
Il giorno in cui è nata quella creatura è successo un miracolo

Tratto da “Undici, grazie a Dio” – Quando il suo quarto figlio era ancora lattante, mia madre decise di imbarcarsi con mio padre su una piccola nave il cui nome era Elisabetta e che era diretta a Callao, con rotta intorno al Capo Horn. Poiché dovevano toccare anche qualche porto della Nuova Zelanda, il viaggio sarebbe durato quasi due anni.
Nella notte che seguì la partenza da Londra, avvenne una collisione con un grosso piroscafo del tipo «East Indiaman», e mio padre non potendo sul momento valutare il danno prodotto dall’urto alla sua piccola nave, fece mettere in mare una scialuppa per trasportare a terra la moglie e il bimbo.
Il mattino seguente, quando mio padre ebbe visto che la nave era perfettamente in grado di prendere il mare, scese a terra e disse alla moglie:
«Anna, non ne hai già abbastanza di questo gran viaggio?» .
Forse la conosceva troppo bene per rimanere sorpreso dalla risposta detta in tono che non ammetteva replica: «Ma Giacomo, dove vai tu, verrò io pure».
Preferisco parlare subito d’un altro atto di un eroismo quasi incredibile. Quando la nave giunse nella Nuova Zelanda, risultò evidente che mia madre stava per dare alla luce un altro figlio, e spinto da un rigido senso del dovere, mio padre le disse: «Anna, non credi che faresti meglio a restare qui, invece di arrischiare la traversata sino a Callao? Ti potrò riprendere a bordo quando ritorneremo».
Forse neppure la risposta che già gli aveva dato mia madre dopo il primo incidente di quel viaggio l’aveva preparato a quella seconda replica: «No, Giacomo, verrò con te. E il Signore ci assisterà».
Ecco ora le parole con cui il nostromo soleva descrivere quel che avvenne durante quel viaggio: «Che volete», diceva, «io non credo in Dio né al diavolo. Ma il giorno in cui è nata quella creatura è successo un miracolo. C’erano stati continui uragani da molte settimane, e anche dopo continuarono per settimane intere senza mai smettere; ma il giorno in cui vi fu a bordo quella nascita, il Pacifico restò calmo come uno stagno!».
Il lettore si renderà conto della fiducia nella Provvidenza che esprimevano quelle parole di mia madre, quando terrà presente che a bordo della piccola nave il medico era mio padre ed essa era l’unica donna.
Un giorno mi venne chiesto da un parroco di parlare a un gruppo di madri socialiste e comuniste intorno al punto di vista cattolico sul controllo delle nascite; senza nessuna enfasi, ma forse non senza un po’ d’orgoglio, descrissi loro l’eroismo di quella madre del secolo scorso. Non so quasi neppure perché accennassi poi alla magnifica impresa di una giovane donna che aveva raggiunta da sola in volo l’Australia a tempo di primato. E poi aggiunsi: «Non intendo affatto svalutare il coraggio dimostrato dalla giovane aviatrice. La sua è una grande impresa. Ma non credo che quella compiuta da mia madre fosse minore».
Quasi ancor prima che terminassi quelle parole, avvenne ciò che nella vita di un oratore accade soltanto una o due volte: uno scoppio improvviso di applausi spontanei e vivissimi mi investi.
Chinai allora la testa e rimasi per qualche momento silenzioso, perché in quella spontaneità di adesione riconobbi la volontà che quelle madri non ancora pervertite avevano di onorare la forza redentrice della donna che trasmette ai figli la vita.
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Wow!, che brividone!