
Harry Kane e Alvaro Morata, nemici in patria

L’idea potrebbe sembrare quasi un azzardo. Perché in un Europeo dove i grandi centravanti hanno faticato enormemente a trovare la via del gol, le due finaliste si ritrovano aggrappate proprio ai loro due uomini più avanzati. È qualcosa di molto vicino a un controsenso. O forse no.
Perché Alvaro Morata e Harry Kane sono due giocatori che occupano la stessa mattonella in campo ma che differiscono più o meno in tutto. Nel modo di interpretare il ruolo. Nei numeri che hanno accumulato nel corso della loro carriera. Nella capacità di incidere sul match. Entrambi sono fondamentali nello scacchiere dei loro allenatori, ma entrambi sono stati oscurati in questo Europeo da compagni più giovani e più dotati tecnicamente, quasi fossero stati risucchiati in quel verso di La Signora di Lucio Dalla che dice: «È un amico diventato nemico che mi ruba la voce». Perché questa Spagna verrà ricordata come la squadra di Lamine Yamal (e in qualche misura di Nico Williams). E questa Inghilterra verrà ricordata come la squadra di Bukayo Saka e Jude Bellingham.

Le lamentele di Morata
L’Europeo di Morata è stato all’insegna del sacrificio (ben otto giocatori della Roja hanno tirato in porta più di lui). Nel sistema tratteggiato da Luis de la Fuente, un ibrido in cui la verticalità è riuscita ad annacquare il tiki-taka, Morata è l’attaccante ideale per far girare la squadra, uno che si sfianca in copertura, che apre spazi per i compagni, che sa quando indietreggiare per ballare fra le linee e quando attaccare la profondità. Eppure i suoi detrattori gli hanno sempre rimproverato una scarsa vena realizzativa a fronte della mole di gioco creata.
Le critiche sono arrivate anche in Germania. E sono state pesantissime. Due giorni prima della semifinale contro la Francia, l’attaccante di Madrid si è sfogato con Mundo Deportivo. «Non sono affatto infelice. Ma è vero che in Spagna mi è molto difficile essere felice – ha detto -. Alla fine, c’è sempre qualcuno da qualche parte che dice qualcosa per criticarmi. Sarei più felice in un altro Paese? Sì, senza dubbio». Un po’ centravanti, un po’ Cassandra, il capitano della Spagna è diventato una specie di nemico della patria. E quell’unico gol realizzato in sei partite ha complicato ulteriormente la faccenda.
Poche ore dopo le dichiarazioni di Morata, infatti, Ulises Sánchez-Flor ha pubblicato un lungo articolo su El Confidencial. E il titolo non era esattamente pieno di ammirazione: «Morata, un capitano che mette in imbarazzo la Spagna e non solo per il suo scarso livello agli Europei». Il contenuto è ancora più pesante. Nel pezzo ci sono frasi tipo: «Álvaro Morata si è guadagnato sufficienti meriti per essere considerato un piagnone». O anche: «Quello che ha fatto Morata, a due giorni dalla semifinale contro la Francia, è irresponsabile. Il suo è un comportamento immaturo e riprovevole». O ancora: «È un pessimo portavoce della Spagna. Morata ha avuto un pessimo Campionato Europeo, con un solo gol e senza essere un attaccante in grado di decidere le partite». Un vasto assortimento di contumelie che non rende però giustizia al lavoro svolto da un centravanti che in sei partite non è mai sceso sotto la sufficienza.

Villaggi e pedaggi
Anche Kane ha avuto i suoi grattacapi in Germania. Sia per uno stato di forma non ottimale, sia per un rendimento giudicato lontano dai suoi standard. Una strana circostanza per un centravanti che ha siglato 3 reti e che ha la possibilità di diventare il capocannoniere della competizione. Mentre la Spagna è riuscita a trovare una formula capace di trasformare le sconfinate doti tecniche dei singoli in un gioco organico e collettivo, l’Inghilterra è andata avanti per lo più grazie a prodezze individuali.
Nei giorni scorsi Marca ha usato un’espressione molto calzante per fotografare questa differenza: «España ha llegado a esta final por los pueblos, mientras que Inglaterra ha pasado por todos los peajes». Un concetto che può essere tradotto all’incirca con la frase: «La Spagna ha raggiunto questa finale attraversando i villaggi, mentre l’Inghilterra è passata attraverso tutti i pedaggi».
Le prestazioni poco brillanti dei Tre Leoni hanno portato i tifosi a chiedere l’esonero di Southgate a Europeo in corso. Il ct era stato considerato troppo difensivista, quasi un tappo che fermava l’esplosione dei suoi giocatori, che non riusciva a dare un’identità alla rosa più forte del torneo. Tanto che Lineker lo aveva definito addirittura «tatticamente un inetto». Giudizi pesanti che la schizofrenia da risultato ha portato a cancellare dopo la vittoria sull’Olanda in semifinale.
Un totem come Cristiano Ronaldo
Incastonato nel punto più avanzato e remoto di una squadra che faticava non a segnare, ma addirittura a creare situazioni pericolose, Kane ha finito per soffrire di solitudine. L’uomo di Londra non è solo un grande finalizzatore. È anche uno che si allarga, che spalanca corridoi ai centrocampisti. Ed è proprio questo il problema. Perché in questo torneo l’inglese ha smarrito il suo modo di stare in campo. Tanto che The Athletic, uno dei totem del giornalismo sportivo anglofono, si è chiesto se «Kane non stesse correndo il rischio di diventare il nuovo Cristiano Ronaldo».
Il termine di paragone scelto da Tim Spiers e Mark Carey, però, non era esattamente positivo. Perché secondo i due giornalisti la punta del Bayern Monaco era diventato un giocatore che meritava di andare in panchina per via delle prestazioni, ma che continuava a stare in campo per via del suo status e l’anzianità di servizio. Giudizi che sono stati soltanto parzialmente mitigati dal gol su rigore realizzato contro l’Olanda.
Secondo il Guardian, invece, dopo una buona partita contro la Serbia Kane è diventato quasi un freno a mano per la squadra. Anzi, da quel momento l’attaccante «ha iniziato a scendere più spesso in profondità con l’avanzare del torneo. A sua volta, questo ha limitato lo spazio disponibile per Foden e Bellingham». E ancora: «La storia di questo Europeo suggerisce che l’Inghilterra nel suo complesso trae beneficio quando Kane ingoia il suo orgoglio e assume un ruolo più ristretto e delimitato».
In Germania Morata e Kane hanno capito di essere diversi in tutto, ma accomunati dal fatto di essere il bersaglio dello scetticismo altrui. Eppure, stasera, la Spagna di Lamal e l’Inghilterra di Saka sperano di essere trascinati ancora una volta dai loro tanto criticati centravanti.
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