«I cardinali Usa hanno fatto più di tutti gli altri contro il problema della pedofilia nel clero»

Di Redazione
25 Febbraio 2013
Sia il cardinale Tim Dolan sia lo scrittore George Weigel difendono la Chiesa dagli attacchi di chi vorrebbe escludere certi cardinali dal Conclave

Il cardinale Tim Dolan, arcivescovo di New York, lo dice chiaro oggi in un’intervista alla Stampa: «Certo che deve partecipare, come cardinale ha tutto il diritto di andare». Si riferisce al caso scoppiato sull’ex arcivescovo di Los Angeles, il cardinale Roger Mahony, accusato di aver coperto abusi nella sua diocesi e che è finito anche al centro di un sondaggio di Famiglia cristiana. Sulla decisione di Benedetto XVI di rinunciare al pontificato, Dolan spiega: «Ci sono tante voci e illazioni, a me piace pensare che quello del Santo Padre e’ stato uno straordinario atto di umilta». Sul peso dello scandalo Vatileaks, invece, Dolan avverte: «Le insinuazioni rimangono insinuazioni, nulla puo’ cambiare o appannare l’immagine che la gente ha del Papa».

Su Repubblica appare un’intervista a George Weigel, scrittore e autore di Testimone della speranza, monumentale biografia di Giovanni Paolo II. A proposito dei cardinali americani che secondo alcuni media non dovrebbero partecipare al Conclave, Weigel dice: «La verità di cui nessuno parla è che i cardinali e vescovi statunitensi hanno fatto più di tutti gli altri contro il problema della pedofilia nel clero. Hanno messo in campo riforme strutturali per fare sì che questo fenomeno non si ripeta più, mentre così non hanno fatto altri gruppi di vescovi. Certo, molto ancora deve essere fatto. Ma il problema non è americano bensì mondiale. Serve una riforma nella Chiesa cattolica che parta anzitutto dal fatto che i preti pedofili devono essere esclusi».

Weigel non nega che sia necessario qualche cambiamento all’interno della curia, ma il suo punto di vista non sfiora retropensieri scandalistici, ma si concentra sullo “scopo” che il servizio alla Chiea richiede. «Perché esiste il Vaticano? Perché esiste questa benedetta Curia romana? Per aiutare il ministero del Papa quale pastore universale della Chiesa, non per altro. Se il ministero petrino è anzitutto evangelico e missionario, allora i membri della cosiddetta Curia romana devono concepire se stessi come servitori, non come dei manager della corte papale. Roma non ha bisogno di manager. Purtroppo alcuni curialisti concepiscono se stessi in questo modo, ma questo stato di cose va cambiato alla radice altrimenti è la fine della Chiesa cattolica».
Il Papa ha rinunciato «perché non crede, in coscienza, di poter dare alla Chiesa il servizio di cui ci sarebbe bisogno. Non credo ad altre teorie come i complotti».

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