
Lettere al direttore
I giovani dinosauri della musica e l’ospizio Ue

Caro direttore, pur essendo relativamente giovane (53 anni) in questo periodo della mia vita mi sento stanco e vecchio. Sarà perché ho già troppi anni di lavoro alle spalle, sarà perché faccio fatica a trovare stimoli che appassionino e mi facciano trovare entusiasmo in quel che faccio. Penserai “Antonio, perché sei così profondo oggi? Non mi parli di musica?”. Ed invece è proprio nella musica che qualche piccola risposta l’ho trovata. In questa fine estate mi sono imbattuto in quelli che chiamano “dinosauri” ovvero musicisti di lunga data che non ne vogliono sapere di andare in pensione. Ho assistito ad un concerto di Eugenio Finardi (71). Pura passione, tanto da rinunciare a tutti i suoi successi e dedicarsi per due ore al suo vecchio amore, il blues. Le sue parole sono state: «Oggi non ascolterete il cantautore Finardi, ma il musicista Eugenio». Ed in effetti lui e i suoi quattro coetanei hanno suonato come fossero una cover band in un pub di periferia. Altro artista dinamico e brillante sul palco visto ed ascoltato in questi giorni è stati il Puma di Lambrate, Fabio Treves (73). I suoi musicisti sono miei coetanei e in tutti loro è palpabile il divertimento in quello che in fondo è il loro lavoro. Altro concerto a cui ho assistito in una banale fiera di paese è Bobby Solo (78). Pur non essendo più nei suoi anni migliori sul palco padroneggia la sua chitarra e la sua voce, navigando allegramente tra suoi brani e pezzi indimenticabili di Elvis Presley. A queste serate devo aggiungere brani ascoltati di due novità discografiche. Rolling Stones (75 anni di media), il loro ultimo disco sembra uscito negli anni ’60, stessa carica, stessi suoni. Ed infine è in uscita il disco di Francesco Guccini (83). Ha rotto la promessa di parecchi anni fa, dove comunicò che “l’ultima Thuile” doveva essere il suo ultimo lavoro discografico, ora invece è tornato, non per scrivere canzoni, ma per interpretare brani di suo gradimento. Ora direttore aiutami tu, sbaglio io a sentirmi inadeguato a questi tempi, o sono folli questi musicisti a vivere come se il tempo si fosse fermato?
Antonio Azzarito via email
Non so quanta consapevolezza possano avere questi cantanti, ma, come diceva il Papa, «la vita e il compimento di un sogno di giovinezza».
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Al direttore – È una strana sensazione sentirsi sul collo il fiato del califfo di Bruxelles; in effetti direi alquanto interessato alle mie orecchie, o meglio alle mie capacità uditive, che a sentirlo vorrebbe salvaguardare, per il mio bene, o per il bene del sistema sanitario. Fuor di metafora racconto il fatto. In queste meravigliose serate settembrine che sembrano permanere in uno stato di grazia meteorologico, alla faccia delle Cassandre televisive, amo la sera ascoltare all’aperto, passeggiando tra le vetrine delle librerie della mia tranquilla città di Macerata, il primo atto della “Traviata”, oppure il secondo del “Trovatore”, o perché no il “Flauto magico” di Mozart una notte per intero, esperienza di totale soddisfazione, corredato di cuffie e di portatile per cd sempre assolutamente originali; le registrazioni Decca, quando ancora erano possibili in studio sono le migliori. Avendo rotto il mio portatile ho acquistato il prodotto più costoso di una delle migliori marche. Lo provo con curiosità e al massimo del volume 9, normalmente arrivava a 30, sento soltanto bisbigliare la sinfonia della “Traviata” che è un pianissimo; sono esterrefatto che la storia continui anche con i martelli di Solti del Sigfrido di Wagner. Chieste spiegazioni al supermercato mi dicono che l’Unione europea per salvaguardare l’udito ha imposto un tale massimo volume. Il sorprendente è che nessuno sinora avesse protestato. La gioia di quegli ascolti notturni mi è preclusa perché il bisbiglio non rende affatto la bellezza dell’opera.
Giovanni Santachiara, grato e ammirato dal Vs. Lavoro
A proposito del sogno della giovinezza. Questa Unione è ormai un ospizio.
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