L’Ue presenta il Green Deal: mazzata per le famiglie. «È un suicidio politico»

Di Leone Grotti
15 Luglio 2021
La Commissione Europea ha presentato il pacchetto "Fit for 55", 12 misure per dare corpo alla rivoluzione verde. Aumenteranno i prezzi per riscaldamento, benzina e trasporti («shock sulle bollette»)
La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha presentato le misure per il Green Deal

Ieri la Commissione Europea ha fatto il grande passo e ha presentato il pacchetto “Fit for 55”, un maxi piano composto da 13 misure per dare attuazione al Green Deal e raggiungere l’obiettivo di azzerare le emissioni di Co2 nette entro il 2050 e ridurle del 55% entro il 2030. L’ambizioso piano, che molti definiscono «folle», farà aumentare notevolmente il prezzo dell’energia, rischia di impelagare l’Ue in infinite dispute legali con i partner commerciali davanti al Wto e colpisce le famiglie, specie quelle più povere, sacrificate sull’altare della rivoluzione verde. A essere preoccupati sono soprattutto i francesi, che dopo la rivolta violenta dei gilet gialli hanno capito quanto è rischioso penalizzare la vita dei cittadini oggi per salvare, forse, il mondo domani. Tutti i rischi, economici e ambientali del piano, sono stati analizzati da Tempi in una lunga inchiesta che potete ritrovare qui.

Ue: «Chi emette Co2, deve pagare»

Bruxelles prevede principalmente di allargare il sistema Ets perché copra settori fino ad ora esentati dal balzello green. Il meccanismo entrato in vigore nel 2005 stabilisce ogni anno quante emissioni di Co2 permettere sul proprio territorio e obbliga le aziende che rilasciano nell’atmosfera determinati agenti inquinanti ad acquistare permessi per continuare a farlo. Ogni quota equivale a una tonnellata di Co2 e l’idea dell’intero sistema è semplice: mantenere i prezzi dei “carbon credit” così alti da costringere le aziende a trovare soluzioni produttive più green per risparmiare. Per tenere alti i prezzi dei diritti inquinanti, e conseguire l’obiettivo della decarbonizzazione, a partire da quest’anno l’Unione ha annunciato una riduzione delle quote disponibili. I prezzi sono di conseguenza aumentati.

Ma la vera novità annunciata ieri è l’estensione del meccanismo Ets a settori che, fino ad ora, ne erano esenti: oltre alle industrie e alle centrali elettriche, dovranno pagare in base al consumo anche il settore dei trasporti e soprattutto le famiglie con il riscaldamento domestico. Come dichiarato dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen alla Stampa, «chi emette Co2 deve pagare. Il peso della transizione deve ricadere su chi ha redditi più alti, mentre chi ha redditi bassi deve ricevere un adeguato compenso». Poiché già 30 milioni di persone nell’Ue soffrono di povertà energetica, verrà istituito un Fondo sociale per il clima per non danneggiare eccessivamente le famiglie più povere e garantire «equità». Ma nessuno sa come funzioneranno i sussidi e chi potrà usufruirne.

Green Deal farà crescere le bollette

L’unica certezza è che il costo dell’energia e del riscaldamento, già aumento del 10%, crescerà ancora. Bruxelles, sottolinea il Financial Times, «ha ammesso che l’estensione del sistema Ets avrà un impatto sulle famiglie povere». Secondo gli studi fatti «potrebbe esserci uno shock iniziale sulla bolletta».

Nel 2035 solo auto elettriche

Il maxi piano prevede anche regole stringenti per le emissioni delle auto che, sostanzialmente, obbligheranno i produttori a non vendere più mezzi a benzina e diesel, ibridi compresi, nel 2035. Saranno consentite solo le auto elettriche. La misura spaventa i colossi del settore automotive per due motivi: il primo è che le colonnine per la ricarica delle auto elettriche sono pochissime in Europa e il 70 per cento di esse è concentrato in soli tre paesi: Olanda, Francia e Germania. Il secondo è ancora più basilare: le auto elettriche sono ancora molto costose e non tutte le famiglie possono permettersele. Von der Leyen assicura che saranno stanziati fondi per la costruzione di colonnine in tutti i paesi Ue, mentre per quanto riguarda i costi delle auto i soggetti interessati dovranno arrangiarsi.

Sempre per quanto riguarda il trasporto, è prevista una tassa sul carburante che le compagnie aeree e marittime dovranno pagare fino a quando non utilizzeranno solo combustibili verdi, al momento costosissimi. Il trasporto marittimo sarà anche incluso nel sistema Ets ed è molto probabile che i costi di questa rivoluzione, ai quali saranno soggette solo le compagnie europee, saranno scaricati sugli utenti. I privati, come spiega Repubblica, «sono più esposti perché saranno chiamati a cambiare vettura, pagare di più la benzina e rivedere il riscaldamento della propria casa».

La controversa tassa sul carbonio

Il cuore del piano è però rappresentato dal Cbam, la tassa sul carbonio alla frontiera. C’è infatti il forte rischio che le imprese europee, per non farsi dissanguare, delocalizzino la produzione in Asia distruggendo così allo stesso tempo l’economia europea e non portando nessuno vantaggio all’ambiente, poiché le emissioni risparmiate in Europa sarebbero prodotte in altri paesi. L’Ue istituirà dunque un dazio doganale per far pagare agli importatori le emissioni di Co2 prodotte all’estero per realizzare la merce importata. In questo modo, da un lato saranno penalizzate anche le industrie straniere come quelle europee, e dall’altro le prime saranno spinte sulla strada della rivoluzione verde come le seconde. Resta da capire se la nuova tassa alla frontiera, che causerà perdite miliardarie a Russia, Cina e Stati Uniti, soddisferà i criteri del Wto. Von der Leyen ha dichiarato che «il meccanismo sarà compatibile con le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio», ma restano i dubbi.

Il Green Deal preoccupa l’Italia

Il governo italiano, secondo un retroscena di Repubblica, è preoccupato da alcune misure del Green Deal perché avrà «un impatto colossale sui prossimi decenni». Infatti,

«non tutti i settori investiti dal provvedimento avranno la stessa capacità di affrontare il cambiamento. L’idea è che le direttive non possono “strozzare” il sistema Paese indicando i singoli obblighi nei singoli rami produttivi: serve elasticità. Ad esempio, l’Italia ha una posizione di assoluto progresso per quanto riguarda le centrali elettriche da fonti rinnovabili e i cosiddetti “biofuel”, ossia i biocarburanti. Quest’ultimo settore rischia di entrare in crisi. Ma il primo, da punto di forza, potrebbe diventare addirittura un punto di debolezza. Perché l’adeguamento alle nuove norme prevede una sorta di punteggio: ed allora chi – come la Polonia – ha una prevalenza di centrali a carbone, chiudendone una o due raggiungerebbe già il risultato richiesto. Mentre l’Italia dovrebbe fare uno sforzo maggiore. Altra criticità è quella delle cosiddette subforniture legate all’industria più o meno pesante, che saranno sottoposte ad uno stress che non tutte le altre nazioni dell’Unione avranno. Semplicemente perché non contano su quel tipo di produzione».

Il Green Deal «è un suicidio politico»

Le misure dovranno passare al vaglio dei Parlamenti nazionali ed è probabile che verranno introdotte modifiche per rendere più graduale il Green Deal. I francesi, che hanno conosciuto la rivolta dei gilet gialli per aumenti sul prezzo del carburante irrisori a confronto di quelli che causerà il pacchetto di Bruxelles, sono preoccupati. Pascal Canfin, a capo della commissione sull’ambiente del Parlamento Europeo ha dichiarato: «È un errore estendere il sistema Ets al carburante e al riscaldamento. In Francia abbiamo già visto a che cosa portano questi cambiamenti: ai gilet gialli».

Anche in Germania si sono accorti di che cosa significa scaricare i costi della transizione verde sulle famiglie. I Verdi, che propongono un aumento consistente del costo del carburante entro il 2023, sono crollati nei sondaggi di 5 punti percentuali. Quello dell’Unione Europea, lanciata in una corsa solitaria verso la decarbonizzazione senza coinvolgere le potenze più inquinanti come Stati Uniti e Cina, che godranno di un enorme vantaggio competitivo, per dirla ancora con Canfin, sembra essere «un suicidio politico». Anche perché tutte le materie prime per applicare il Green Deal sono ad oggi monopolio della Cina. Von der Leyen ha pensato a un sistema per non cadere nelle mani del regime comunista cinese? Di questo “dettaglio”, ieri, non ha parlato.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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