura a cui sarebbe stato applicato l’ordine di non rianimare senza consultare pazienti e famigliari che hanno portato la commissione ad aprire un’indagine nei trust del servizio sanitario di Birmingham e Solihull, Bristol e North Somerset, Cambridge e Peterborough, Morecambe Bay, Sheffield, Greenwich e East Surrey. È in questo contesto che Mencap ha iniziato a ricevere segnalazioni allarmanti da parte delle famiglie con disabili. L’odine di non rianimare dovrebbe essere applicato a pazienti troppo fragili e cui la rianimazione non porterebbe alcun beneficio, perché classificare di default tra questi chiunque soffra di un disturbo dell’apprendimento?
LA POPOLAZIONE A RISCHIO E ABBANDONATA
Di più, è acclarato tra medici e scienziati che una disabilità anche lieve esponga la persona a una maggiore probabilità di decesso contraendo il coronavirus: i dati più recenti del Nhs attestano che cinque settimane dopo l’inizio del terzo lockdown, il Covid-19 è stata la causa del 65 per cento dei decessi di persone con disabilità intellettiva, mentre quelli dell’Ufficio per le statistiche nazionali mostrano che il tasso per la popolazione generale era del 39 per cento. E secondo il Public Health England, i giovani tra 18 e 34 anni che presentano disabilità intellettiva hanno una probabilità 30 volte maggiore di morire di Covid rispetto ad altri della stessa età.
«È inaccettabile che all’interno di un gruppo di persone colpite così duramente dalla pandemia, e che anche prima del Covid morivano in media 20 anni prima del resto della popolazione, molti si sentano spaventati e si chiedano perché sono stati esclusi». Il riferimento di Edel Harris, amministratore delegato di Mencap – che ha denunciato a gran voce le «discriminazioni scioccanti e gli ostacoli all’accesso all’assistenza sanitaria» patite dai più fragili dall’inizio dell’emergenza -, non è solo alla paura dei disabili di venire abbandonati in caso di situazione critica, ma anche di poter accedere al vaccino: sebbene le persone con la sindrome di Down facessero parte del segmento di popolazione, insieme ai 70enni, a cui il governo aveva promesso che sarebbe stato offerto il vaccino in via prioritaria, molti sono ancora in attesa, molti altri, individuati di categoria con un “bisogno inferiore”, non sono stati nemmeno considerati una priorità.
LA CONFUSIONE TRA MEDICI E FAMIGLIE
Numerose le interviste pubblicate dai media inglesi, dal Guardian stesso alla Bcc, ai famigliari di persone disabili che pur rientrando nei “soggetti a rischio” non riescono a ricevere indicazioni dagli operatori sanitari sul da farsi in caso di malattia, spesso a causa dell’incapacità di comunicare efficacemente i propri sintomi, né sulla vaccinazione: la distinzione imposta dal governo tra persone con una “disabilità grave o profonda” e “lieve o moderata” è per Mencap del tutto arbitraria e genera confusione tra medici e famiglie. Secondo l’ultima analisi dell’Ufficio per le statistiche nazionali dal 24 gennaio al 20 novembre 2020 in Inghilterra 6 decessi su 10 per Covid sono da riferirsi a persone con disabilità, molti residenti in strutture o centri che tutt’ora non hanno accesso prioritario alle vaccinazioni a differenza di quanto è stato deciso per le case di cura per anziani. Con 67 milioni di abitanti, il Regno Unito conta un numero di morti per Covid inferiore solo a quello registrato da Stati Uniti, Brasile, Messico e India. Un numero implementato dalla logica del controllo qualità che dall’aborto al fine vita non risparmia i disabili in salute e in malattia.
Foto Ansa
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