Il Fatto contro i magistrati e la diffusione di intercettazioni illegali. In Brasile

Di Francesco Amicone
18 Marzo 2016
Svolta iper-garantista del quotidiano di Travaglio che evoca addirittura il golpe per la vicenda che coinvolge l'ex presidente di sinistra Lula
epa05216371 President of Brazil, Dilma Rousseff (L) with her predecessor, Former President of Brazil, Luiz Inacio Lula da Silva (R), as she swears him in as the new Chief of Staff Minister, in a ceremony held an Planalto Palace in Brasilia, Brazil, 17 March 2016. Silva now has legal immunity in a corruption investigation, which has caused protests across several cities in Brazil. Rousseff said 'The current circumstances give me the great opportunity to bring the Government to the greatest political leader of this country' at the ceremony, which was attended by hundreds of parliamentarians, both pro-Government and opposition, and members of social movements. EPA/FERNANDO BIZERRA JR

Intercettazioni non autorizzate, conversazioni pubblicate impunemente dai media, sul Fatto di oggi si allude persino a un possibile «golpe» che coinvolge la magistratura brasiliana. La svolta garantista del giornale di Marco Travaglio riguarda l’accusa di corruzione a Ignacio Lula da Silva, ex presidente del Brasile, un “inquisito” che evidentemente riscuote le simpatie dei giornalisti e dei lettori del quotidiano più giustizialista d’Italia.

UNO SCUDO PER LULA. Dopo aver pubblicato intercettazioni a raffica su qualsiasi inchiesta italiana degli anni recenti e aver difeso sempre e comunque la magistratura, il Fatto si schiera per la prima volta a favore di un ex governante indagato, Lula, accusato dalla magistratura brasiliana di corruzione.
Lula è ritornato popolare sui media mondiali dopo la pubblicazione di un’intercettazione fra lui e Dilma Rousseff, nel quale l’attuale presidente del Brasile offriva al predecessore un incarico di ministro, utile per evitargli il processo. Chi si aspettava una tagliente invettiva di Travaglio sulla ricerca di impunità dei potenti, è rimasto non poco scioccato.
Al posto di insorgere contro il “vergognoso scudo” offerto dalla Rousseff a Lula, per «difendersi dal processo e non nel processo», il Fatto denuncia il gioco sporco del magistrato Sergio Moro, il quale «senza avvisare minimamente in nuovo ministro della Giustizia», «non solo» ha intercettato «i dialoghi riservati» fra Rousseff e l’ex presidente Lula, «ma ha persino distribuito le registrazioni alla stampa e ai media televisivi» fra cui media «sempre favorevoli all’opposizione al partito di governo».

LE INTERCETTAZIONI FANNO MALE. Anche Giuliano Ferrara, sul Foglio, difende (con più coerenza del giornale di Travaglio) Lula, «icona mondiale di sinistra». «In Italia per vent’anni abbiamo chiacchierato in girotondo di conflitti di interessi e di giustizia ad personam e di uso delle istituzioni per fare scudo ai politici ladri», che ha raggiunto il suo apice con i governi di Silvio Berlusconi. Ora, scrive Ferrara, «c’è lo specchio di sinistra, planetario o mondiale, applicato ai companeros brasiliani, ai rappresentanti dei lavoratori-elettori di Rio e di San Paolo, del conflitto politico e istituzionale tra un ceto togato e la classe politica eletta».
Quale che sia l’esito, la vicenda giudiziaria non servirà a risollevare l’economia o il rating dei titoli di Stato del Brasile (classificati come spazzatura dalle agenzie internazionale), di cui anche le politiche di Lula e della sua compagna di partito Rousseff sono concausa. Dall’altra parte, la vicenda brasiliana ha il merito di aver fatto riflettere il Fatto sulla dannosità dell’uso mediatico delle intercettazioni, che, scrive il giornale di Travaglio, «contribuiscono ad arroventare il clima non solo nel Parlamento, ma ormai anche per le strade».

Foto Ansa

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3 commenti

  1. antonio

    Quando è nato il FQ l’ho acquistato più volte a settimana per circa due anni, poi ho smesso quando ho visto lo schierarsi ideologicamente su certe questioni, in seguito ho smesso di leggere anche la versione online quando mi sono accorto che i mie commenti sotto gli articoli venivano censurati e poi addirittura mi hanno sospeso l’account, evidentemente perché non consoni alla linea editoriale e al pensiero dominante.

  2. recarlos79

    trolloni non dite nulla?

    1. Sebastiano

      E che vuoi che dicano? che le intercettazioni realizzate dagli inquirenti non dovrebbero finire sulla stampa prima ancora che abbia inizio il processo e prima ancora che le abbia avute l’indagato?
      Fanno prima a prendersi i cosiddetti a martellate…

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