
Ho i miei nuovi guru: il ferrarista Leclerc e la filosofa Ratajkowski

Articolo tratto dal numero di agosto 2020 di Tempi. Questo contenuto è riservato agli abbonati: grazie al tuo abbonamento puoi scegliere se sfogliare la versione digitale del mensile o accedere online ai singoli contenuti del numero.
Il mio nuovo idolo, compagni e amici, è Charles Leclerc. Quando ho appeso il suo poster in camera, mia moglie ha commentato: «Se avessi messo quello di una bella donna sarei meno preoccupata». Ho seguito la F1 una volta sola e non è andata bene. 1) Avevo mal di denti. 2) Sbagliai gli orari: il primo giorno arrivai troppo presto e non c’era uno dei (sedicenti) vip da intervistare; il secondo troppo tardi e i sedicenti se n’erano già andati. 3) Non c’era un posto dove mangiare decentemente (ora magari è cambiato tutto) e bisognava mendicare un piatto di pasta negli stand degli sponsor, ma se non ti conoscevano (io ero al mio primo e ultimo GP) venivi respinto. Sia sempre benedetto El Charro, non mi ricordo neanche cosa produceva, che mi lanciò un piatto di rigatoni. 4) Quando chiesi ai colleghi dove si vedesse la gara mi risposero: «Ma in tv, sciocchino». Al che replicai: «Eccheccazzo ci stiamo a fare qui?». Vabbè, una lunga premessa per dire che mai avrei pensato di scoprire un profeta nella F1. Ma quando Leclerc non si è inginocchiato, come gli altri, rivendicando il diritto a essere anti-razzista con pensieri e opere e non con i gesti vuoti e di moda, come ha detto anche Emily Ratajkowski, grandissima topa e filosofa di riferimento, il pilota della Ferrari è diventato un mito per questo povero vecchio. Ognuno c’ha i suoi, cari. Io appendo il poster, non mi scassate il belino.
Foto Ansa
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