Il mandato linguistico de l’Unità

Di Emanuele Boffi
16 Ottobre 2003
Se non fosse odio sarebbe amore: nell’ultimo mese e mezzo il quotidiano di via dei Due Macelli ha citato 266 volte il nome del Premier in prima pagina. In modo Furioso

La regola giornalistica dice che fa notizia un uomo che morde un cane e non viceversa. All’Unità non fa notizia né l’uno né l’altro evento, il problema è se l’uomo è Berlusconi (oppure se il cane è di Berlusconi). L’attenzione che il quotidiano di Furio Colombo e Antonio Padellaro rivolge al presidente del Consiglio è giunta a livelli parossistici, e forse è il caso di parlare di vera e propria ossessione. Fu lo stesso Premier, in una delle sue barzellette, a svelare il metodo con cui i giornalisti del quotidiano fondato da Antonio Gramsci decidevano il titolo di apertura, quando raccontò che alla notizia battuta dalle agenzie che “Berlusconi ha camminato sulle acque”, i colleghi dell’Unità avrebbero titolato: “Berlusconi non sa nuotare”. In realtà c’è poco da scherzare (e lo sa bene Giuliano Ferrara, cfr box p. 11)

Basta leggere i titoli
I giornali, si sa, dicono la “loro” verità. Devono vendere il prodotto, i titoli sono riassunti parziali dei contenuti degli articoli, l’impaginazione delle foto e anche le didascalie rispondono sempre alle idee di chi li mette in pagina. Niente di scandaloso, per carità. Lo fa il Foglio, lo fa Libero, lo fa il Giornale, lo facciamo anche noi, nel nostro piccolo. Il lettore lo sa, è già vaccinato, pensa che, comunque, fra mille errori e imprecisioni, ci sia del buono fra quell’inchiostro in pagina. Una sola garanzia dovrebbere richiedere: essere informato sull’evento. Ma per l’Unità l’evento ha un solo nome. Del quotidiano di via dei Due Macelli colpisce la monomaniacalità per il fenomeno Berlusconi e per qualsiasi argomento che lo riguardi. Basta leggerne i titoli e gli articoli. Noi ci siamo divertiti a fare questo banale computo: quante volte la parola “Berlusconi” è comparsa sulla prima pagina del quotidiano di Colombo e Padellaro tra l’1 settembre e il 13 ottobre di quest’anno. Abbiamo scelto di non considerare come citazioni le parole “Premier”, “presidente del Consiglio”, e nemmeno perifrasi come “il padrone di Mediaset” o il “Cavaliere di Arcore”. Solo e soltanto la parola “Berlusconi” e solo e soltanto la sua comparsa sulla prima pagina. Quindi titoli, sommari, vignette, catenacci, didascalie e “striscia rossa”. Abbiamo anche deciso di non computare le dieci foto che, nell’intervallo scelto, sono apparse in prima pagina. Il nostro sondaggio non ha nulla di scientifico (potremmo aver sbagliato a contare), anche se giureremmo di averlo fatto per difetto.
Ecco i risultati: nel titolo di apertura: 9 volte. Sommari del titolo di apertura: 15.
Titoli di editoriali o articoli che partono dalla prima pagina: 20.
Striscia rossa: 16.
Vignette: 33.
Citazioni all’interno degli articoli: 173.
Totale: 266.

Lui, lui, lui
Su 43 giorni totali non è male come fissazione (6,1 citazioni al giorno come media). Recordman è senz’altro la giornalista Maria Novella Oppo che firma la rubrica “Fronte del video” (34 citazioni, addirittura 5 nello stesso giorno, il 18 stettembre) e Jack Folla, autore di “Lettere dal silenzio” che fa il countdown in giorni, ore e minuti della caduta del «governo Berlusconi». Ma un dato ancor più interessante sono i titoli dove la parola Berlusconi non compare ma il riferimento è palese. Eccone alcuni: “Il burattinaio querela Fassino” e “Tanto per lui c’è l’immunità” (1 settembre), “Tutti gli uomini del burattinaio” (2 settembre), “Un colpo al quirinale” (3 settembre), “Colpisce Ciampi per difendere le sue tv” (4 settembre), “Lui dice quello che pensa” (editoriale 12 settembre), “Crede di essere il presidente di tutti gli italiani” (13 settembre), “Fassino sfida il burattinaio” (16 settembre), “Preparano le loro leggi speciali” (17 settembre), “Taormina confessa per coprire il burattinaio” (27 settembre), “Quel che a New York pensano di lui” (4 ottobre), “I lavoratori rispondono al padrone” (5 ottobre), “La sua campagna elettorale la paghiamo noi” (7 ottobre). Molti di questi titoli sono d’apertura. Il lettore sa chi è “lui”, non c’è bisogno di specificare. “Lui” è sempre Berlusconi perché l’Unità parla sempre e solo del presidente del consiglio apparendo quasi una sorta di “corso monografico” sul presidente del Consiglio. Se non è una fissazione questa… Con un’eccezione: sul quotidiano in edicola venerdì 10 settembre, la terribile parola non compare mai: né in titoli, né in occhielli, né nei catenacci. Nemmeno una didascalia piccola piccola riporta il nome del premier. Di chi sarà la colpa di quest’ennesimo attentato alla democrazia e alla libertà di stampa? Attenti colleghi dell’Unità, Berlusconi è fra voi.

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