Il dibattito americano sullo spazio pubblico dei cattolici

Di Giuseppe Brienza
11 Luglio 2014
Sull’ultimo numero di Cultura&Identità è stata tradotta l’intervista di risposta di Douthat, per il quale «la resa preventiva» proposta da Bottum alla Chiesa sulla questione del “matrimonio” omosessuale” «non pare la risposta giusta»

Schermata 2014-07-11 a 21.57.40«Ogni bambino viene da un uomo e una donna ed ha il diritto, un diritto naturale, di conoscere e di essere conosciuto, di amare e di essere amato dalla mamma e dal papà. Questo è un grande bene pubblico che il matrimonio produce e protegge. La domanda allora è: la società ha bisogno di una istituzione che affidi i figli alle mamme e ai papà perché li guidino nel mondo o no?  Se sì, questa istituzione è il matrimonio – nient’altro fornisce questo bene fondamentale ai figli».

Parole chiare, queste, pronunciate dall’Arcivescovo di San Francisco Salvatore Cordileone, nomen omen, anche in qualità di Presidente della Sottocommissione episcopale degli Stati Uniti “per la difesa del matrimonio e della famiglia”, alla “March for Marriage” tenutasi a Washington il 19 giugno 2014.

Il settimanale diocesano di Trieste Vita Nuova ne ha appena pubblicata una traduzione, così commentata pensando forse anche alla situazione italiana dal direttore Stefano Fontana: «Quello di Mons. Cordileone è il discorso di un leader, come anche un Vescovo deve essere».

Non è un caso che, pochi giorni prima dell’importante discorso dell’Arcivescovo di San Francisco e della stessa “Marcia per il Matrimonio”, il giornalista cattolico Ross Douthat, ha risposto, anche se con un po’ di ritardo, alla polemica risalente alla scorsa estate innescata dallo scrittore conservative Joseph Bottum in favore del “matrimonio” omosessuale.

Douthat, columnist del New York Times dal 2009 (fra i pochi non liberal del quotidiano fra i più venduti negli Stati Uniti), si è dichiarato infatti in una recente intervista in totale disaccordo con Bottum ed, ha spiegato, il perché i cattolici americani non debbano effettuare ritirate – o “riconversioni” – della loro mission.

Bottum, appunto, sulla stessa rivista Commonweal, aveva firmato un saggio polemicamente intitolato “Le cose che condividiamo. Ragioni cattoliche a favore del matrimonio omosessuale”, nel quale ha sostenuto che i cattolici dovevano smettere di opporsi al riconoscimento del matrimonio civile delle persone dello stesso sesso, sia perché tale opposizione era una “causa persa”, sia perché gli unici argomenti validi contro il matrimonio omosessuale non avevano ormai alcun senso in una cultura essenzialmente “post-cristiana” come quella americana. Lo stesso scrittore, che nel passato si era sempre opposto al “matrimonio” omosessuale, concludeva il suo articolo affermando persino che, le nozze gay “legalizzate”, potevano tradursi in “un dono di Dio” per alcuni omosessuali, che vi avrebbero potuto ritrovare un proprio equilibrio.

Nell’ultimo numero di Cultura&Identità. Rivista di studi conservatori, testata on line diretta da Oscar Sanguinetti, è stata tradotta integralmente l’intervista di risposta di Douthat, per il quale «la resa preventiva» proposta da Bottum alla Chiesa sulla questione del “matrimonio” omosessuale” «non pare proprio la risposta giusta» (p. 44) ed, anzi, il liberalismo relativista nel quale i cattolici stanno cadendo «rischia di cadere nel ridicolo» (p. 43).

Secondo l’opinione di questo lanciato giornalista di Washington, autore di numerosi best sellers controcorrente come “Bad Religion: How We Became a Nation of Heretics” (Free Press, 2012), “Privilege: Harvard and the Education of the Ruling Class” (Hyperion, 2005) e “Grand New Party: How Republicans Can Win the Working Class and Save the American Dream” (scritto con Reihan Salam, Doubleday, 2008), «se i cattolici devono continuare a competere nello spazio pubblico americano, se devono scegliere la partecipazione attiva piuttosto che pensare a catacombe e a scialuppe di salvataggio, allora devono avere qualcosa da dire agli americani sulle questioni dibattute oggi in America… E, in una cultura sempre più libertina, atomizzata e post-familistica, una parte di ciò che la Chiesa ha da dire non può non toccare la sessualità» (p. 44).

Anche secondo Oscar Sanguinetti, direttore di Cultura&Identità e collaboratore della rivista cattolica di formazione ed informazione apologetica “il Timone”, negli Stati Uniti di Obama, «Davanti alla disparità delle forze in campo – da una parte miliardari con il pallino abortista o eutanasico o omofilo e dall’altra sparuti gruppi che si autofinanziano», si sta pericolosamente assistendo fra i cattolici americani ad una «tentazione di abbandonare il fronte, ripiegarsi su sé stessi e, se del caso, deviare l’azione ecclesiale verso mete in sé meno diametralmente contrapposte con l’etica secolaristica e ostile alla vita della modernità radicale trionfante» (p. 42).

Nata nel 2009, la rivista Cultura&Identità, è animata da un gruppo di studiosi, letterati, professionisti dell’informazione convinti, come riportato nel “Chi siamo” del sito, “che il futuro della nostra nazione, cioè del corpo storico dei popoli della Penisola, riposi su un saldo legame di continuità con un passato per molti versi pregevole, se non unico, che residua ancora nella memoria e nei desideri di molti italiani”.

Nell’ultimo numero, che contiene anche la traduzione dell’intervista a Ross Douthat, vi si può trovare lo studio di Cosimo Galasso su Relativismo filosofico e mondo contemporaneo, quello di Ermanno Pavesi su Giannozzo Manetti, umanista cristiano e, inoltre, il testo di un intervento di mons. Gianni Ambrosio, vescovo di Piacenza-Bobbio, sull’attuale situazione dell’Europa.  Quindi un articolo di Ferdinando Raffaele su Gabrio Lombardi e il Sessantotto, nel ventesimo anniversario della morte del giurista e promotore del referendum contro il divorzio del 1974.

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