Gregoretti. Casini: «Il Parlamento non può essere espropriato dai giudici»

Di Redazione
13 Febbraio 2020
L'ex dc oggi col Pd ha votato contro l'autorizzazione a procedere per Salvini. E ha pronunciato un discorso impeccabile
casini

Il caso Gregoretti è da «manicomio» come spiega Alfredo Mantovano sul numero di Tempi di febbraio. Ieri in Senato si è dato il via libera al processo per Matteo Salvini e c’è un intervento che, più di altri, merita di essere menzionato per la lucidità e il coraggio con cui è stato pronunciato. Si tratta del discorso con cui Pierferdinando Casini, dc per una vita nel centrodestra oggi passato nel Pd, ha motivato il suo “no”.

Salvini oggi, Zingaretti domani

Oggi su Libero Renato Farina rende merito all’ex presidente della Camera che «umilia i manettari giallorossi». Farina ha ragione: il ragionamento di Casini è così impeccabile che merita di essere riprodotto con alcuni stralci.

1 – «Non stiamo valutando il dato politico di quali atti Salvini abbia posto in essere, ma solo ed esclusivamente se questi atti siano stati posti in essere per una valutazione di carattere privatistico o in difformità da una linea del Governo».
2 – «Ora abbiamo metà Governo che si è spostato, adesso è al Governo con il Pd e capisco che hanno qualche problema. La dissociazione è stata postuma».
3 – «Nelle carte non trovo il segno che Salvini (abbia) messo in atto una sua politica personale che contrastava con la politica del Governo. Se c’era una sorta di dissociazione dei destini tra Salvini e il presidente Conte, Conte avrebbe avuto tranquillamente tutti gli strumenti, bastava che convocasse un Consiglio dei ministri e spiegasse qual era la politica».
4 – «Conte su alcune cose interviene, ad esempio per quanto riguarda lo sbarco dei minori, che infatti sbarcano, a dimostrazione del fatto che se c’era un orientamento espresso del Presidente del Consiglio, questo orientamento non aveva difficoltà a manifestarsi: si è manifestato nei casi di minori, perché allora non si è manifestato negli altri casi?».
5 – «Non mi pare vi sia dubbio che le azioni del ministro Salvini siano coerenti ed esecutive del programma del Governo di cui faceva parte… il tema vero è se ha agito in solitudine o in contrasto con le politiche del Governo, ma questo contrasto non c’è».
6 – «Sono contrarissimo al merito della politica che Salvini ha portato avanti, credo che siano gli italiani a doversi esprimere sul merito della politica che portano avanti i Governi. Non possiamo delegare questa azione alla magistratura».
7 – «Ricordate, colleghi, la ruota gira, e quello che capita a Salvini oggi, domani può capitare a Zingaretti o a qualcun altro. Dobbiamo stabilire, dunque, se i principi sono validi sempre o se sono validi a seconda delle persone che li incarnano».
8 – «Il mio voto sarà coerente con l’idea che il Parlamento non può essere espropriato e che il giudizio politico sui Governi lo danno gli elettori e non può essere delegato impropriamente ai magistrati».

Supplenza della magistratura

Perfetto. E in un’intervista a Repubblica Casini ribadisce che «da Salvini mi divide tutto. Io in aula ho sempre votato contro i suoi provvedimenti. Ma devono essere gli italiani a mandarlo a casa, o a dire che non può fare più il ministro dell’Interno, non i magistrati, con tutto il rispetto. Invece continuiamo a delegare ai magistrati una sorta di supplenza». Una supplenza che l’ex dc spiega così: «Per vigliaccheria, debolezza, senso di colpa. Del resto quando tra i politici c’era gente che prendeva tangenti non si poteva essere credibili, e l’opera della magistratura è diventata una  supplenza. Io dico: stiamo attenti. Perché può diventare una spirale. Non significa essere indulgenti con i corrotti, ma inflessibili sulle prerogative della politica».

Foto Ansa

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