Gran Muftì dell’Iraq appoggia i terroristi islamici: «È una rivoluzione popolare»

Di Redazione
26 Giugno 2014
Secondo la più alta carica religiosa sunnita del paese «il nostro unico obiettivo è porre fine all'ingiustizia di Maliki e di coloro che lo seguono»

iraq-gran-mufti-sunnita-isil-sciitiIl Gran Muftì dell’Iraq, la più alta carica religiosa sunnita del paese, ha pubblicamente parlato in favore dei terroristi islamici che hanno invaso il paese conquistando Mosul, la seconda città più grande dell’Iraq, e si stanno dirigendo verso la capitale Baghdad. Rafi Al Rifai ha dato infatti la colpa di quello che sta succedendo al governo sciita di Al Maliki.

«RIVOLUZIONE POPOLARE». «I rivoluzionari tribali agiscono per cambiare completamente il processo politico in Iraq – ha dichiarato -. Quindici fazioni armate stanno prendendo parte alla rivoluzione contro il governo a causa dell’ingiustizia a cui sono stati sottomessi gli arabi sunniti». Per il Gran Muftì non si tratta di un’invasione da parte di estremisti islamici ma di «una rivoluzione popolare alla quale il popolo iracheno partecipa a fianco dei gruppi armati».

«IL NOSTRO UNICO OBIETTIVO». Rafi Al Rifai aggiunge che «il nostro unico obiettivo» non è instaurare un califfato islamico, come già fatto dallo Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isil) a Mosul, ma «porre fine all’ingiustizia di Maliki e di coloro che lo seguono, che hanno distrutto il paese, rubato le sue ricchezze, ucciso il suo popolo e distrutto i suoi santuari sacri».

«CAMBIARE REGIME, NON LE STATUE». Il rischio, però, è che alle ingiustizie perpetrate da Al Maliki si sostituiscano quelle dell’Isil, che dopo aver massacrato centinaia di soldati sciiti ha già annunciato con un editto di voler distruggere tutti i luoghi sacri degli sciiti e dei cristiani.
A riguardo, il Gran Muftì ha dichiarato come riporta AsiaNews: «Incidenti come questo non dovrebbero accadere. Non siamo venuti per distruggere le statue (come quella della Madonna a Mosul, ndr) o per stabilire un modello speciale. Vogliamo che la gente viva in sicurezza. Noi non siamo responsabili per quello che l’Isil sta facendo, poiché non è degno di uno Stato. Siamo venuti a cambiare un regime, non delle statue».

Articoli correlati

2 commenti

  1. augusto

    Un’altro esaltato che si crede furbo…..è contrario ai terroristi dell’ISI però li esalta, Facesse pace col cervello !

    1. Menelik

      Il problema alla radice è un altro:
      a quanto pare Al Maliki ha molto da farsi perdonare.
      Ma chi è che l’ha messo su?
      Abbiamo sostituito il colera con la peste.
      E la sostituzione è costata decine di migliaia di vittime (o centinaia di migliaia?), una nazione in macerie, il quasi-genocidio dei cristiani caldei e miliardi di dollari in armamenti andati in fumo.
      In più i centri petroliferi irakeni stanno lavorando o sono stati resi inutilizzabili?
      C’è un solo barlume di speranza in tutto ciò: che va a finire che i confini tornino ad essere quelli antecedenti a quelli imposti nel dopoguerra 45, dove si tenga conto delle etnie, cioè i Curdi in Kurdistan, ecc….i confini della carta geografica di adesso non hanno più significato nella realtà, è solo carta. Hanno voluto cambiare il mondo, ed il mondo sta tornando quello che era prima, ma con un processo di centinaia di migliaia di cadaveri.
      Quando le cose vanno fuori dalle leggi naturali, succede inevitabilmente così.
      Ogni animale difende con le unghie e con i denti la sua tana.
      Nessuna politica cambierà mai la natura umana.
      Solo la religione può, ma anche quella con i suoi limiti.

I commenti sono chiusi.