
Hamas è il vero vincitore della guerra tra Israele e Jihad islamica

L’operazione Breaking Dawn lanciata nella Striscia di Gaza lo scorso 5 agosto da Israele contro la Jihad islamica, movimento estremista palestinese sostenuto dall’Iran, e conclusasi il 7 agosto con l’accordo di tregua mediato dall’Egitto, ha gettato nuovamente i riflettori sul “caos” palestinese e sulla serie di rivalità interne all’enclave stretta tra il Mar Mediterraneo, l’Egitto e lo Stato ebraico.
Le fazioni palestinesi mai così divise
L’accordo mediato dall’Egitto, entrato in vigore alle 23:30 di domenica, ha posto fine a un conflitto di tre giorni iniziato con attacchi israeliani che hanno colpito duramente il movimento della Jihad islamica palestinese, considerato un rivale di Hamas, e la sua ala militare, le Brigate al Quds, che hanno scatenato sulle località del sud di Israele una pioggia di ben 1.100 razzi. Il bilancio dei morti, ancora parziale, è di 44 persone uccise, tra cui molti civili palestinesi, senza contare l’eliminazione di ben 12 esponenti di spicco del gruppo palestinese, tra cui Tayseer Jabari e Khaled Mansour, i rispettivi leader del gruppo armato del nord e del sud della Striscia di Gaza.
L’operazione, condannata dalla comunità internazionale, ha consentito a Israele di “inserirsi” nel solco delle divisioni interne alla galassia di movimenti, entità e gruppi armati palestinesi che vedono in Hamas e Jihad islamica i due principali esponenti. Hamas guida la Striscia di Gaza dal 2007, dopo il sanguinoso conflitto intra-palestinese con Fatah, principale formazione politica fondata da Yasser Arafat, che ha segnato di fatto la fine del sogno di uno Stato palestinese e di un fronte unito contro Israele. Nonostante la grande notorietà a livello internazionale e la crescente popolarità soprattutto tra i giovani della Cisgiordania governata dall’Autorità nazionale palestinese (Anp), Hamas convive con una serie di movimenti rivali all’interno della Striscia di Gaza tra i quali figura anche lo Stato islamico.
Lo scontro tra Jihad islamica e Israele
Tra i gruppi, quello più potente e che vanta una sua ala armata dotata di armi leggere e razzi a corto e medio raggio è la Jihad islamica. Fondato nel 1981 da studenti palestinesi in Egitto con l’obiettivo di stabilire uno Stato palestinese nella Cisgiordania occupata, a Gaza e in altre aree di quello che oggi è Israele, la Jihad islamica si ispira come Hamas all’ideologia dei Fratelli musulmani ed è sostenuta e finanziata dall’Iran e addestrata dal movimento sciita libanese Hezbollah. Il movimento ha una sede ufficiale a Damasco, in Siria, ed è fortemente organizzato e armato, nonostante le piccole dimensioni.
Secondo il World Factbook della Cia, l’appartenenza alla Jihad islamica palestinese è difficile da accertare con stime del 2021 scorso che vanno da circa 1.000 combattenti a diverse migliaia. In Cisgiordania la Jihad islamica mantiene una presenza significativa nella città di Jenin, dove Bassam al-Saadi, un alto leader del movimento è stato arrestato a inizio agosto, provocando lo scontro che ha portato all’operazione militare israeliana.
In questi anni, il movimento islamista filo-iraniano non ha mai espresso l’intenzione di partecipare a eventuali elezioni né nella Striscia di Gaza né all’interno della Cisgiordania, preferendo la pura lotta armata alla politica e ponendo spesso Hamas, che ha condotto ben cinque guerre dal 2009 con Israele, in una posizione difficile. Non è un caso che il movimento guidato da Ismail Haniyeh abbia ricevuto molte critiche per non aver preso parte ai combattimenti contro Israele della scorsa settimana. Fonti di Hamas riportate dai media palestinesi hanno affermato che il movimento che guida la Striscia di Gaza dal 2007 non è interessato a impegnarsi in un nuovo conflitto con Israele per paura di perdere il controllo dell’enclave costiera, soprattutto dopo le pesanti perdite durante i combattimenti avvenuti dal 6 al 21 maggio 2021.
Hamas è un vincitore della guerra
Hamas avrebbe inoltre guardato con favore il logoramento del gruppo rivale divenuto un problema serio e un ostacolo al gioco politico portato avanti dal movimento islamista per poter guadagnare consensi non solo a Gaza, ma anche in Cisgiordania. Nel 2021 il braccio armato di Hamas, le Brigate Izaddin al Qassam, hanno arrestato miliziani della Jihad islamica che stavano progettando di lanciare razzi verso Israele. Tra i timori di Hamas vi è la possibile alleanza tra la Jihad islamica e altri gruppi terroristici nella Striscia di Gaza, compresi quelli legati alla fazione di Fatah, al Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp), al Fronte democratico per la liberazione della Palestina (Dflp) e allo Stato Islamico.
I leader di Hamas e della Jihad islamica hanno tenuto una serie di incontri negli ultimi mesi nella Striscia di Gaza e in Libano nel tentativo di allentare le tensioni e ripristinare la cooperazione militare e civile tra le due parti. Dopo l’operazione lanciata in questi giorni da Israele, i due gruppi hanno ovviamente sfruttato la situazione per mostrare alla comunità internazionale che è in realtà lo Stato ebraico a voler mettere i palestinesi gli uni contro gli altri. Al di là delle dichiarazioni di facciata, con l’operazione di questi giorni è evidente che Hamas sia emerso come uno dei vincitori, avviando per la prima volta una mediazione nell’ombra insieme all’Egitto e al Qatar, principale finanziatore e alleato del movimento islamista.
Gli islamisti vogliono prende il posto di Fatah
Come fanno notare i media israeliani, come il conservatore Jerusalem Post, a differenza della Jihad islamica, Hamas non ha subito perdite civili; è riuscito ancora una volta a riaffermare il suo ruolo di attore principale in tutte le questioni relative alla Striscia di Gaza; I mediatori egiziani, del Qatar e delle Nazioni Unite hanno trattato i leader di Hamas come se fossero i legittimi e unici governanti della Striscia di Gaza. Inoltre, stando lontano dai combattimenti, Hamas ha agito come l’“adulto responsabile” che pone gli interessi della sua gente al di sopra di altre considerazioni, mentre la Jihad islamica ha perso due dei suoi leader più importanti.
Con l’indebolimento del gruppo rivale, Hamas spera ora di raccogliere i frutti politici, in particolare un maggiore riconoscimento all’interno dei Territori palestinesi e una posizione come futura controparte ad eventuali colloqui con Israele (volontà espressa chiaramente dallo Stato ebraico) al posto dello storico rivale Fatah e delle altre fazioni che compongono l’ormai asfittica Autorità nazionale palestinese guidata da Mahmoud Abbas.
Foto Ansa
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