«Senza famiglia saremmo come la Grecia. Il Piano nazionale non basta»

Di Carlo Candiani
24 Maggio 2012
Intervista a Barbara Saltamartini (Pdl): «La famiglia è la cellula fondamentale del tessuto sociale italiano e come tale va promossa e sostenuta, sopratutto dal punto di vista economico».

Si è svolto a Montecitorio mercoledì 23 maggio, promosso dagli uffici di presidenza di Camera e Senato e dall’intergruppo parlamentare per la sussidiarietà, l’incontro dal titolo: “Famiglia, fattore di crescita”. Ospite d’eccezione il Segretario di Stato Vaticano, Tarcisio Bertone, secondo cui la famiglia «non è un bene a disposizione della nostra volontà», non può essere né destrutturato, né manipolato. L’incontro si è svolto all’indomani del licenziamento del Piano nazionale per la famiglia, un testo che presto dovrebbe diventare legge, pur tra molti dubbi e riserve, soprattutto per l’esclusione annunciata dal ministro Andrea Riccardi del Fattore Famiglia, «unico strumento per una seria riforma fiscale». «Lo aspettiamo al varco questo Piano nazionale – spiega a tempi.it Barbara Saltamartini, parlamentare del Pdl – I lavori svolti fino ad oggi non sono esaustivi, la riflessione è ancora aperta e ci sono margini per completare il Piano».

Il Forum delle associazioni familiari ha manifestato apertamente il suo dissenso per l’abolizione del Fattore Famiglia dopo che si erano resi disponibili per un’entrata in vigore anche graduale del Fattore Famiglia.
Come Pdl, avevamo inserito nel decreto “Salva Italia” alcune norme che andavano nella direzione del Fattore Famiglia agevolando, ad esempio, il pagamento dell’Imu per i nuclei familiari più numerosi, emendamento che è stato poi approvato e che ci auguravamo venisse recepito dal governo nei successivi atti parlamentari, cosa che è avvenuta nel dicembre scorso. Da parte nostra c’è la volontà di lavorare per il Fattore Famiglia, pur comprendendo una sua necessaria introduzione graduale in questi tempi di crisi economica. Personalmente sono convinta delle tesi sostenute dal Forum.

La famiglia è spesso considerata una battaglia esclusiva dei cattolici, ma l’equità fiscale dovrebbe essere una priorità per uno Stato laico.
La preoccupazione per la famiglia non è un argomento esclusivo dei cattolici. Il tessuto sociale italiano, che si basa sulla famiglia come cellula fondamentale della società, è un ragionamento laico. Se si vuol fare uscire il nostro Paese dalla crisi, dovranno tutti farsene una ragione. E non dimentichiamo che la Costituzione italiana, la base del nostro ordinamento, negli articoli 29, 30 e 31 sancisce con chiarezza l’istituto sociale della famiglia. Purtroppo, una certa cultura politica vetero sessantottina, negli ultimi quarant’anni ha pensato bene che destrutturare la famiglia fosse necessario per la salvaguardia dell’individuo singolo. Non capendo che la famiglia, da un punto di vista meramente economico, è stata l’unica salvezza dell’Italia, l’unico vero ammortizzatore sociale. Senza questo ora saremmo nelle stesse condizioni della Grecia.

L’intergruppo parlamentare per la sussidiarietà ha stilato un documento che la vede tra i firmatari, insieme a Lupi, Chiti, Santolini e Polledri, in cui si afferma che in Ialia la sussidiarietà funziona al contrario: è la famiglia che sostiene lo Stato, non il contrario. Come se ne esce?
Riconoscendo la famiglia come istituto sociale, attuando politiche in cui la famiglia venga considerata soggetto d’insieme e non sommatoria di singoli individui e, infine, arrivando a misure economico– fiscali e sociali che tutelino e promuovano il nucleo familiare. Una battaglia che mi sta particolarmente a cuore è quella per le nuove famiglie e la natalità. Dobbiamo avanzare misure che arrestino il declino demografico, altrimenti non avremo futuro.

Nel documento scrivete che lo Stato non riconosce il nesso tra sostegno alla famiglia e sviluppo economico.
È il grosso limite delle politiche assistenziali degli ultimi decenni: gli anziani, le mamme lavoratrici, i minori, sono tutte categorie su cui si è intervenuti come se fossero compartimenti stagni, sganciati l’uno dall’altro. Non si è mai ragionato come se l’interlocutore famiglia fosse un tutt’uno. È necessario rovesciare il meccanismo, ad esempio mettendo la famiglia al centro delle trattative sindacali.

C’è una speranza che qualche misura importante a livello fiscale si possa raggiungere già in questa legislatura?
Ce la stiamo mettendo tutta, nonostante la situazione governativa non sia semplicissima. Il Piano nazionale per la famiglia, che verrà presentato al Consiglio dei Ministri, è comunque un passo importante. Perfettibile, certo, ma importante.

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