Graziati dall’ergastolo del freddo

Di Giulio Meotti
02 Giugno 2005
MILIONI DI DOLLARI per adottarLi, fondi aumentati dell'80 per cento ALla ricerca: LA "TEOLOGIA BUSH", CONTRO I PROCACCIATORI DI SCORTE GENETICHE, PORTA 21 "DONI" IN TV

Nell’agosto del 2001 gli Stati Uniti si ritrovarono catapultati nel dibattito sulle cellule staminali e lo status dell’embrione.
Il 9 di quel mese George Bush tenne un discorso che per la prima volta lambiva i confini della vita, mentre Severino Antinori cominciò la sua piroetta sul bambino clonato. La domanda dietro la mossa di Bush era semplice: doveva o no il governo federale essere coinvolto nello stanziamento di fondi che prevedevano la distruzione di vite umane concepite in laboratorio? Bush tracciò un compromesso: ricerca solo sulle linee di staminali embrionali esistenti e non più impiantabili. Basta agli embrioni creati a scopo di ricerca. Il 26 maggio scorso Bush ha minacciato il veto alla riforma del Congresso su quello stanziamento economico. E il New York Times ha parlato di “teologia di Bush”.
Oggi che chiedono di più, che la California ha aggirato il suo veto stanziando tre miliardi di dollari e che Harvard sembra vivere di regole biologiche tutte sue, clonando embrioni e costruendo chimere umano-animali, Bush si è presentato in tv circondato da bambini, tutti ex embrioni congelati e poi adottati. Ha compiuto un gesto epocale, ha commentato la rivista Weekly Standard. «Anziché gettare via questi embrioni creati durante la fecondazione in vitro, o concederli a ricercatori che li distruggeranno per i loro esperimenti, queste famiglie hanno scelto un’alternativa che promuove la vita», ha detto Bush. Da quando è diventato presidente, i fondi per la ricerca sulle cellule staminali sono aumentati dell’80 per cento. «I bambini oggi qui presenti ci ricordano che non esistono embrioni di scorta. Ogni embrione è unico e geneticamente completo, esattamente come ogni altro essere umano. E ognuno di noi è giunto alla vita partendo dallo stesso punto. Queste vite non sono un materiale grezzo da sfruttare, bensì dei doni».
Persino la National Bioethics Advisory Commission di Bill Clinton, che ha preceduto quella bushiana di Leon Kass, aveva stabilito che «gli embrioni richiedono rispetto come una forma di vita umana». Il compromesso, necessario in un paese come gli Stati Uniti, Bush l’ha tracciato non oltre la frontiera del rispetto della vita umana. Andrew Sullivan, giornalista omosessuale e liberal, ha scritto di essere «spaventato dalla iperproduzione di embrioni dalla Fiv. Nel dubbio, sono in favore della conservazione». A questo tipo di dichiarazione di realismo e ragione, c’è chi ha aggiunto banalità che hanno rasentato l’idiozia.

REALISMO, RAGIONE E IDIOZIE
Il Washington Post ha fatto sapere che «gli embrioni sono poche dozzine di cellule biologicamente più primitive di una zanzara». Ma Bush non era circondato da zanzare, né da riccioli di materia, né da plancton. Erano ventuno bambini, ex embrioni. Un autentico leader politico deve compiere gesti come quello di Bush, deve finanziare una ricerca eticamente sostenibile senza destinare alla curiosità scientifica migliaia di vite umane. Un grande presidente avvia per primo, come lui ha fatto nel 2002, un programma di un milione di dollari all’anno per l’adozione degli embrioni. Un presidente protestante si circonda di consiglieri di origine ebraica come Kass ed Eric Cohen, il quale ha scritto che la tesi secondo cui gli embrioni congelati «sono destinati comunque a morire» non è accettabile, perché «essere destinati a morire difficilmente trasforma gli esseri umani in cose, nessuno sarebbe al sicuro nelle case di cura».
La medicina fa questo: commuta le pene, non esegue le condanne.

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