
Lettere al direttore
I 70.000 amici del Boss, i nonni “indispensabili” e i “Popolari per il domani”

Ciao direttore. Torno a scriverti ancora per parlarti di musica, stavolta non per recensire un disco o una novità discografica, ma per parlarti di un incontro che ho avuto lo scorso 25 luglio. In quel di Monza ho rivisto dopo 6 anni dei miei amici. Non so dirti i loro nomi, non potrei ricordarli tutti, in quanto si tratta di 70.0000 persone. Donne e uomini tra i 10 e i 75 anni che si rivedono ogni volta che Springsteen suona in Lombardia. Poco importa se ci troviamo a San Siro o all’autodromo di Monza, se piove o fa caldo, tanto sappiamo già come andrà la serata, per tre ore si ballerà e si canterà, e così è stato. Ballando e cantando capita di incontrare lo sguardo del tuo vicino, e anche se apparentemente è uno sconosciuto, il suo sorriso è uguale al tuo, lo riconosci ed allora capisci che anche lui, o lei, è solito a frequentare quel sito ogni volta che la E Street Band è sul palco. Ho visto un ragazzo a petto nudo con una maschera da volatile dimenarsi come un ossesso, una settantenne in spalla ad un ventenne cantare a squarciagola, una bambina di 10 anni ricevere in regalo dal Boss l’armonica con la quale aveva appena ultimato il suo assolo. Sono le solite scene che vediamo da 40 anni e più, in quelle tre ore musicisti e pubblico hanno la stessa età, come se il tempo si fosse fermato. Voglio però essere sincero, questa volta qualcosa è cambiato. Non so se sia stata l’attesa più lunga del solito causa Covid e concerti rimandati, o forse col passare del tempo io stia per cedere a facili sentimentalismi, ma l’altra sera alla prima nota del primo brano “No Surrender”, non riesco a spiegarmi il perché, mi è partita una lacrima. Forse per aver ritrovato una routine che pensavo di aver perso, o forse perché spaventato per quando a breve, tutto questo non si ripeterà più. Come un vero fan voglio credere al vecchio Bruce, che sul finale ci ha promesso «ci rivedremo presto». So che alle promesse dei marinai e dei musicisti non bisogna mai dare credito, ma forse l’attesa ci rende vivi, ed allora congediamoci con questa consapevolezza. Ci rivedremo, tutti quanti, in un immenso prato, non conta se la band non sarà più in forma come un tempo o se le nostre gambe e la nostra schiena faranno sempre più fatica a sopportare tutto questo. Torneremo a danzare nella notte.
Antonio Azzarito
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Caro direttore, vorrei comunicare a te ed ai tuoi tanti lettori alcune brevi osservazioni, prendendo spunto dal fatto che si è appena celebrata la giornata mondiale dei nonni e degli anziani indetta da Papa Francesco in occasione della memoria dei Santi Anna e Gioachino (“nonni” di Gesù) e da un’ampia intervista rilasciata a “Libero” da mons. Vincenzo Paglia circa la politica da assumere nei confronti della popolazione anziana.
Mons. Paglia, nell’intervista rilasciata solo nella sua singolare e sorprendente qualità di presidente della commissione ministeriale per la riforma della politica sanitaria e sociale della popolazione anziana, prende le mosse dalla constatazione reale e vera che oggi il numero dei nonni e degli anziani è aumentato in misura notevole rispetto al passato, anche se egli usa una espressione che sinceramente non mi piace, come “una vecchiaia di massa”. Quella dei nonni non è una “massa”, ma un popolo composto da tante singole persone, ognuna con i suoi problemi personali, sociali, culturali e politici. È vero che il popolo degli anziani e dei nonni è grandemente cresciuto, come è vero che più del 70% di tale popolazione è interamente autosufficiente ed è quindi disponibile a partecipare attivamente alla vita dell’intera società, da molti punti di vista. Ma se le cose stanno così, vi è un aspetto che il presidente della commissione ministeriale non ha sottolineato a sufficienza ed è l’assoluta assenza, nella legge sugli anziani cui si dovrebbe dare attuazione in questi mesi, della dimensione sussidiaria nell’assumere le misure di sostegno al popolo anziano. Uno studio eseguito dall’associazione NONNI2.0, mai consultata dalla commissione, ha notato, infatti, che la legge delega a cui si dovrebbe dare attuazione con i relativi decreti entro il prossimo 31 gennaio 2024, è impostata su basi esclusivamente ed ancora una volte stataliste, come se lo Stato, con le sue sole forze personali ed economiche, fosse in grado di affrontare una tematica enorme e complessa con una minima possibilità di risolvere i problemi. Uno Stato che fa acqua da tutte le parti dovrebbe essere l’unico protagonista di una riforma epocale? Mi permetto di dubitarlo. Mentre sono sicuro che gli stessi nonni potrebbero essere i veri protagonisti di una cura assidua e affettuosa ai loro colleghi più in difficoltà. Perché, allora, non chiamare a raccolta forze esperte e ancora “fresche” a ipotizzare insieme come affrontare i problemi dei nonni, anche perché nessuno come loro hanno presenti tali problemi. Sarebbe una grande occasione per ribaltare non solo l’atavico “vizietto” dello statalismo praticato un po’ da tutti, ma verrebbe dato nuovo respiro e nuovo entusiasmo alla creatività popolare dal basso. Parlamento e commissioni varie sono ancora in grado di operare la svolta qui indicata? Mi piacerebbe saperlo.
Ma vi è un altro aspetto che vorrei commentare e sul quale mons. Paglia, pur essendo presidente della Pontificia Accademia per la Vita, non è intervenuto nell’intervista citata. Il problema della sostanziale emarginazione della popolazione dei nonni esiste anche all’interno della Chiesa. Fortunatamente, in tutti questi 10 anni è intervenuto in modo sempre più pressante papa Francesco, fino ad istituire la già citata giornata mondiale del nonno e dell’anziano. Grazie, papa Francesco! Ma ciò non toglie che ancora oggi anche in tante comunità cristiane i nonni e gli anziani vengano di fatto emarginati dalla pastorale attiva. In molte parrocchie vengono accolti, ma solo per farli giocare a carte o per condurli in qualche gita (magari anche “religiosa”). Nel contributo all’attuale Sinodo dato dall’associazione NONNI2.0, veniva scritto quanto segue: «I nonni, con tutte le loro caratteristiche (comprese le debolezze fisiche) mantengono una grande e insostituibile funzione nel sostenere la cultura, la carità e la missione cristiane. Sarà bene chiamarli a continuare ad assumersi responsabilità nella pastorale viva delle varie comunità, a cominciare dalle parrocchie». In questo contesto il documento dei nonni così concludeva: «Sarebbe più espressivo della sinodalità complessiva della comunità parrocchiale, che in essa avesse una nuova centralità la famiglia e l’insieme intergenerazionale delle famiglie». Mi pare che, da un punto di vista ecclesiale, questo sia un aspetto da affrontare decisamente, anche perché la sua soluzione costituirebbe un poderoso esempio da dare a tutta la società civile, dove sempre più prevale l’individualismo e di conseguenza la solitudine. I nonni sono indispensabili per ricucire l’intero tessuto sociale.
Peppino Zola
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“Essere Popolari adesso per il domani”. Documento di sostegno al messaggio di Papa Francesco al PPE
Papa Francesco ha scritto un Messaggio al gruppo del Partito Popolare Europeo all’europarlamento: si tratta di parole significative che indicano ai cattolici e in particolare a chi fa da sempre riferimento al popolarismo, cioè l’unico pensiero originale cristianamente ispirato in grado di “mettere a terra” una visione sociale, una direzione.
E’ tempo di rendere evidente il pieno sostegno alle parole e alle indicazioni del Santo Padre che fornisce le coordinate di un impegno ed una rinnovata presenza popolare che ha il Vangelo come stella polare, la Dottrina Sociale della Chiesa come bussola ritrovando così la richiamata tradizione e storia democratico cristiana che ha forgiato il pensiero popolare e ha posto le fondamenta della casa comune Europa come traccia: solo innanzitutto chiari nell’identità possiamo essere efficaci nella collaborazione con chi ha varia e diversa affiliazione.
E’ tempo dunque di concretizzare la direzione indicata dalle coordinate: la cura della democrazia curando bene “il rapporto tra cittadini e parlamentari” e la conseguente comunicazione politica; il “pluralismo interno” che è fonte di dibattito consapevole che ha un limite, infatti “su alcune questioni in cui sono in gioco valori etici primari e punti importanti della dottrina sociale cristiana occorre essere uniti”; la formazione sapendo che “il politico cristiano dovrebbe distinguersi per la serietà con cui affronta i temi, respingendo le soluzioni opportunistiche e tenendo sempre fermi i criteri di dignità della persona e del bene comune”; la dinamica virtuosa tra solidarietà e sussidiarietà da attivare insieme “e farli funzionare in maniera complementare”; la visione dell’Europa “che tenga insieme unità e diversità” sapendo che “ci vuole una forte ispirazione, un’anima … dei sogni” facendo tesoro degli insegnamenti dei padri fondatori e proprio dell’ispirazione originaria; la fraternità e l’amicizia sociale come ispirazione per rianimare il sogno europeo e rispondere alle attese dei suoi popoli e del mondo perché esso sia progetto di respiro mondiale, “i politici cristiani oggi si dovrebbero riconoscere dalla capacità di tradurre il grande sogno di fraternità in azioni concrete di buona politica a tutti i livelli: locale, nazionale, internazionale. Ad esempio: sfide come quella delle migrazioni o quella della cura del pianeta” possono essere affrontate “solo a partire da questo grande principio ispiratore: la fraternità umana”; i giovani che vivono maggiormente l’unità europea “un po’ come avveniva nel Medioevo: si studiava un po’ a Padova, un po’ a Parigi, un po’ ad Oxford o a Heidelberg… guardiamo a loro, ai giovani e pensiamo a un’Europa e a un mondo che siano all’altezza dei loro sogni”.
In linea con altri interventi precedenti sul dovere all’identità, contro le polarizzazioni e le colonizzazioni ideologiche, il Pontefice ci aiuta a prendere posizione, a non rimare bloccati nei giochi politici, a comprendere la complessità da cui una democrazia sana, quindi integrale, non può estraniarsi: è tempo di ridare vigore e autonomia, nell’alveo, così delineato, in grado di fare chiarezza (anche rispetto a posizioni altre rappresentanti opzioni individuali), del PPE, all’originale popolarismo italiano non perso né nelle formule astratte della geografia politica di oggi, in particolare italiane, legate a idee fuorvianti e di fatto fallite, che non dicono nulla agli uomini e donne del nostro tempo, né in un mero occidentalismo ideologico, né in un astratta disincarnazione della politica e dell’economia.
Vogliamo ricostruire insieme agli amici popolari europei, secondo lo schema politico delle famiglie europee, che deve tornare ad essere schema politico italiano, già in vista delle scadenze del 2024, una rinnovata casa politica ambiziosa e profetica, centrale e con una chiara aspirazione all’unità dei Popolari che si riconoscono nel messaggio del Papa, in cui la voce popolare italiana contribuisca con forza al dibattito e alle scelte e anche al respiro euromediterraneo dell’UE.
Mettiamo a disposizione storie, presenze e una storia di coerenza a partire dagli impegni che i promotori hanno già preso durante l’incontro delle presenze storiche democratico cristiane di lingua italiana a Lugano nel gennaio 2023 tra cui il seguente: “a tal proposito facciamo nostro l’Appello di Papa Francesco nella ricerca della pace in Ucraina e ci impegniamo in ogni sede, in particolare con le giovani generazioni, a partire delle nostre organizzazioni giovanili, ad aiutare e comprendere quanto sia essenziale, in un mondo così interdipendente in ogni aspetto della vita, essere operatori di pace, senza cedimenti a polarizzazioni di potere o ideologiche , per far emergere quelle forze positive che, uniche e collaborative perché coscienti della propria identità, possano dare speranza per il futuro. Si tratta dell’unico riarmo possibile, quello morale”.
E’ tempo di essere popolari “adesso per il domani”: per questo invitiamo amici e amiche liberi e forti a sottoscrivere perché alla fine di questo impegno a cui ci sentiamo evocati c’è la grandezza, la ragionevole speranza, la splendida intuizione che é l’idea democratica e cristiana.
SOTTOSCRITTORI:
Giancarlo Chiapello, saggista, segreteria nazionale Italia Popolare, sezione storica di Moncalieri
Marco Calgaro, medico, già parlamentare e vice Sindaco di Torino
Gian Luigi Gigli, medico, già parlamentare e Presidente nazionale MpV
Daniele Barale, giornalista, Presidente Associazione Culturale Samizdat-online
Riccardo Ghidella, Presidente Centro Studi San Tommaso Moro
Marco Margrita, giornalista, direttore Il Nuovo Monviso
Nicola Carrara, delegato provinciale popolare Ip Bergamo
Flavio Felice, Tocqueville-Acton Centro Studi e Ricerche
Pierfranco Gariglio, consulente fotovoltaico, delegato provinciale Ip Novara
Mario Sberna, già parlamentare e Presidente della Associazione Naz. Famiglie Numerose
Loredana Parrella, Presidente Isvumi
Matteo Pizzonia, segretario Giovani Popolari
Agostino Alfieri, vice segretario Giovani Popolari
Luigi Scatizzi, Acli Arezzo
Paola Binetti, medico, già parlamentare e Presidente nazionale Scienza & Vita
Giuseppe Moriano, coltivatore diretto, delegato provinciale Ip Vercelli
Enrico Cerrato, delegato popolare per Moncalieri e Nichelino, già cons. com. moncalierese
Valerio Visconti, coltivatore diretto, delegato popolare per Trofarello
Raffaele Reina, già consigliere regionale Campania
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