Il centrodestra deve rimettere assieme i cocci al più presto

Di Martino Loiacono
23 Settembre 2021
Le situazioni incerte alle comunali di Milano e Roma, le tensioni interne e le divisioni sui provvedimenti del governo Draghi. La coalizione appare slabbrata e divisa
Silvio Berlusconi, Matteo Salvini, Giorgia Meloni

Silvio Berlusconi, Matteo Salvini, Giorgia Meloni

Elezioni politiche chieste di continuo per poi giungere all’appuntamento non secondario delle amministrative allo sbando. Un’unità sbandierata più volte che si sta via via sbriciolando a causa dell’impatto del governo Draghi. Il centrodestra sta vivendo uno dei momenti più complessi della sua storia. Anche se i sondaggi lo continuano a premiare come prima coalizione, si sono sommate diverse criticità che potrebbero ridurne gravemente la forza.

La situazione di Milano

Partiamo dal nodo delle amministrative. Un appuntamento elettorale di rilievo a cui la coalizione è arrivata largamente impreparata tanto da rischiare un clamoroso cappotto. Certo, come ha notato acutamente il professor Paolo Natale, nelle grandi città dei Paesi occidentali prevalgono sempre più spesso i partiti progressisti, votati dai ceti urbani che, per la loro condizione sociale ed economica, sono pienamente inseriti nei meccanismi della globalizzazione e apprezzano l’agenda liberal, lontana da quella sovranista/euroscettica.

La vittoria del centrosinistra, in questa prospettiva, non sarebbe certo una sorpresa e confermerebbe un trend avviato da tempo. Questo fenomeno non giustifica la miopia sui candidati e le scialbe modalità con cui finora è stata svolta la campagna elettorale. Sul caso di Milano, la situazione è quella tratteggiata egregiamente su Tempi da Luigi Amicone.

Da un punto di vista comunicativo si potrebbe aggiungere che Bernardo si è fatto conoscere come il pediatra con la pistola (copyright Stefano Folli), come colui che è incerto sull’antifascismo e come il candidato in cerca di soldi (anche se tutti dovrebbero sapere che le campagne elettorali non sono gratis…). Un mix letale per chi deve recuperare l’enorme gap che lo separa dall’arcinoto Beppe Sala che ha dalla sua il vantaggio della notorietà garantita dai cinque anni a Palazzo Marino.

La situazione di Roma

A Roma invece la scelta di Enrico Michetti ha messo in luce l’incapacità di selezionare candidati solidi e credibili. La sua assenza dai dibattiti, i suoi toni e i suoi modi sono un campanello d’allarme. Basta seguire la sua comunicazione sui social o alcune delle sue interviste per rendersene conto. Al Foglio, ad esempio, ha dichiarato che il green pass è da dittatori e che Cesare Ottaviano Augusto non si sarebbe mai pronunciato con un Dpcm e non avrebbe mai usato una forma di potere monocratica come quella che abbiamo conosciuto. Se il centrodestra per la capitale d’Italia ha scelto un candidato simile, chi potrà mai scegliere per un eventuale governo?

I casi di Roma e Milano, le due città più importanti d’Italia, sono emblematici e rischiano anche di pesare sull’immagine e sulla reputazione del centrodestra nazionale. Una figuraccia contribuirebbe a indebolire la coalizione nel suo complesso mettendo fine al recente mito della sua infallibilità elettorale, nato con le tante vittorie alle regionali degli anni passati.

L’un contro l’altro

Al rischio reputazionale delle amministrative vanno sommate anche le tensione interne alla coalizione causate dalla nascita del governo Draghi che ha separato il centrodestra di governo (Lega e Forza Italia) da quello di opposizione (Fratelli d’Italia). L’esecutivo guidato dall’ex presidente della Bce, in effetti, ha evidenziato le differenze tra Salvini, Meloni e Berlusconi e li ha messi talvolta l’uno contro l’altro. Si pensi allo scontro sul green pass che ha diviso FI e Carroccio o anche al caso Lamorgese che ha visto la spaccatura tra forzisti e leghisti, oltre che le solite manovre di Fdi per mettere in difficoltà la Lega.

Alla luce di una situazione così complessa, viene da chiedersi se al centrodestra convenga davvero tornare immediatamente al voto. Forse avrebbe più senso iniziare a rimettere insieme i cocci per affrontare al meglio i futuri appuntamenti elettorali.

Foto Ansa

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