
Il municipio piddino esclude dal bando chi è contro l’aborto, le Dat e le Unioni civili

Prove di Stato etico: non sappiamo se chi si dedica all’attività municipale ami definirsi un liberale, certo è che mentre fervono gli elzeviri di politici ed editorialisti contro l’oscurantista Congresso delle famiglie a Verona, a Milano si sfiletta una bella delibera che ha un po’ dell’operazione nostalgia del Ventennio.
UN IMMOBILE DA RIMETTERE IN SESTO
Il 13 marzo la giunta del Muncipio 3 si riunisce e dà il via a sette delibere, tra cui la numero 23 che riguarda la redazione, pubblicazione e gestione di un bando ad evidenza pubblica per individuare con urgenza un soggetto che si occupi di rimettere in sesto un immobile presente in zona. Fin qui nulla di strano, l’immobile è di proprietà del Comune di Milano, è assegnato al Municipio 3, è inutilizzato e necessita di interventi di radicale ristrutturazione che ne metta a norma gli impianti cambiandone la destinazione d’uso e l’utilizzo. L’inghippo, o capolavoro di censura, inizia quando si arriva al capitolo Linee Guida di dettaglio per l’individuazione del concessionario.
CHE C’ENTRA LA 194 CON IL BANDO?
Racconta a tempi.it Nicola Natale, consigliere di Milano Popolare al secondo mandato: «Nella delibera vengono espressamente citate le categorie di soggetti che non potranno essere ammesse alla partecipazione del bando. Cioè partiti e movimenti politici, e va bene. Soggetti che non si impegnino nella condivisione dei valori antifascisti, e questo è pleonastico perché il Comune ha già stabilito che per la concessione di luoghi pubblici, patrocini e contributi si dovrà sottoscrivere una dichiarazione di rispetto dei valori della Costituzione. Ma poi troviamo: soggetti impegnati in iniziative di contrasto della legge 22 maggio 1978, n. 194, soggetti impegnati in iniziative di contrasto della legge 22 dicembre 2017, n. 219, soggetti impegnati in iniziative di contrasto della legge 20 maggio 2016, n. 76. Ha capito di cosa stiamo parlando?».
IL PD NON VUOLE CONCESSIONARI PROLIFE
Trattasi rispettivamente della legge “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”, della legge “Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento” e della legge “Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze”. Che nesso ci sia tra un bando per individuare il concessionario di un immobile e la normativa sull’aborto, le Dat e le Unioni civili non è dato di saperlo, quello che si sa è che il Municipio 3 è una rocca del Pd: dem il presidente, dem i tre assessori che compongono la giunta che rappresentano la maggioranza del consiglio, insindacabile il loro giudizio e nessuna possibilità di interferenza da parte degli altri consiglieri che come Natale hanno ricevuto la delibera in coda alle altre sei solo nel pomeriggio del 20 marzo.
«E IO CHE SONO UN GINECOLOGO OBIETTORE?»
Tuttavia non ci vuole un avvocato per rileggere nel testo della giunta un filo di manomissione procedurale e un gigantesco arroccamento ideologico: «Fatemi capire – si chiede Natale -, cosa s’intende per iniziative di contrasto? Sono un ginecologo e sono anche il presidente dell’Associazione Obiettori di coscienza sanitari: tenere convegni sull’obiezione di coscienza o intervenire nei dibattiti sostenendo posizioni eterodosse rispetto al mainstream, come ribadire la priorità del nucleo famigliare madre-padre-figli, come si configura? Come una iniziativa di contrasto a una normativa o come espressione di un libero pensiero e di una posizione culturale diversa? E chi giudicherà e in base a cosa i “dissenzienti”?».
TRATTARE I CATTOLICI ALLA STREGUA DI MAFIOSI
Nessuno ha risposto alle obiezioni sollevate da Natale in Consiglio la sera di giovedì, ma la delibera che tratta una fetta di cittadini (antiabortisti, oscurantisti, omofobi, bigotti, intolleranti, tanto per usare le espressioni care a molti esponenti del Pd nelle ultime ore per identificare un certo elettorato cattolico non allineato) alla stregua di mafiosi, in base a una selezione espletata dallo stesso Municipio piddino, sta già facendo rumore a Milano. Ammessa e premessa la premura di aggrappare ai valori costituzionali l’assegnazione di un immobile, che ne è di quegli articoletti della Costituzione che garantiscono la parità dei cittadini davanti alla legge e la libertà e la possibilità di esprimere liberamente le proprie opinioni? E un pensiero che non ammette dissensi al pensiero unico come si chiama?
Foto Ansa
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