
I bambini che nascono in provetta rischiano più degli altri di essere malformati
Dopo un lungo studio sulla fecondazione assistita, un gruppo di scienziati australiani parla di «leggero aumento del rischio di malformazioni tra i bambini concepiti con i metodi di procreazione artificiale». Si legge così sul Corriere della Sera di giovedì scorso, che riporta le tesi di Michael Davies e del suo team pubblicate sul New England Journal of Medicine. Dati i registri consultabili in Australia, i ricercatori hanno potuto visionare praticamente tutte le differenze fra i bambini nati in provetta e quelli concepiti naturalmente. Al termine della ricerca è emerso che nell’8,3 per cento dei casi di inseminazione artificiale i bambini hanno delle malformazioni. Tenendo conto del fatto che la ricerca non include i problemi che si riscontrano durante la crescita, già evidenziati da altre ricerche, il dato è allarmante. Secondo gli scienziati però, il problema non risiede nella pratica della fecondazione, quanto nelle coppie che vi si sottopongono.
Se le donne hanno un’età inferiore simile a quella delle mamme naturali, i rischi diminuiscono. Le malformazioni si verificano in percentuale minore anche quando la patologia della sterilità, per cui si ricorre alla fecondazione, è meno grave. C’è solo un caso, notano gli scienziati, in cui la tecnica incide sulla salute del bambino. Si tratta dell’Icsi, l’iniezione dello spermatozoo nella cellula d’uovo, utilizzata solo in casi casi di infertilità maschile: con questa tecnica si salta il processo naturale della selezione del più forte tra gli spermatozoi, che sono già deboli, con evidenti rischi per il bambino fecondato. Per gli scienziati il problema «è a monte dei trattamenti», anche se devono ammettere che l’Icsi e le pillole per la stimolazione ormonale fanno aumentare i rischi di malformazioni.
Lo studio è stato realizzato per difendere le tecniche di fecondazione artificiale ma il risultato non è quello voluto. Le malformazioni sono sì legate alla condizione di infertilità intrinseca dell’uomo e della donna, che si sottopongono alla pratica, ma si verificano solamente perché le tecniche di fecondazione cercano di forzare il limite naturale dell’infertilità. Più questa è grave, più le tecniche usate sono invasive, più si verificano malformazioni. La fecondazione assistita resta dunque una forzatura pericolosa degli ostacoli naturali. E anche nelle condizioni migliori della coppia, il tasso di malformazioni resta sempre maggiore di quello dei concepiti naturalmente.
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2 commenti
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fecondazione un po meno artificiale
Salve sono un mancato papà stufo di aspettare che da dieci anni venga messo in commercio un farmaco annunciato nel 2002 contenente la proteina PLC-ZETA responsabile della mancata duplicazione cellulare, che è il problema sul quale si inceppano le attuali tecniche di fecondazione artificiale.
Mi chiedo e ancora non ho risposta perchè si continua a dare alla donna decine di farmaci anche costosissimi (forse la risposta è proprio questa?) e si spingono le coppie verso tecniche ormai trentennali per riuscire a fare figli in provetta e non si produce ancora il preannunciato farmaco per l’uomo, che in base a risultati sui topi non ha dimostrato avere controindicazioni e darebbe probabilità esageratamente positive di riuscita ed allora ho pensato di scrivere sui vari forum per divulgare il punto a cui era arrivata la ricerca e dove si è inceppata (sembra che sia più conveniente produrre il “pillolo per l’uomo” che blocca la duplicazione piuttosto che aiutare le coppie a diventare genitori). Le coppie che come la mia sono di fatto utenza finale passiva e non possono in nessun modo denunciare lo stato di cose che da dieci anni sembra essere volutamente tenuto bloccato
I bambini concepiti artificialmente non sono corrono maggiori rischi di malformazioni, ma presentano percentuali più alte di altre malattie, come quelle neurologiche, rispetto a quelli concepiti naturalmente.
Ma su questo fatto la gente è poco informata.