Grande è la confusione sotto il cielo blu monocromo

Di Emanuele Boffi
12 Marzo 2025
Alla manifestazione di Repubblica sventoleranno le une accanto alle altre le bandiere europee e quelle della pace. Vogliono l'Europa sognata a Ventotene: cioè un super Stato socialista, governato da una élite senza il popolo
(foto Ansa)

Blu monocromo o arcobaleno? Guerra o pace? Solo una sinistra in preda alla confusione poteva organizzare una manifestazione che sostenesse entrambe le posizioni senza sentirle in contraddizione. Per questo, sabato a Roma sventoleranno, le une accanto alle altre, le bandiere blu europee e quelle coi sette colori dell’iride.

Lanciato sulle pagine di Repubblica da Michele Serra, il raduno, per stessa ammissione del suo promotore, ha sempre avuto finalità piuttosto nebulose. Certo avrà funzione catartica e aiuterà chi vi aderirà a sentirsi dalla parte giusta della storia, ma, poi, che altro?

Guerra e pace

Sfileranno gli intellettuali chiamati a raccolta dal quotidiano romano che, in questi giorni, hanno cercato di nobilitare l’indignazione di Serra con aulici appelli: ora con spirito garibaldino, come Corrado Augias, ora con intenti bellicosi, come Antonio Scurati, ora con richiami – piuttosto inquietanti – come hanno fatto Achille Occhetto e lo stesso Serra, al Manifesto di Ventotene, (quello di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi in cui si teorizza un’architettura europea socialista e imposta dall’alto, costruita da un’élite e non dal popolo).

Accanto a un Carlo Calenda con l’elmetto e i vessilli dell’Ucraina e della Georgia ci sarà un Angelo Bonelli con la coccarda arcobaleno. Ci sarà l’Anpi nazionale, ma non quella di Roma. Ci saranno il Wwf e Legambiente e i cattolici di Sant’Egidio e dell’Agesci. Ci sarà il macroniano Sandro Gozi che marcerà perché «l’Europa deve difendersi da sola» e i pacifisti di Assisi «contro l’Europa folle che spende 800 miliardi per fare la guerra». Ci sarà un sacco di gente che vorrebbe non esserci, tipo Elly Schlein e Maurizio Landini. Ci saranno le bandiere blu dell’Europa (che oggi vuol dire riarmo e guerra), ma anche quelle arcobaleno (che vuol dire “non in mio nome”).

Bandiera della pace
(foto Ansa)

L’ex alleato americano?

Le due posizioni sono inconciliabili, ma nemmeno da sole reggono.

Non sta in piedi l’opzione pacifista tout court, perché nessuno può essere così ingenuo da non capire che la sicurezza di un continente non la sa garantisce coi fiori nei cannoni. E, d’altro canto, l’uragano Trump non ha fatto altro che accelerare la presa di coscienza di un problema di cui si discute da decenni e che poi l’invasione russa dell’Ucraina ha reso più urgente.

Ma, un conto è capire come e cosa si può fare, un altro è pensare, da un giorno all’altro, di riarmare l’Europa, estendere lo scudo nucleare francese e inviare le truppe sul fronte ucraino. Dove vogliono andare i nostri guerrafondai armati di fucili col tappo e elmetti di cartapesta? Persino l’ondivaga Ursula von der Leyen (una che, due anni fa, ci assicurava che la Russia era così militarmente in crisi da usare i chip di lavatrici e frigoriferi per fare i carri armati) di fronte alle insistenze della giornalista di Le Monde che la interrogava su come fare a meno dell'”ex” alleato americano, ha dovuto frenare i pugnaci bollori della collega: senza Washington, Bruxelles non va da nessuna parte.

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Le smargiassate di Macron

Lo dicono i numeri e anche il buon senso. L’Unione Europea vorrebbe investire nella difesa 800 miliardi in quattro anni; gli Stati Uniti ne spendono mille all’anno. Per capirci: se domani mattina dovesse scoppiare una guerra, gli Stati Uniti, nel giro di pochi giorni, potrebbero schierare su suolo europeo 300 mila uomini, blindati, artiglieria e far partire aerei da combattimento che tutti gli Stati europei, insieme e nello stesso tempo, non sarebbero in grado di mettere in campo. Come ha scritto anche il Corriere citando una ricerca dell’Istituto Bruegel di Bruxelles e del Kiel Institute for the world economy, «la capacità di combattimento che gli americani possono schierare in Europa nel giro di pochi giorni è più grande di quelle dei 29 eserciti europei messi insieme».

I nostri guerrafondai blu monocromo possono anche esaltarsi per le smargiassate dell’imprudente Emmanuel Macron, ma poi devono fare i conti anche loro col fatto che la Francia – come ha spiegato alla Verità l’esperto di relazioni internazionali Lucio Martino – «possiede 190 armi nucleari: le più credibili delle quali sono solo quelle dei 12 missili balistici montati sull’unico sottomarino francese costantemente in navigazione. La Federazione Russa invece dispone di 1.700 testate pronte all’uso montate su missili, bombardieri e sottomarini».

Michele Serra
Michele Serra a “Che tempo che fa”, Milano, il 15 ottobre 2023 (foto Ansa)

La “democrazia” di Ventotene

Doveva essere una manifestazione con una sola bandiera (blu) e con una sola idea (viva l’Europa), è finita col diventare una manifestazione con tante bandiere e con così tante idee in contraddizione tra loro (viva l’Europa sì, però, forse, ma anche no) che non si capisce più niente.

Il risultato è che, nello stesso giorno, Marco Rizzo ha convocato un contro-raduno per chiedere pace e sovranità. E la stessa cosa – in una terza piazza – ha fatto Potere al popolo.

Ieri Serra su Repubblica, cercando di mettere ordine nel guazzabuglio, ha infine rivendicato il diritto all’ingenuità e alla contraddizione. Ha spiegato che si sfilerà per i grandi «valori europei» come «pace, libertà, giustizia, uguaglianza, solidarietà, diritti civili» e, soprattutto, «democrazia» perché oggi essa è messa a repentaglio a Washington, mica a Bruxelles (in proposito, chiedete ai rumeni). Solo che Serra, a proposito di democrazia, pare non rendersi conto che usare il Manifesto di Ventotene come carta d’identità della passeggiata “democratica” è una contraddizione, visto che Spinelli e Rossi consideravano «la metodologia politica democratica» «un peso morto nella crisi rivoluzionaria».

Quindi, come avrebbe detto Mao, la situazione è eccellente. Grande è la confusione sotto il cielo blu monocromo.

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