Huntsman: il camaleontico repubblicano che vuole essere quasi come Obama

Di Benedetta Frigerio
11 Gennaio 2012
Huntsman non è inquadrabile, è deciso solo quando parla del suo passato in una rock band. Mormone che cerca di accattivarsi il voto evangelico, creazionista ma a favore di «ciò che è empiricamente dimostrabile», contro il matrimonio gay ma convinto che «ognuno deve poter fare ciò che vuole», ex governatore dello Utah ma contro l'eccessiva politicizzazione degli Usa

La sua campagna è all’insegna della moderazione. Complice sicuramente il complesso di inferiorità dei repubblicani, che per battere Barack Obama vogliono essere come lui ma non troppo. Di qui una confusione fra ciò che Jon Huntsman ha fatto tra il 2005 e il 2009, come governatore dello Stato dello Utah, e le dichiarazioni contraddittorie da lui rilasciate agli intervistatori nell’ultimo anno.

La sua strategia è anche quella del tecnocrate che mentre fa politica la denuncia: «Siamo troppo politicizzati – ripete in continuazione – bisogna mettere il nostro paese davanti a ogni interesse di parte». Motivo per cui Huntsman sembra anche non averne uno preciso. La sua prima esperienza politica significativa è quella nel team di Ronald Reagan ma Huntsman è stato pure l’unico repubblicano ad essere chiamato in quello di Obama, che nell’agosto del 2009 lo ha eletto ambasciatore in Cina. Per il resto, il candidato Gop sembra la versione ridotta del rivale più in vista Ron Paul. Come lui, Huntsman è mormone, ma più soft. E come lui è figlio di un grande imprenditore e politico di cui ha seguito le orme, rimarcando però la sua autonomia di vedute. Huntsman, come ogni mormone, andò poi in missione all’estero, ma la sua biografia non censura l’esperienza ribelle in una rock band.

Quando era governatore, Huntsman disse di essere a favore della pena di morte, «ma non certo per estenderla ulteriormente». E se nel 2004 si oppose al riconoscimento del matrimonio gay, ha poi rilasciato dichiarazioni a favore delle unioni civili, «perché poi ognuno deve essere libero di fare quello che vuole». Per quanto riguarda l’educazione, ha fatto molto per il sostegno tramite voucher alle scuole private dello Utah, ma interrogato in merito ai contenuti non si è mai sbilanciato. Sull’insegnamento del creazionismo nelle scuole è riuscito infatti a tenere il piede in due scarpe: «Mi aspetto – ha risposto – che in una classe di scienze i miei figli siano istruiti circa quanto è quantificabile ed empiricamente dimostrabile». Sponsor dell’energia alternativa fin dal 2003, il mormone non ha mai bandito quella tradizionale. Per quanto riguarda la politica estera ha condannato la strategia di Obama sul ritiro delle truppe dall’Afghanistan e ha parlato di una gestione sbagliata del budget della Difesa, ma non ha mai sposato l’isolazionismo o il disimpegno in generale dal Medio Oriente. Allo stesso modo, interrogato in merito alla sua appartenenza alla chiesa mormona, Huntsman non nega ma prende comunque le distanze: «Sono un cristiano orgoglioso delle sue radici mormone», dichiara spesso, come a dire che di mormone ha solo le radici e cercando in questo modo di accattivarsi i voti evangelici.

Come gli altri candidati in testa alla classifica Gop, Huntsman ha poi una famiglia numerosa, è padre di cinque figli e ne ha adottati altri due. La sua immagine è pulita, anche se un po’ macchiata dai figli, che in campagna elettorale sono apparsi perfetti ma, a differenza di quelli di Romney, hanno detto di concedersi «qualche drink ogni tanto». Infine, non è chiara l’idea dell’ex governatore dello Utah circa l’immigrazione clandestina e la sicurezza del paese. Questo repubblicano sembra quindi di ferro solo quando si tratta di parlare di porto d’armi, di libero scambio, di politica economica e di opposizione all’aborto. C’è un unico modo allora per capire se il volto camaleontico di Huntsman sia solo mediatico: deve essere eletto presidente, perché i quattro anni nello Utah non sono bastati a chiarirlo.

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