
Il Premio Enzo Piccinini a Mauro Ferrari, un maestro del nostro tempo. «Sono onoratissimo»
Il prossimo 25 gennaio, a Modena, sarà la volta del professor Mauro Ferrari. È lui lo straordinario destinatario del terzo premio Enzo Piccinini, un riconoscimento che l’omonima Fondazione dedica a personalità distintesi nei campi della medicina, della ricerca, dell’educazione.
Ferrari, italiano d’origine – è nato a Padova nel 1959 – opera negli Stati Uniti, nel prestigioso Methodist Hospital Research Institute di Houston, dove è diventato un riferimento mondiale nella ricerca e nell’applicazione delle nanotecnologie per la cura dei tumori. Sono sue alcune coniazioni linguistiche in questo campo che sono divenute lessico universale, come “Nanoparticelle”, “BioMems” (micro-electro-mechanical-system), “Oncophysic”.
È stata la vita, in qualche modo, ad indirizzarlo nei territori della medicina. Ferrari nasce infatti come matematico, e diventa giovane professore a Berkeley, in California, dove spazia anche nei campi dell’astrofisica e dell’ingegneria civile. La prematura morte per cancro della moglie, a soli 32 anni, coi figli ancora piccoli, lo spinge a studiare e ad occuparsi di medicina. Un cambio di rotta radicale, nel mezzo una carriera già rilevante. Si sarebbe sentito inutile – sono sue parole – se avesse fatto altre cose. È così che nasce la straordinaria pluricompetenza di Ferrari, in campo tecnologico, scientifico e medico, e l’investimento nella ricerca e nella cura con l’utilizzo delle nuove tecnologie al massimo livello.
«Per me la ricerca è un processo salvifico – spiega -: la trasformazione dell’orrore e dello sgomento di fronte al mistero del male in energia vitale, in energia bella, in energia di speranza».
La Fondazione Piccinini ha voluto incontrarlo e premiarlo, ringraziandolo per avere accettato. Per tutti, il prossimo 25 gennaio, alla Facoltà di Medicina di Modena, nell’ambito del Convegno “Maestri del nostro tempo nel campo della cura, dell’assistenza e dell’educazione” ci sarà la possibilità di ascoltare qualcosa di più di una lectio magistralis. Lo stesso accadde per i due precedenti premi, ricevuti dal prof. Mario Melazzini e dalla neonatologa Elvira Parravicini.
Di seguito riproponiamo l’editoriale apparso sulla newsletter della Fondazione.
Il 9 dicembre 2002, dieci anni fa, veniva costituita la Fondazione Enzo Piccinini, «per rappresentare, nelle opere e nelle iniziative che intende perseguire e sostenere, la ideale continuazione di quel patrimonio di straordinaria umanità, di ricchezza spirituale, di donazione senza riserve, di progetti, di alti propositi che rappresentò la vita intera dello stimatissimo medico modenese, uomo di autentica e profondissima fede, impegnato in una fattiva ed inesauribile quanto fervida e carismatica testimonianza di stupefacente dedizione, intelligente e integrale come prospettiva, per cui rese la sua vita tutta tesa a Cristo e alla sua Chiesa e per la quale non c’era più giorno che non cercasse in ogni modo la gloria umana di Cristo», come recita l’articolo 1 dello Statuto. Ricordare quel giorno, e considerare che sono trascorsi 10 anni da allora, non ha alcun intento celebrativo, e men che meno vuole essere l’occasione per fare bilanci («quegli inventari fatti sempre senza amore», come dice una bellissima canzone di Claudio Chieffo).
È piuttosto per condividere con tutti gli amici, semplicemente, lo stupore di quello che abbiamo visto. E che continuiamo a vedere. Due esempi fra i tanti. Uno è la storia di Ruggero, giocatore delle Zebre e della Nazionale di Rugby under 21: lo proponiamo proprio in questo numero della newsletter, a pagina quattro. L’altro è legato all’evento che stiamo preparando, la terza edizione del Convegno “Maestri del nostro tempo nel campo della cura, dell’assistenza e dell’educazione”, nell’ambito del quale viene assegnato il Premio Enzo Piccinini. La locandina che pubblicizza l’evento costituisce le pagine interne della newsletter (a proposito: chiediamo a tutti di chiederne copie e diffonderla!).
Come vedrete, abbiamo invitato Mauro Ferrari di Houston (Texas), un’autorità assoluta, di livello mondiale, nel campo delle nanotecnologie applicate alla medicina. Perciò ci siamo rivolti a lui, la prima volta che lo abbiamo contattato, con un comprensibile timore e tremore. Questa la sua sorprendente risposta: «Sono onoratissimo e senza parole. Ho sentito parlare molte volte in termini straordinari del Dr Enzo Piccinini. Accetto dunque con molta umiltà e nella speranza di poter essere cosi utile alla Grande Causa».
Non c’è veramente da rimanere sorpresi e commossi? E grati del dono ricevuto, di questo grande amico, e soprattutto della grande storia in cui, grazie alla sua testimonianza, siamo stati innestati. Ha scritto di recente don Julián Carrón ai membri della Fraternità di Comunione e Liberazione: «Affinché la nostra vita possa essere cambiata, occorre la nostra disponibilità alla conversione, cioè alla sequela, secondo l’invito di don Giussani: “La sequela è il desiderio di rivivere l’esperienza della persona che ti ha provocato e ti provoca con la sua presenza nella vita della comunità, è il desiderio di partecipare alla vita di quella persona nella quale ti è portato qualcosa d’Altro, ed è questo Altro ciò cui sei devoto, ciò cui aspiri, cui vuoi aderire, dentro questo cammino”».
Questo è il desiderio e la domanda con cui attraversiamo questa tappa del cammino. E l’augurio che facciamo a tutti.
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