
Il cicaleccio di John Lennon e di Tiziano Terzani
Mi sarebbe piaciuto parlare del mio piccolino e del mondo che si apre davanti a lui. Ma, anche oggi, qualcosa di più pressante suona alla porta. «Immagina che non ci siano Paesi non è difficile da fare, niente per cui uccidere o per cui morire, e nessuna religione». Ecco la canzone che più si ascolta dall’11 settembre su radio e tivù, la canzone che più rappresenta la mentalità, hanno detto del Duemila, ma in realtà solo degli ultimi decenni, la canzone di chi nelle nostre scuole, che insegnano una cultura, lo si voglia o no, generata dal cristianesimo, a Natale festeggia l’albero e non il presepe per rispetto alle minoranze religiose, la canzone emblema di chi “per andare d’accordo non bisogna avere identità”, emblema di chi scrive a Oriana Fallaci: «guarda un filo d’erba al vento e sentiti come lui. Ti passerà anche la rabbia». Emblema dei no global, dei “non è la guerra tra il bene e il male”, dei “sì, siamo con l’America, ma…”. «Immagina tutta le gente vivere per l’oggi…»: senza passato, storia, senza futuro. Niente inferno, ma neppure paradiso, niente male, ma neppure bene, niente Hitler, ma neppure madre Teresa, niente religioni, «solo cielo sopra di noi». Ma questo cielo è una galera. Non è certo il cielo di Dante e di Leopardi, dell’uomo che cerca il senso delle cose e della vita, dell’uomo libero che sbaglia, ma può fare il bene. Ma se non c’è niente per cui morire, ci può essere qualcosa per cui valga la pena vivere? Questa volta mi sarebbe piaciuto parlare del mio piccolino… e l’ho fatto. Al mio piccolino. P.S. Oggi 7 ottobre ho capito perché la signora Fallaci non scrive più. Per non dover ascoltare le risposte delle varie “cicale” Terzani.
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