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Sul sito dell’Ansa si scrive: «“Il problema”, prosegue, “non è la comminazione della pena, non è la sua entità, non sono le valutazioni processuali proprie dell’esercizio della giurisdizione. Ciò che colpisce è il ragionamento a monte che sembrerebbe aver orientato la Corte, per la quale, a quanto si legge, 'la situazione che si era creata nell’ambiente familiare' avrebbe 'indotto' l’imputato 'a compiere il tragico gesto', con la conseguenza di una 'comprensibilità umana dei motivi che hanno spinto l’autore a commettere il fatto reato'. Non credo sfugga a nessuno la pericolosità di ragionamenti di questo tipo, fondati su un nesso causale in grado di 'indurre' per motivi 'umanamente comprensibili' una duplice uccisione. Se si affermasse un principio di questo tipo”, conclude Roccella, “lo sforzo di promozione di quel cambiamento culturale che tutti vogliamo non compirebbe certo un passo avanti ma ne farebbe molti indietro”».
Con la sentenza della Corte d’assise di Modena sul duplice fem...
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