Globalisti e populisti sono due facce della stessa medaglia

Di Pietro Piccinini
18 Agosto 2019
Manifesto politico per non rassegnarsi a morire populisti. E neppure globalisti. Il libro di Matteo Forte

Pubblichiamo di seguito un articolo tratto dal numero di luglio 2019 di Tempi. Attenzione: di norma l’accesso agli articoli del mensile è riservato agli abbonati. Clicca qui per abbonarti a Tempi.

È una miniera di spunti, I buoni amano la libertà. Matteo Forte, giovane ma già esperto consigliere comunale a Milano (lo è dal 2011) e soprattutto politico dalla tempra tempista, mescola in questo libro il racconto delle sue esperienze e battaglie personali a riflessioni solide e suggestive su quanto «si è rotto» in Italia, in Europa e nelle democrazie occidentali in genere, e sulla via d’uscita che ancora manca.

La critica di Forte colpisce in egual modo le forze “di sistema” appiattite su quella che lui chiama la «cultura di Davos» e le forze “antisistema” che secondo la sua tesi sono un sintomo, non la causa, dell’attuale girare a vuoto della politica. Per Forte globalisti e populisti sono in fondo due facce della stessa medaglia, dato che entrambi muovono dalla medesima visione riduttiva ed economicistica dell’uomo. Non a caso, nota, «lo scontro si gioca quasi esclusivamente sui conti: da una parte c’è chi vorrebbe scassarli per il bene materiale degli strati popolari messi in ginocchio negli anni della crisi; dall’altra chi li vorrebbe risanare solo attraverso le lacrime e il sangue di quanti poi sarebbero generosamente ricompensati dalla mano invisibile del mercato». Peccato che nessuno dei due schieramenti sembri essere in grado di fermare il vero motore della disgregazione sociale, un «pericolo che si sta già verificando»: l’affermazione totale del paradigma tecnocratico a tutti i livelli della vita umana personale e civile (notevoli, in proposito, i richiami dell’autore alla Cina come prototipo dell’Info-Stato che verrà).

L’alternativa secondo Forte non può che essere invece una «proposta politica liberalpopolare» pronta ad assecondare e a sostenere ogni sano tentativo di rompere la solitudine dell’uomo contemporaneo davanti a un potere sempre più impersonale e pervasivo. Persona, relazioni, sussidiarietà, libertà: i lettori di Tempi troveranno in abbondanza nel libro parole e idee adatti a soddisfare i loro palati.

Come detto, Forte è una miniera. Di citazioni efficaci innanzitutto. Una su tutte, il sorprendente Habermas secondo il quale lo Stato «non può scoraggiare i credenti e le comunità religiose dall’esprimersi come tali anche politicamente, perché non può sapere se, in caso contrario, la società laica non si privi di importanti risorse di creazione del senso». Ma questo libro è anche una miniera di proposte ed esempi concreti di «economia civile» e sussidiarietà applicate. Farà bene a tenerne conto chi vorrà cimentarsi in politica in modo davvero laico, cioè cristiano.

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