Il Nutri-score francese perde appoggi: ottime notizie per il made in Italy

Di Rodolfo Casadei
25 Settembre 2020
L’etichettatura unica europea di cui da tempo si discute potrebbe non vedere la luce, grazie all'iniziativa di Italia e Repubblica Ceca

Alla fine vincerà il Nutri-score francese o il Nutrinform italiano? Dopo la mossa dei ministri dell’Agricoltura di Italia e Repubblica Ceca, che hanno presentato una proposta alternativa all’etichettatura coi colori semaforici dei valori nutrizionali dei prodotti alimentari al Consiglio agricoltura e pesca della Ue, è più probabile che la partita finisca con un pareggio. Cioè che l’etichettatura unica europea di cui da tempo si discute e che la presidenza tedesca della Commissione europea vorrebbe vedere introdotta durante il suo mandato non veda in realtà la luce, e che i produttori siano vincolati solo da normative nazionali.

SEMAFORI DANNOSI

Per l’Italia e per la sua agroindustria equivarrebbe a una vittoria, perché il sistema creato in Francia, adottato da Parigi tre anni fa e proposto come standard per tutti i paesi Ue etichetterebbe come alimenti sconsigliati (lettera E su sfondo rosso) per l’alto contenuto di grassi, sale e zuccheri eccellenze italiane come il Parmigiano Reggiano, l’olio d’oliva, il prosciutto e gli insaccati. La proposta alternativa di origine italiana (nome completo: Nutrinform Battery) si ispira a una diversa filosofia: nessuna rozza e fuorviante classificazione degli alimenti in consigliati (lettera A su sfondo verde), sconsigliati (lettera E su sfondo rosso) e intermedi (lettere B, C e D rispettivamente su sfondo verde pisello, giallo e arancione), ma l’indicazione esatta dei valori nutrizionali della specifica porzione di alimento raffrontati col fabbisogno medio giornaliero di calorie del consumatore. Una pila parzialmente caricata mostra quanto la quantità dei vari ingredienti presenti in una porzione concorra a soddisfare il fabbisogno calorico medio giornaliero.

L’Italia aveva già notificato la sua proposta alla Commissione europea nel gennaio di quest’anno; il documento italo-ceco presentato al Consiglio agricoltura e pesca del 21 settembre scorso favorisce l’approccio del Nutrinform e boccia quello del Nutri-score, e soprattutto rivela che attorno all’approccio italiano si è formata una coalizione di paesi. Italia e Repubblica Ceca infatti hanno presentato la loro proposta informale (che reca il titolo, in lingua inglese, “Non Paper on the Front of Pack Nutrition Labeling – Fopnl”) anche per conto di Cipro, Grecia, Lettonia, Romania e Ungheria. La forza del Nutri-score francese fino ad oggi stava nel fatto che già vari paesi dell’Europa occidentale l’avevano adottato su consiglio delle autorità sanitarie nazionali.

L’INIZIATIVA FALLIMENTARE DI VERDI E SOCIALISTI

Oltre alla Francia nell’elenco ci sono Belgio, Germania, Lussemburgo, Olanda e Spagna. Intenzionate a riprodurre il Nutri-score sui loro prodotti si sono dichiarate anche grandi multinazionali dell’alimentare come Nestlè, Auchan e Danone. A perorare la causa dell’adozione della misurazione francese come etichettatura obbligatoria in tutte la Ue sono un gruppo di deputati del Parlamento europeo perlopiù affiliati al Gruppo socialista e a quello dei Verdi. I più attivi, con conferenze stampa e interrogazioni al Parlamento, sono stati Michèle Rivasi (Francia, Verdi), Tilly Metz (Lussemburgo, Verdi), Petra De Sutter (Belgio, Verdi), Biljana Borzan (Croazia, Socialisti), Christel Schaldemose (Danimarca, Socialisti), Anja Hazekamp (Olanda, Sinistra Europea), Milan Brglez (Slovenia, Socialisti), Sara Cerdas (Portogallo, Socialisti), Benoît Biteau (Francia, Verdi), Véronique Trillet-Lenoir (Francia, liberali di Renew Europe), Eric Andrieu (Francia, Socialisti) e Sven Giegold (Germania, Verdi).

Le tre deputate più attive di questo gruppo (Biljana Borzan, Michèle Rivasi e Véronique Trillet-Lenoir) hanno appoggiato anche un’Iniziativa dei cittadini europei a favore dell’adozione obbligatoria di Nutri-score. Qui però la campagna per l’etichettatura semaforica alla francese è inciampata: per essere presa in considerazione dalle autorità di Bruxelles, una Iniziativa di cittadini deve raccogliere almeno un milione di firme in tutta l’Unione e superare soglie minime prefissate in almeno sette paesi. L’iniziativa pro Nutri-score è stata lanciata l’8 maggio 2019 e in quasi un anno ha raccolto soltanto 111.475 firme. Il 20 aprile di quest’anno è stata quindi ritirata. 

IL DOCUMENTO ITALO-CECO

Mentre la campagna verde-socialista europea perdeva forza, quella italiana faceva progressi. L’Italia non può vantare l’appoggio di multinazionali dell’alimentare e nessun paese dell’Europa occidentale si è schierato dalla sua parte, anzi nel mese di agosto il governo tedesco ha adottato Nutri-score grazie al parere favorevole del ministro dell’Agricoltura targato Cdu, la signora Julia Klöckner. Ma con una decisione presa all’inizio del mese di settembre ha dalla sua parte la Copa-Cogeca, la più grande lobby europea degli agricoltori. Pekka Pesonen, segretario generale della Copa-Cogeca, ha dichiarato che la sua organizzazione sostiene la posizione dell’Italia contro qualsiasi etichetta nutrizionale codificata a colori, come Nutri-score. «Ho parlato con il ministro italiano Teresa Bellanova, le diamo il nostro pieno sostegno», ha detto Pesonen all’Ansa dopo un Consiglio informale sull’agricoltura a Coblenza, in Germania.

Il documento presentato da Italia e Repubblica Ceca ricorda, meritoriamente, che

«il cibo è parte della nostra eredità culturale. Se verrà introdotta un’etichettatura dei valori nutrizionali, dovranno essere esentati i prodotti Dop, Igp, Stg e i prodotti a singola componente (come per esempio l’olio d’oliva). I codici a colori non hanno dimostrato di essere efficaci nell’aiutare il consumatore a valutare il reale valore e la qualità dei cibi. Perciò, un’etichetta nutrizionale armonizzata a livello Ue dovrebbe considerare i cibi nel più ampio contesto delle esigenze quotidiane di una dieta sana, incoraggiando la varietà, la moderazione e un corretto equilibrio tra i vari gruppi di alimenti. Il sistema non dovrebbe fornire una valutazione generale di un particolare cibo, ma un’informazione fattuale sui singoli nutrienti contenuti in un prodotto, al fine di garantire che ogni consumatore possa scegliere secondo le sue particolari condizioni e stato di salute. Un’etichetta nutrizionale armonizzata dovrebbe tenere conto della reale assunzione quotidiana di cibi e bevande, piuttosto che basarsi su un generico livello di 100 grammi al giorno, al fine di non penalizzare quei cibi che sono consumati di solito in piccole quantità».

La sottolineatura si riferisce al fatto che cibi come l’olio d’oliva e il Parmigiano Reggiano avrebbero semaforo rosso perché il calcolo verrebbe fatto sulla base dell’assunzione di 100 grammi di prodotto al giorno, un limite molto più alto del reale consumo che normalmente se ne fa a tavola. Il documento conclude sempre meritoriamente: «Un’etichetta nutrizionale armonizzata dovrebbe tenere conto delle specificità della cultura alimentare, della dieta tipica e delle linee guida nutrizionali nazionali di ogni Stato membro».

@RodolfoCasadei

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