I cristiani discriminati in Europa perché «dove Dio nasce, il potere trema»

Di Carlo Candiani
22 Marzo 2012
Il commento del parlamentare europeo Mario Mauro al Rapporto Oidce, che ha illustrato le discriminazioni subite dai cristiani nel Vecchio Continente. «Battersi contro l’intolleranza religiosa significa chiedersi che cos’è l'uomo».

Cristiani discriminati in Europa? Un Rapporto, pubblicato dall’Osservatorio sull’intolleranza e discriminazione religiosa in Europa (Oidce), lancia un allarme: sono in aumento i segnali di marginalizzazione dell’esperienza cristiana sul territorio europeo. C’è da preoccuparsi? «È un processo di discriminazione che è frutto di una lettura distorta del profilo della laicità dello Stato, che è patrimonio della cultura cristiana, che separa nettamente politica e religione». Tempi.it ne parla con Mario Mauro, già vice presidente del Parlamento Europeo, attualmente presidente del gruppo dei Popolari italiani a Bruxelles, autore anche di un bel volume sulle persecuzioni anticristiane. «Questa errata lettura – prosegue Mauro -, comporta lo svuotamento della dimensione pubblica della religione e del senso religioso. Si concepisce la possibilità del rapporto con il trascendente solo all’interno della sfera privata. Questa concezione svuota di contenuto il significato stesso di Dio: un Dio che non ha nessun senso per la vita dell’uomo».

In che senso?
Il grande filosofo polacco Jozef Tischner dice: «Dio nasce, il potere trema!». L’uomo religioso nel rapporto con i totalitarismi, non mettendo la propria speranza nelle mani del potere, si erge sopra la storia e, rispetto al potere, è libero. San Paolo scriveva: «L’uomo spirituale giudica tutto e non è giudicato da nessuno».

Il rapporto Oidce mette in rilievo le discriminazioni subite dai cristiani nel Vecchio continente.
Basta pensare al fatto che a pochi chilometri dall’Italia, nei Balcani, il fenomeno dell’intolleranza religiosa è rilevantissimo. Prima ancora di ergerci a giudici sulla storia di paesi come Afghanistan e Arabia Saudita, dovremmo ricordarci che l’esclusione dei cristiani dalla vita politica e sociale è stata una caratteristica storicamente dominante nella nostra Europa.

Rimane un certo stupore che tutto questo accada nel nostro Continente.
Esiste una prospettiva storica di cui tenere conto: negli anni in cui feci il rappresentante dell’Osce contro le discriminazioni, fui colpito dal fatto che molti che si erano battuti nei paesi del Terzo Mondo, e che avevano riportato notizie di persecuzioni violente che riguardavano i cristiani, con fatica notavano la restrizione dei diritti e della libertà dei cristiani in Europa. Senza creare atmosfere da crociata, penso che questo Rapporto miri a sostenere le vittime dell’intolleranza e creare consapevolezza su un fenomeno da prendere molto sul serio. Vivere e testimoniare il proprio credo, nel rispetto della libertà e sensibilità altrui, è di beneficio per tutti, credenti e non. 

Parliamo della Chiesa cattolica. Perché quando essa si esprime pubblicamente in molti l’accusa d’ingerenza?
C’è un libro, a suo modo pregevole, scritto dall’ambasciatore Sergio Romano, che sostiene questa tesi alla cui radice c’è però un errore di prospettiva: il ritenere che la fede non abbia diritto ad una dimensione pubblica, se non intesa come libertà di culto. L’uomo, invece, è uno: è quello che prega ed è quello che bestemmia, quello che fa il bene e il male, è un uomo che, progressivamente, in questa nostra Europa, ha creato una società senza Dio, finendo per costruirne una contro l’uomo. Battersi contro l’intolleranza religiosa non significa limitarsi ad acconsentire che ognuno creda in quello che vuole, ma – più in profondità – vuol dire chiedersi che cos’è l’uomo. È questo che fa, da sempre, la Chiesa, anche quando si pronuncia su temi sensibili come aborto, eutanasia o quant’altro. Invita sempre tutti a riflettere sulla vera natura umana. Il nostro compito è portare nella società la visione più vera della laicità: la visione di un mondo dove l’uomo sia protagonista, con la consapevolezza che, al fondo, la storia è di Dio.

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