
Grecia, Quadrio Curzio: «Dramma scongiurato, l’Europa riparta dagli ideali dei fondatori»
Alle 5 di questa mattina l’Eurogruppo, per bocca del suo presidente Jean Claude Juncker, ha annunciato di avere finalmente raggiunto un accordo di sostegno alla Grecia per evitarne il default. L’ammontare da destinare a Atene, stabilito dai ministri economici dell’eurozona, è di 130 miliardi di euro, da sommare alla prima tranche di aiuto varata nel 2010. L’accordo mira alla riduzione del rapporto debito/Pil dall’attuale 160 per cento al 120,5 per cento da raggiungere entro il 2020. Si è fatto leva sul contributo dei privati, che perderanno il 53,5 per cento del valore nominale dei buoni del tesoro greci da loro posseduti attraverso un’operazione di scambio (swap) con nuove obbligazioni a tassi più bassi: le perdite nette arriveranno fino al 75 per cento. Nell’accordo è stato risolto anche il nodo sulla rinuncia dei profitti della Bce generati dai titoli greci acquisiti negli ultimi due anni. La Bce ridistribuirà tali guadagni alle banche centrali che a loro volta li cederanno ai rispettivi governi, affinché vengano decurtati gli interessi sul primo prestito. Rimane ancora da chiarire il ruolo del Fondo monetario internazionale nell’operazione che sarà deciso, secondo quanto affermato da Christine Lagarde, nella riunione del Consiglio di amministrazione a metà marzo.
Il professor Alberto Quadrio Curzio ha commentato la notizia in modo positivo, ma con una riserva da sciogliere. «Per fortuna questa mattina si è raggiunto un accordo e in Europa abbiamo scongiurato un dramma: il fallimento della Grecia avrebbe innescato una serie di effetti collaterali sui mercati difficilmente gestibili. Sono ancora dubbioso sulla capacità di Atene di dar vita a politiche di sviluppo economico sotto due profili. Primo: per la Grecia è indispensabile, a fini della sopravvivenza, varare un consorzio di grandi imprese europee che, sostenute dai finanziamenti della Banca europea per gli investimenti (Bei), possano rilanciare le infrastrutture in quel paese. Il secondo profilo riguarda Eurolandia nel suo complesso, ma anche e soprattutto l’Italia: rilanciare la crescita mediante investimenti infrastrutturali con particolare riferimento al Mezzogiorno e con finanziamenti internazionali (privato-pubblici).
In questo modo sarà possibile cambiare definitivamente la rotta fino a ora intrapresa». Nella gestione della crisi l’accademico dell’ Università Cattolica esprime alcune perplessità. «Nel dopoguerra ci fu il “piano Marshall”; adesso abbiamo bisogno di un piano Adenauer-De Gasperi-Schumann per ripartire dagli ideali e dalla concretezza dei fondatori dell’Unione Europea». Le borse non hanno reagito con entusiasmo all’accordo. Milano si è mantenuta per tutto il giorno poco al di sotto della parità e le principali borse europee hanno vissuto la giornata all’insegna della volatilità. Positivo invece è il differenziale tra i btp e i bund decennali scambiati sotto i 350 punti base con un rendimento del Btp pari al 5,42 per cento. Bene anche il cambio euro-dollaro stabile a 1,32.
Twitter: @giardser
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