
I No Tav si danno arie da Che Guevara (ma poi trattano poltrone come Mastella)
Se non ci trovasse di fronte ai paladini del professato idealismo, si potrebbe dire che in barba al linguaggio guevarista, in un cortocircuito tra Santa Clara e Ceppaloni, la prassi è assai mastelliana. Le magnifiche sorti e progressive del No Tav, però, non possono certo essere oscurate con il sospetto di poltronismi. Non si può, quindi, non supporre che trattasi esclusivamente di nobilissimo entrismo. E chi coltivasse la tentazione di vedere il tentativo di costruire piccole o grandi carriere, si ritiri in buon ordine. Il sospetto, in questo caso, non è l’anticamera della verità. Il dubbio non è segno d’intelligenza, ma implacabile autodenuncia dell’essersi asservito ai “disegni romani”. Guai ad ironizzare sull’anti-treno, mezzo ideologico di trasporto politico, che conduce ai Palazzi.
In Val di Susa, funziona così. La nobiltà della causa giustifica il dinamismo nel collocamento. E se le parlamentarie Pd diventano un ostacolo insuperabile per Sandro Plano, vanno benissimo quelle di Sel per Carla Mattioli. Lei sospesa dal Pd, aveva firmato per Plano, salvo poi candidarsi, in ticket con il segretario provinciale Curto, alle primarie per i parlamentari vendoliani. Poco importa la fuitina rottamatrice con Matteo Renzi, appoggiato alle primarie. L’ex-sindaco di Avigliana, che sull’immagine di pasionaria della lotta anti-treno e di ostacolo ai giochi partitocratrici ha scommesso tutto alle recenti amministrative, costruendo una lista con protoarancioni e grillini in spregio alle direttive grandecoalizioniste della segreteria democratica, salva con le sue preferenze la ghirba al segretario provinciale di Sel. Strabattuto, Michele Curto, in Torino città, dove è capogruppo in Consiglio Comunale. Ma c’è la purezza degli ideali, quindi non si può certo parlare di truppe cammellate e di giochi di partito.
Nemmeno può e deve sorprendere che Sandro Plano, che nel Pd rimane, plauda dal suo profilo di Facebook non solo al risultato della Mattioli, ma alla possibilità di “una presenza a Roma di Nilo Durbiano (Rivoluzione Civile, quota Verdi), Marco Scibona (M5S) o anche di qualcun altro di sinistra o di centrodestra che conosca veramente i problemi e le speranze di questo tormentato angolo di Piemonte”. Ovviamente, dispiacendosi “che a rappresentare la Valle di Susa non ci possa essere io, nel PD”. Funziona così in Val Susa. Chiamale, se vuoi, minoranze creative.
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3 commenti
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“Vedo in questi giorni fare salti acrobatici tra vecchi e nuovi partiti persone di dubbia moralità: sindacalisti, consiglieri, assessori, ex sindaci e vice-sindaci che prontamente disattendono promesse e impegni, buttandosi tra le braccia di chi se ne frega altamente di cosa succede in Valle Susa.
Tutta la schiera politica naviga nell’oro dei grandi interessi ed è buona solo a parole ad “opporsi” alle grandi opere inutili”
PS
Ah si… dimenticavo… non sono parole mie ma di un un consigliere comunale a 5 stelle di Rivoli. Chissà a chi si riferisce… boh… Ci sarà molto “dialogo” si….
All’ingresso della Valsusa c’è il Musinet (pron, müsinè), una montagna di 1150 metri la cui cima è nota per un enorme croce che la tradizione vuole piantata da Costantino il Grande (una delle battaglie contro Massenzio si è svolta nella zona di Caselette, proprio sotto il Musinet) e un obelisco apparentemente legato alla presenza di alieni o robe simili. Dalla A32, l’autostrada più cara d’Italia, è possibile vedere il lato sud della montagna, su cui è perfettamente leggibile la seguente scritta: TAV = MAFIA.
Mettetela come volete, ma su questo sono perfettamente d’accordo con i valsusini