
«Il lupo nella favola è la Cina»: 19 mesi di carcere per un libro

Cinque terapisti sono stati condannati a 19 mesi di carcere a Hong Kong per aver cospirato a stampare, pubblicare, distribuire e mettere in scena tre libri per bambini con «intento sedizioso» tra il giugno 2020 e luglio 2021. Le storie – dove tra i protagonisti figurano le classiche pecore e uno scontatissimo lupo – secondo il giudice distrettuale Kwok Wai-kin avevano lo scopo di «fare il lavaggio del cervello» ai giovani.
«Le pecore sono Hong Kong, la Cina è il lupo»
Secondo l’accusa i libri, fuor di metafora, intendevano criticare il governo e il regime comunista cinese per la repressione delle proteste oceaniche contro la legge di estradizione del 2019, per l’arresto e la detenzione in Cina di 12 persone fuggite da Hong Kong e per lo sciopero dei medici della città all’inizio della pandemia.
«Le pecore rappresentano Hong Kong», ha scritto il giudice nel verdetto interpretando la favola, «i lupi sono le autorità cinesi mentre la governatrice è il lupo mascherato da pecora», che riceve istruzioni «dal capobranco», Xi Jinping. Così «si spingono i giovani a odiare le autorità cinesi».
La condanna dei cinque ventenni
I cinque professionisti (Lorie Lai, Melody Yeung, Sidney Ng, Samuel Chan e Fong Tsz-ho), tutti membri del comitato esecutivo del sindacato dei logopedisti di Hong Kong, di età compresa tra i 26 e i 29 anni, hanno negato le accuse. Ma per il giudice la prova della colpevolezza sta nell’intervista di uno di loro, che ha dichiarato a un giornale: «Dopo aver letto i libri, alcuni bambini mi hanno detto che avrebbero combattuto i lupi, altri che sarebbero scappati».
Per il giudice, «una volta che si ragiona in questo modo il seme dell’instabilità è piantato a Hong Kong».
«Difenderò sempre le pecore»
Parlando in aula prima della condanna, la vicepresidente del sindacato, Yeung, ha dichiarato: «Non sono pentita di aver pubblicato i libri illustrati. E spero di stare sempre dalla parte delle pecore dall’inizio fino alla fine. Il mio unico cruccio è di non aver scritto più libri prima di essere arrestata». A queste parole, molte persone in aula sono scoppiate a piangere, secondo i giornalisti presenti di Hong Kong Free Press.
Tutti e cinque i professionisti sono stati condannati a 19 mesi di carcere, a riprova della paranoia del regime comunista per tutto ciò che può anche solo assomigliare a una dimostrazione pubblica di dissenso.
Hong Kong stravolge giustizia e processo
È interessante notare che i condannati usciranno tra circa un mese di prigione, essendo stati incarcerati più di un anno fa. Il sistema giudiziario di Hong Kong sta infatti diventando uguale a quello cinese: prima si incarcerano gli indagati, poi li si fa diventare imputati e il processo viene rimandato indefinitamente fino a quando il giudice non condanna gli imputati per un tempo di poco superiore al periodo già scontato in carcere.
È esattamente l’opposto di come dovrebbe funzionare un sistema giudiziario e processuale degni di questo nome. Ma l’unica cosa che funziona a Hong Kong, ormai, è la repressione più spietata.
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