
Il primo lavoro è abolire il Reddito di cittadinanza

«Tutte le persone saranno libere dalla schiavitù del denaro e la povertà sarà sradicata dal nostro mondo». Ieri Beppe Grillo è tornato alla carica su un suo vecchio tema: «Sconfiggere la povertà» (lo aveva assicurato Luigi Di Maio). Con un articolo sul suo blog ha rilanciato la sfida, che questa volta sarà vinta grazie al “reddito di base”, e per convincere «tutte le persone del mondo» basterà organizzare una «marcia non violenta».
Potenza dell’utopia. Quando la realtà ti dice il contrario, tu cambiale nome e tanto ti basterà per avere ragione e essere a posto con la coscienza.
13 miliardi di euro
Mentre il fondatore del M5s prosegue nei suoi sproloqui lunari, la politica italiana studia come mandare in soffitta quel reddito di cittadinanza (Rdc) che è rimasta l’ultima bandiera dei pentastellati.
Non è un caso, quindi, l’uscita del garante M5s, che così risponde indirettamente agli articoli di giornale che ieri davano conto di alcuni dati messi a disposizione da Inps, Istat e dell’Osservatorio Studi Previdenziali coordinato da Alberto Brambilla e Natale Forlani.
Partiamo da quest’ultimo. Nel suo studio “Osservatorio sulla spesa pubblica e sulle entrate 2021 – “Redditi di cittadinanza ed emergenza: aumentano i sussidi ma anche la povertà” si legge: «A partire dall’1 aprile 2019, l’Italia ha speso per reddito di cittadinanza, pensione di cittadinanza e reddito di emergenza circa 13 miliardi di euro, complessivamente erogati a 4,4 milioni di persone e circa 2 milioni di nuclei familiari».
Un impegnativo impiego di risorse «a fronte del quale il nostro Paese si ritrova però a dover fronteggiare sia un incremento delle persone in condizioni di povertà rispetto alla stima 2019 operata dall’Istat (circa 600mila) sia una riduzione tutto sommato marginale della povertà assoluta (-1,6% nel 2020)».
Un milione di poveri in più
È quanto constatava ieri anche il Corriere della Sera che, in un articolo assai completo, notava, da un lato, che, grazie al Rdc, Reddito di emergenza (Rem), Cig in deroga e altri strumenti, «il valore dell’intensità della povertà assoluta» si è ridotto («di poco, per la verità»), dall’altro, però, nel 2020 le famiglie in condizioni di povertà assoluta sono aumentate. A conti fatti, abbiamo «un milione di poveri in più: da 4,6 a 5,6 milioni».
Perché? Perché, innanzitutto, al di là della retorica grillina, questo strumento non è servito a “trovare lavoro” ai disoccupati (al massimo, per qualche mese, ai maltrattati navigator). In sostanza, si è trattato di metadone sociale.
Con Rdc e lavoro in nero
Questo si sapeva dall’inizio: il Rdc non è mai stato un incentivo all’occupazione, ma una semplice mancia per acquisire consenso, soprattutto al Sud. (E infatti, detto tra parentesi, «Campania, Calabria e Sicilia da sole raccolgono la metà dei beneficiari, cioè 1,5 milioni, mentre al Nord sono solo 578 mila»).
C’è da dire che ha funzionato (sulle spalle dei contribuenti) e ha portato fortuna ai grillini che nel Meridione hanno raccolto la maggioranza dei consensi.
Ora, però, anche il Corriere scrive quel che tutti sanno: «1) Solo un milione di beneficiari del Rdc sono indirizzabili al lavoro (gli altri sono minori, disabili o con problemi di inclusione) ma il 72% ha al massimo la licenza media; 2) molti percettori del Rdc che lavorano in nero preferiscono continuare così e cumulare». Cioè abbiamo dato soldi agli evasori: quando si dice prendere due piccioni con una fava…
Sfavorito chi ha figli
Il secondo aspetto riguarda il funzionamento del Rdc che ha favorito i singoli anziché le famiglie.
Scrive il Corriere citando il rapporto Caritas: «Solo il 44% delle famiglie povere riceve il Rdc, ma c’è anche un 36% di famiglie che prende il sussidio pur non essendo in povertà assoluta secondo la definizione Istat. Non che non ne abbia diritto, ma i criteri per concedere il Rdc non sono quelli dell’Istat. Questo 36%, spiega Cristiano Gori, docente di Politica sociale a Trento e membro del Comitato voluto da Orlando, “non è fatto di truffatori”, ma prende il Rdc per via di come è disegnata la misura. Che concentra le risorse sulle famiglie con uno o due componenti, a scapito delle famiglie numerose. In sostanza, con gli 8 miliardi annui a disposizione, aver stabilito che il singolo senza altri redditi potesse avere 780 euro al mese ha costretto a limitare il beneficio per i nuclei con tre o più figli che sono quelli coi più alti tassi di povertà, ma che al massimo ricevono un assegno doppio rispetto a un single».
Non date ai poveri il Rdc
L’ultimo aspetto da evidenziare è quello delle truffe: mafiosi, riccastri, scioperati, furbetti che l’hanno ottenuto quando non potevano. Le cronache sono piene di segnalazioni di questo tipo. Per restare solo nel 2020, scriveva sempre ieri il Corriere, «la Guardia di finanza ha denunciato 5.868 truffatori».
La morale è che uno strumento a sostegno dei più bisognosi è giusto che sia previsto in una democrazia matura quale la nostra. Ma questo strumento non può essere il Reddito di cittadinanza che, sia per come è congegnato sia per l’ideologia che lo ha ispirato, si è rivelato non solo inutile, ma persino dannoso.
In uno slogan potremmo dire: se volte davvero aiutare i poveri, non date loro il Rdc, ma favorite quelle forze che nella società li conoscono, se ne prendono cura, li aiutano a ricostruire la loro vita. Questo è il primo lavoro da fare.
Foto Ansa
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