
Grecia. «Non abbiamo i soldi per comprare il pane e il latte per i figli»

Articolo tratto dall’Osservatore romano – «Siamo poveri che aiutano altri poveri. Cerchiamo di alleviare i bisogni di tante famiglie che non hanno soldi per pagare viveri, medicine e bollette di luce, gas e acqua. Facciamo il possibile ma anche gli aiuti esterni sono diminuiti». Così padre Antonio Voutsinos, presidente di Caritas Grecia, descrive le ore drammatiche che sta vivendo il Paese ellenico, con il rischio default e l’imminente scadenza del pagamento delle rate del prestito del Fondo monetario internazionale. «Non sappiamo come andrà a finire. Ormai qui la gente vive alla giornata senza un minimo di prospettiva futura. La situazione è peggio di prima», dice al Sir il sacerdote.
Il Governo, come è noto, ha fatto sapere di non poter onorare il debito per mancanza di denaro nella casse statali. «Non sappiamo — aggiunge il presidente della Caritas ellenica — quale sarà la politica del Governo. Stiamo assistendo all’aumento dell’iva, delle tasse, non si riesce a trovare un accordo con i Paesi creditori. I cittadini sentono il peso della crisi sempre di più e la paura è tangibile». A rischio, adesso, sono pensioni e stipendi che vengono tagliati. Ma con i tagli, l’aumento dell’iva e delle tasse, avverte padre Voutsinos, «la situazione non fa che peggiorare». E il futuro non promette nulla di buono: «Andiamo verso la stagione estiva e già si sta pensando di aumentare l’iva, dal 16 al 23 per cento, nei luoghi di soggiorno. Cosa che sta provocando numerose disdette di viaggi e vacanze. Chi prende queste decisioni non capisce come molte famiglie non abbiano i soldi nemmeno per comprare il pane e il latte per i figli».
Caritas Grecia cerca di far fronte alla continua emergenza con i pochi mezzi che ha a disposizione: «Al nostro fianco c’è rimasta solo la Chiesa italiana, con la Caritas, e qualche altra associazione. Sembra che nessuno creda più nelle nostre capacità di uscire fuori dalla crisi. E questo ci addolora molto. Se chiediamo aiuto non lo facciamo per noi, ma per coloro che soffrono. E sono soprattutto le famiglie che ci chiedono aiuto». Adesso stanno sbarcando anche migliaia di migranti in fuga dalle guerre nel Vicino oriente. In Grecia oltre un milione e mezzo di persone non ha lavoro e un altro dato che deve far riflettere è che il 50 per cento di chi chiede aiuto alla Caritas ha una fonte di reddito ma è insufficiente a fronteggiare tutte le spese. Secondo Danilo Feliciangeli, coordinatore dei progetti di solidarietà di Caritas italiana in Grecia, «quello greco è un popolo che vive in apnea, respirando quel pochissimo ossigeno che arriva ogni tanto e poi trattenendo il respiro per resistere il più a lungo possibile. La speranza è che la situazioni migliori. Un accordo si deve trovare altrimenti il rischio che il banco salti è reale». Oggi «i risparmi sono finiti, tra la gente avanza la depressione. Molti giovani stanno emigrando all’estero», dice Feliciangeli che annuncia «un nuovo progetto di solidarietà di Caritas italiana che prevede l’adozione a distanza, per 50 euro al mese, di una famiglia greca da parte di diocesi e parrocchie in Italia».
Foto Ansa
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2 commenti
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Da noi non impariamo mai niente, anche uno che si era presentato come un risanatore come Mario Monti poi si è fatto il suo partitello più o meno personale ma che non conta niente e poco male se l’Italia rischia le stesse situazioni della Grecia. Non importa a nessun politico delle sofferenze della gente normale che tira la carretta, quelli più votati sono solo dei manipolatori che inventano un capro espiatorio credibile (gli immigrati, berluskaiser ormai decotto, le coppie gay e quant’altro.. tutto pur di non affrontare disoccupazione, situazioni della sanità e della scuola, esteri dove spero che possiamo fare di meglio che “dirci preoccupati”, etc..).
Siamo arrivati all’adozione a distanza delle famiglie greche, che tristezza. Purtroppo un negoziato tra tedeschi – testardi e ottusi come muli – e greci – orgogliosi e indisciplinati – non può che finire male. Tsipras non ha capito che gli altri paesi europei sono stufi di sovvenzionare il suo paese senza vedere un minimo di progetto riformista sostenibile. Se non viole essere adottato a distanza dalla Merkel bisogna che la smetta con questa tragica ammuina.