Il Giubileo di Papua e Asia

Di Esposito Francesco
01 Gennaio 1999
Anche nel cerimoniale di apertura dell’Anno Santo, i segni del nuovo slancio missionario di Giovanni Paolo II. Meno rilievo alla vecchia e scristianizzata Europa e grande attenzione per la chiesa (spesso perseguitata) di Asia e Africa

L’Anno Santo 2000 si inaugurerà ufficialmente la notte della Vigilia di Natale, quando Papa Karol Wojtyla officerà la cerimonia di apertura della Porta Santa.

Cerimoniale extraeuropeo Per secoli il Cerimoniale della Chiesa è rimasto pressoché immutato, così co-me era stato codificato dal Maestro delle Cerimonie Pontificie Giovanni Burcardo di Strasburgo, su incarico di Papa Borgia. Almeno fino ad oggi. L’Anno Santo 2000 introduce infatti alcune novità simboliche che, come tutti i “segni”, rinviano a questioni di sostanza. Le più significative innovazioni riguardano la “coreografia” del rito, dove una parte importante sarà riservata alle giovani Chiese dell’Asia, dell’Oceania e dell’Africa. E non è un caso, come ha detto il Maestro cerimoniere monsignor Martini, che proprio nel fondamentale rito di apertura dell’anno giubilare la Chiesa si rivolga in modo particolare ai suoi fedeli extra-europei. E infatti, dopo l’apertura della Porta Santa, quando Giovanni Paolo II si avvierà verso la sua cattedra, fedeli provenienti dall’Asia e dall’Oceania ne orneranno con ghirlande di fiori gli stipiti spargendo profumi, accompagnati da musiche orientali di arpe giapponesi che sostituiranno il canto gregoriano. Subito dopo altri laici, questa volta di origine africana, suoneranno i corni, segno “dell’inizio gioioso dell’anno giubilare per tutto il popolo cristiano e in particolare per le giovani Chiese” – dice monsignor Marini. E non si tratta semplicemente di mettere un accento sull’“universalità della salvezza” o di una preoccupazione ecumenica. Negli appelli sempre più affettuosi e frequenti che Giovanni Paolo II rivolge ai paesi del continente asiatico e africano si sente infatti un riconoscimento del contributo prezioso portato da questi fedeli alla Chiesa cattolica, in tempi in cui, come ha detto il Papa, si è per contrasto resa necessaria “una nuova evangelizzazione dell’Europa”, culla un tempo delle civiltà cristiana ma oggi sempre più “scristianizzata”.

Arrivederci Europa.

I cattolici crescono solo nel Terzo Mondo E la situazione particolarmente dinamica delle comunità cattoliche estraeuropeee, nonostante le difficoltà (povertà, fame ma anche persecuzione e soffocamento sistematico in paesi come la Cina) viene confermata da tutti i dati e gli indicatori statistici pubblicati dalla Santa Sede nel ponderoso “Annuarium Statisticum Ecclesiae” (aggiornato al 1997): il Nuovo Millennio vedrà il baricentro della Chiesa spostarsi sempre più verso i paesi del Terzo Mondo. Dei poco più di 10 milioni di nuovi battezzati cattolici rispetto al 1996, circa 3,5 milioni si devono all’Africa e oltre 2 milioni all’Asia, mentre l’Europa ha registrato un calo di 102mila unità. In particolare la Chiesa cattolica in Asia, da Tokyo a Beirut, da Novosibirsk a Giakarta – forse quella che in questo secolo ha dato più martiri in assoluto (si pensi a Vietnam e Cina) – ha visto i cattolici aumentare a un ritmo del 4,5% annuo, superando i 101 milioni di battezzati: un segno di grande vivacità per una minoranza (meno del 3% sui 3,4 miliardi di abitanti dell’Asia). In Africa si è superata per il 1997 la quota di 3 milioni di battesimi, mentre l’Asia si è stabilizzata a quota 2 milioni e 700mila – laddove in Europa i battezzati sono stati circa 2 milioni e 600mila. E la crescita appare ancora più evidente se si considerano i dati sul numero dei sacerdoti nel mondo, diminuiti complessivamente di 128 unità: la perdita di vocazioni si deve soprattutto all’Europa (con un calo di 1664 vocazioni), compensate dalle nuove vocazioni di Asia (+1037) e Africa (+600). Lo stesso si può dire per il numero di religiosi nel mondo, diminuiti complessivamente di 757 unità, ma aumentati sia in Africa (+97) che in Asia (+119).

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