Il diritto all’educazione dei figli

Di Giancarlo Tettamanti
29 Gennaio 2022
Educazione dei figli. Per la prima volta attraverso la scuola tale diritto viene tolto a genitori e famiglia e attribuito allo Stato
asilo nido

asilo nido

Il 10 novembre scorso, la Commissione nazionale per il “sistema integrato di educazione e istruzione” ha approvato il documento base per gli “Orientamenti nazionali per i servizi educativi per l’infanzia” relativi all’età 0-3 anni che con la legge sulla “Buona scuola” è diventato parte del sistema scolastico nazionale. L’orientamento generale espresso del documento che ripropone su questi punti le scelte fatte con le recenti “Linee pedagogiche per il segmento 0-6”.

Ciò risulta estremamente preoccupante – come già espresso da alcuni esperti che hanno esaminato il documento – in quanto la Commissione è intervenuta sul soggetto a cui la nostra Costituzione attribuisce, in via esclusiva, il dovere-diritto all’educazione dei figli: cioè alla famiglia – (art. 30). Per la prima volta attraverso la scuola tale diritto viene tolto a genitori e famiglia e attribuito allo Stato. Allo Stato, fino ad ora, è sempre e solo stato attribuito il compito di provvedere all’istruzione pubblica di cui è responsabile il Ministero della Pubblica istruzione. Quanto previsto dagli Orientamenti prende decisamente un’altra strada, sulla quale non può che essere espresso profondo dissenso.

Stato educatore

Se nel lavoro della Commissione vi sono alcuni aspetti positivi, altri lasciano molte perplessità. Ma ciò che rende inaccettabile quanto espresso dal documento è il trasferimento del diritto educativo allo Stato in quanto ente educatore. Il fatto non solo è anticostituzionale, ma denota il procedere verso un cammino assolutamente illiberale e impositivo: è in quest’ottica che vengono anche ridotte, se non addirittura negate, le competenze operative degli enti locali e delle Regioni, delle quali lo Stato va ad impadronirsi dei compiti loro affidati.

Il tema tratta di “servizi educativi per l’infanzia”: quindi servizio – educazione – bambini. In un intervento su Avvenire del 22/01/2022, l’onorevole Paolo Lattanzio ha voluto evidenziare «l’impegno della politica per l’infanzia», e come in questi anni si è impegnata affinché i bambini e le bambine diventassero non più attori passivi, ma «protagonisti attivi della ricostruzione del nostro Paese». Affermazioni incredibili! E come si procede? Con il separare i bambini dalla matrice genitoriale, isolandoli dal contesto familiare? I diritti dei bambini trovano àncora e rapporto con i genitori, e il ruolo dei servizi educativi è quello di garantire e rispettare i loro diritti e le loro diversità.

Responsabilità educativa

È in quest’ottica che prende valore il termine “servizio”: cioè termine posto “al servizio di …..” quindi con il rispetto dell’identità del soggetto, che nel caso del bambino non la si trova nello Stato, ma in famiglia. Il diritto dell’infante è un diritto che precede il suo ingresso nella società, non è un diritto frutto di un atto statuale, ma trova riscontro nel fatto di essere nato e si definisce e si esprime a partire dalla sua nascita in una famiglia e da quel fondamentale atto generativo

Da qui il diritto dei genitori, della famiglia, che, in quanto ambiente naturale in cui l’infante, che si affaccia, si sviluppa e apprende i fondamentali approcci alla vita a cui non può rinunciare, è soggetto primario ed insostituibile di riferimento, nel cui ambito la figura genitoriale (mamma e papà) restano fonte di educazione. È in quest’ottica che va riconosciuta – e non negata – a genitori e famiglia la loro responsabilità educativa. E l’obiezione che nel mondo d’oggi le famiglie educativamente siano carenti, non toglie che sia compito dello Stato liberarle delle loro responsabilità, semmai aiutandole nel loro essere coinvolte ed aiutate nel loro diritto/dovere. Le famiglie non invece considerarle come semplice “funzione del servizio”. Del resto non è mai lecito fare di tutt’erba un fascio: ci sono famiglie meritevoli e non demonizzabili.

Più società meno Stato

La sfida alla tutela dell’infanzia e sulla lotta al dilagare della povertà educativa, non passa attraverso norme impositive e discriminanti. Ma dando fiducia e sostegno nell’autonomia istituzionale, rimotivando la responsabilità di genitori, studenti e insegnanti, e mai giocando al risico nei programmi e negli ordinamenti ministeriali. Ricordiamoci che la dispersione scolastica, e la fragilità familiare, non sono frutto di un impoverimento sostanziale e culturale, ma spesso, troppo spesso, da una evidente fragilità politica che tratta i ceti intermedi famiglia e scuola come residualità fastidiose. I risultati del disinteresse nei loro riguardi è evidente.

Al totalitarismo laicista va contrapposta la priorità della persona umana alla società; la priorità della società allo Stato. A quest’ultimo va negata ogni soggettività “etica” «e quindi ogni principio di totalizzazione della vita personale e sociale, assegnandogli invece compiti di regolazione e promozione della libertà della società» (Mons. Luigi Negri – Ripensare la modernità, Ed. Cantagalli).

Foto Ansa

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1 commento

  1. BRUNO STUARDI

    Questo è un articolo che non aiuta. I sacrosanti argomenti che sviluppa devono essere confrontati con i contenuti delle proposte del Documento base citato: solo così si innesta un lavoro culturale serio. Siamo (mi permetto come lettore storico e abbonato) una pubblicazione che vuole aiutare ad approfondire dei principi nel confronto con la realtà oppure vogliamo più che altro ribadirli? Cosa anche importante ma io desidero di più da Tempi

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