
Governo Letta era l’unico esecutivo possibile. Speriamo che regga
Dobbiamo ringraziare il cielo che a destra e a sinistra ci sono ancora grandi querce capaci di tenuta sulla realtà. Lo ha capito con il solito genio intrepido e guascone Giuliano Ferrara. E lo ha ammesso, sia pure a denti stretti, Eugenio Scalfari, Fondatore di un fenomeno di egemonia culturale che solo il summenzionato direttore del Foglio è riuscito a intaccare.
Per quanto filiformi e delicate siano le radici che lo sostengono, questo governo non ha alternative. Come farà a resistere il giovane virgulto nella tempesta della crisi internazionale e sotto i coltellini dei malandrini nostrani? Blowin’ in the wind.
Però, in attesa di risposte nel vento, registriamo il bel debutto del premier e la fiducia incassata da un sorprendente e fantasioso esecutivo. Dalla sua Letta ha già un buon programma di riforme. Tagli ai costi della politica, alle tasse sul lavoro, alle posizioni di rendita. E cambiamenti istituzionali in materia di Parlamento, fisco e Costituzione.
Una cospicua agenda che, come già si capisce dalla cancellazione dell’odiosa Imu sulla prima casa (e grazie Silvio, e non è forse questo il primo aiuto alle famiglie?), è a portata di mano proprio perché è un’agenda all’insegna del disgelo della politica commissariata dai giudici e surrogata dai comici.
Per tutto ciò, confidando che Letta tenga botta almeno per i 18 mesi necessari alla “verifica di programma”, mai smettere di inchinarsi al nostro capo dello Stato. Autentico timoniere e solido garante della stabilità e governabilità del paese. Infatti, senza il bis di Napolitano, che ha letteralmente preso per i capelli e ridato ossigeno a un sistema istituzionale in via di soffocamento, oggi saremmo un passo ben oltre il baratro.
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