Gli ecologisti tedeschi si sono modernizzati e tutti ne esaltano l’ascesa per la Germania post-Merkel. Ma la loro ricetta si basa su una pace che non esiste
I leader dei Grünen Annalena Baerbock e Robert Habeck alla conferenza stampa di presentazione del programma per le elezioni federali del 2021 in Germania
Il New York Times fa il tifo per la loro partecipazione al prossimo governo da più di un anno, Le Monde si augura che diano lezioni di pragmatismo e di professionalità ai Verdi francesi, persino il Wall Street Journal si compiace che con loro al potere Berlino rinuncerà alle politiche di austerità e favorirà la ripresa europea anche con inediti deficit di bilancio: i governi in carica non possono sbilanciarsi, ma la grande stampa occidentale presenta da tempo i Verdi tedeschi come l’ancora di salvezza per la Germania post-Merkel. I sondaggi in vista delle elezioni politiche di settembre li danno per la prima volta nella loro breve storia (i Grünen sono nati nel 1980 dalla fusione di tre entità distinte) in testa alla pari con l’alleanza Cdu-Csu. All’anti-industrialismo delle origini hanno sostituito un sofisticato schema di crescita economica fondata su energie rinnovabili e tecnologie e di loro Limes scrive:
«I Verdi hanno saputo contrapporre alla AfD (il partito di estrema...