La preghiera del mattino

Dopo Grillo e Fedez, ecco Benigni. Con una risata si autoseppelliranno

Sergio Mattarella a Sanremo con Roberto Benigni
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella con Roberto Benigni al Festival di Sanremo, 7 febbraio 2023 (foto Ansa)

Su Dagospia si scrive: «Rumors da Milano: Fratelli d’Italia potrebbe offrire all’ex sindaco Gabriele Albertini, che ha mollato la Moratti, l’assessorato ai Trasporti della Regione Lombardia. Ieri sera Albertini era a un incontro con Stefano Zecchi, dato per possibile assessore alla Cultura…».

Non so se un partito come Fratelli d’Italia, con vecchi militanti molto presenti e nuovi arrivati attivissimi, si potrà veramente permettere di offrire un assessorato come quello dei Trasporti ad Albertini e se quest’ultimo accetterà. Da molti punti di vista sarebbe comunque una scelta strategica per Fratelli d’Italia, decisiva per pesare a Milano dove l’ex sindaco (dal 1997 al 2005) anche per la sua politica dei trasporti è stato molto amato dai concittadini, al contrario di Letizia Moratti, che infatti perse con il bravo ma molto radicale Giuliano Pisapia (e ora farà il bis facendosi scavalcare dal molto radicale Pierfrancesco Majorino), e di Beppe Sala, accettato nel 2020 dai milanesi per mancanza di alternativa, ma oggi assai criticato perché ai tram preferisce i monopattini elettrici.

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Su Formiche Federico Di Bisceglie scrive: «L’Opa di Giuseppe Conte sul Pd, o meglio sulla sinistra, continua inesorabile. Dal circolo pentastellato di Ostia il leader lancia un messaggio molto chiaro: “Siamo noi a portare avanti le battaglie di Enrico Berlinguer”. La foto campeggia sul muro del circolo a 5 stelle. La frase del leader è in realtà il culmine “di un lungo percorso di appropriazioni indebite, iniziato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio”. Lo dice Massimiliano Panarari, sociologo, saggista e docente dell’università Mercatorum, profondo conoscitore della galassia grillina».

La scelta di Enrico Berlinguer, consumata la strategia del compromesso storico e in presenza della crescente crisi del movimento comunista internazionale, di puntare nel 1981 sulla questione morale, invece di assumere un’iniziativa veramente politica, contribuì ad alimentare la crisi dello Stato italiano. Questa crisi fu al fondo determinata dalla fine di una Guerra fredda contesto fondamentale di tanta parte degli ordinamenti previsti dalla nostra Costituzione, e culminò nel 1992 nella politicizzazione di parte rilevante della magistratura. Allora, in un momento in cui vi sarebbe stato un drammatico bisogno di una politica dei politici, si diffuse un clima di moralismo particolarmente ipocrita che in parte si fondava anche sulle posizioni assunte dieci anni prima dall’allora segretario del Pci. Questa stagione proseguì poi nel 2011 con un commissariamento dall’alto e dal fuori della nostra democrazia che portò allo straordinario fenomeno del Movimento 5 stelle, un movimento di protesta privo di una proposta politica. Detto questo, Berlinguer fu comunque una personalità di grande valore della nostra storia repubblicana che per disperazione assunse una posizione tragicamente sbagliata. E non ha dunque niente a che vedere con la cerchia di guitti, da Beppe Grillo a Rocco Casalino, che hanno prodotto quel ridicolo figurante che è Giuseppe Conte.

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Su Startmag Francesco Damato scrive: «L’evento che ho chiamato di varietà è naturalmente il festival canoro di Sanremo, che ha sempre invaso le prime pagine dei giornali e i palinsesti televisivi della Rai ma quest’anno, con la sorpresa della presenza del capo dello Stato, la prima volta nella storia della manifestazione, è diventata una specie di festa suppletiva della Repubblica e della sua Costituzione, cantata in sala da Roberto Benigni».

Pur di scongiurare una dialettica politica fondata pienamente sul voto dei cittadini, Giorgio Napolitano consentì che la sinistra fosse destrutturata da un guitto come Beppe Grillo. Nel 2021, povero di idee, Maurizio Landini lanciò sul palco del Primo maggio il guitto Fedez come punto di riferimento di una Cgil da allora sempre più allo sbando. Ora Damato osserva come si cerchi di usare il guitto Benigni per ostacolare una riforma autonomista e presidenzialista della Costituzione. Quell’eterogeneo blocco conservatore italiano (condizionato da consistenti influenze internazionali) che vuole impedire una riforma di ordinamenti istituzionali non solo poco efficaci ma anche inadeguati a garantire una vera liberaldemocrazia, pare non preoccuparsi di quella famosa previsione anarchico-ottocentesca poi ripresa nel ’68 sulla “risata che seppellisce” (e autoseppellisce nei casi citati).

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Sul Sussidiario Luigi Campiglio dice: «La soluzione ottimale sarebbe quella di un fondo. Già che se ne parli è un passo in avanti, c’è da sperare che poi la politica sappia prendere le decisioni migliori».

Campiglio ricorda che le prossime settimane saranno decisive per determinare gli equilibri in un continente dove gli atteggiamenti non privi di egoismo dei governi di un Emmanuel Macron, sempre più in difficoltà, e di un Olaf Scholz, anche lui spesso contradditorio, hanno creato un certo allarmismo in numerosi stati membri dell’Unione. Chi sostiene che sarebbe autolesionistico per l’Italia indebolire proprio oggi (vedi anche voto in Lazio e Lombardia) un governo nazionale che ha saputo dimostrare un articolato spirito di iniziativa, non è privo di argomenti.

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