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«Il nostro ordinamento non riconosce il diritto alla non vita»

Di Redazione
23 Dicembre 2015

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Ancora una richiesta di risarcimento da parte di una coppia di genitori, che ha citato l’Asl di Lucca e i primari dei reparti di ginecologia e del laboratorio di analisi di un ospedale, per non aver diagnosticato alla loro figlia la sindrome di Down quando la bambina poteva ancora essere abortita. Questa volta però la Cassazione a Sezioni Unite ha risposto picche perché non esiste «il diritto a non nascere se non sano», quindi non c’è «nessun danno».

Si legge nella sentenza:

 Non esiste il diritto al risarcimento per il bambino nato malato «tanto più che di esso si farebbero interpreti unilaterali i genitori nell’attribuire alla volontà del nascituro il rifiuto di una vita segnata dalla malattia; come tale, indegna di essere vissuta (quasi un corollario estremo del cosiddetto diritto alla felicità). (…) L’ordinamento non riconosce il diritto alla non vita».

La Cassazione si scaglia anche contro i giudici che in casi precedenti hanno autorizzato i risarcimenti con sentenze creative:

Gli indirizzi giurisprudenziali favorevoli alla «pretesa risarcitoria del nato disabile verso il medico» arrivano ad assegnare al risarcimento «un’impropria funzione vicariale, suppletiva di misure di previdenza e assistenza sociale (…) I sentimenti non possono essere patrimonializzati, in una visione panrisarcitoria dalle prospettive inquietanti».

Infine, la Corte dà una stoccata al pensiero implicito che si nasconde dietro alla richiesta di risarcimento per una persona nata malata:

«Si rischia di reificare l’uomo, la cui vita verrebbe ad essere apprezzabile in ragione dell’integrità psico-fisica. Questa è una deriva eugenetica».

Foto bambina da Shutterstock

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    17 commenti

    1. Vittorino bocchi

      te deum per il bene ricevuto

      Più passano gli anni e più incontri si fanno.
      A Natale, in particolare, riappare a noi una galleria di volti,
      di persone che ci hanno fatto del bene.
      Natale così diventa un incontro con Gesù
      filtrato nei volti di coloro che abbiamo incontrato.
      Rinasce sottile una speranza in noi, in tutti,
      di donare qualche goccia di quel Bene
      di cui siamo tutti assetati.
      Buon Natale

      Maria Pia e Vittorino bocchi

    2. Nino

      Siamo precisi, la Cassazione ha si stabilito che non esiste “il diritto a non nascere se non sano” e quindi che la bambina non ha diritto a nessun risarcimento, perchè questo sarebbe “un’impropria funzione vicariale, suppletiva di misure di previdenza e assistenza sociale” (in pratica lo stato deve farsi carico con i suoi “normali” istituti di previdenza ed assistenza sociale di aiutare la bambina, se poi non lo fa o la fa in maniera insoddisfacente pazienza) ma … al tempo stesso ha annullato la sentenza della Corte d’Appello di Firenze che negava il risarcimento ai genitori per il danno subito.

      In soldoni, la bambina non ha diritto a nessun risarcimento per essere nata, ma i genitori si!

      1. Giannino Stoppani

        Che palle di Natale!
        Ma a chi pensi che interessino codeste pinzillacchere da forum di pipparoli legulei?
        Il sugo è che il diritto al figlio sano e non sano non esiste e non si vede come possa esistere in dispregio del diritti fondamentali dell’essere umano che non è una merce su cui far valere la garanzia europea soddisfatti o rimborsati.
        Suvvia Nino, e Natale, che ne dici radunare i tuoi fantomatici figli ovunque dispersi e farci una bella tombolata? Così tedi loro invece che noi.

        1. Caterina

          Da quello che capisco invece esiste un diritto a non avere un figlio non sano.

          1. Giannino Stoppani

            Non propriamente.
            Esiste ma è subordinato alla menzogna.

          2. SUSANNA ROLLI

            Sano o non sano, quando ti accorgi di averlo nella pancia -che diventerà pian piano una panciona ona ona- lui C’E’ GIA’; quindi, come dici tu, lui ESISTE GIA, a prescindere dal tuo “averlo sano-non averlo sano”. Non fa una piega. l

            1. Nino

              La legge 194 consente l’interruzione di gravidanza nei primi 90 giorni ed estende questo periodo temporale quando la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna e
              quando siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna.

            2. Giannino Stoppani

              Ecco, appunto. Basta che un medico compiacente e/o ideologizzato “certifichi” un grave pericolo ed ecco che la menzogna a cui è subordinato formalmente l’aborto è bella e confezionata.

            3. Sebastiano

              E quale sarebbe il medico in grado di certificare che non esiste pericolo per la “salute psichica” di una donna che vuole abortire a tutti i costi?
              E perché non si azzarda a fare una cosa del genere? Vedo già le truppe cammellate del “diritto all’aborto” che allestiscono la ghigliottina in piazza…

            4. SUSANNA ROLLI

              “L’aborto: l’orrore più grande di tutti i secoli”, diceva Madre Teresa di Calcutta.
              Vaglielo a spiegare che bimbi fatti fuori non sono conigli!

        2. SUSANNA ROLLI

          “ovunque dispersi”!!!!! 🙂

      2. Sebastiano

        Nino, controllati le mani, sono piene di ventose…
        A proposito…Buon Natale!

        1. Nino

          io mi controllo benissimo 🙂 … è il testo dell’articolo che è parziale e cita solo metà della sentenza

    3. recarlos79

      aivoglia a scagliarti contro. perché la corte non sanziona tali giudici? perché in italia i giudici non rendono conto a nessuno del loro operato. perché il parlamento ha delegato alla magistratura l’interpretazione delle leggi che per costituzione spetta alle camere in quanto ogni legge è il risultato di una visione politica.
      vera e propria magistratura politicizzata, di cui il pd è il protettore.

      1. Nino

        Le due sentenze sono perfettamente coerenti tra di loro, in entrambi i casi si riconosce che i genitori hanno subito un danno. Mentre nel caso citato dall’articolo non si riconosce un danno alla bambina che nell’altro caso (quello di Mantova) non è stato proprio chiesto, anche perchè i genitori, avendo rinunciato alla potestà genitoriale (cosa che io non condivido) non posso più agire per conto della bambina

    4. malta

      c’è un giudice in Italia

    I commenti sono chiusi.