Global warming, l’American Physical Society cambia idea: largo a tre scienziati scettici

Di Emmanuele Michela
21 Marzo 2014
Sarebbe la prima grande istituzione scientifica a cambiare idea, mettendo in scacco gli allarmisti. Nel 2007 scrisse che i cambiamenti climatici erano dovuti all'uomo

L’American Physical Society potrebbe presto andare incontro ad un clamoroso cambio di posizioni rispetto a uno dei temi più controversi del panorama scientifico di questi decenni, il global warming. Spiega infatti Breitbart che nel comitato per gli affari pubblici dell’ente statunitense troveranno presto posto tre docenti famosi per le loro posizioni scettiche di fronte al surriscaldamento del globo e alle relative responsabilità dell’uomo.

«BIMBI CHIUSI NELL’ARMADIO A GRIDARE». Uno, ad esempio, è Richard Lindzen del Massachussetts Institute of Technology, docente che ha paragonato chi teme i cambiamenti climatici a «i bambini che si chiudono in armadi bui, per vedere quanto riescono a spaventarsi l’un l’altro».
Non ci andò altrettanto leggero John Christy, che insegna all’University of Alabama: è conosciuto per aver detto di non aver visto «né lo strutturarsi di una catastrofe, né la pistola fumante che prova che l’attività umana è da incolpare per gran parte del riscaldamento che vediamo». Anche lui entrerà nell’Aps, assieme a Judith Curry, anche lei famosa per le accuse agli allarmisti, le cui teorie si baserebbero su elementi troppo incerti.
Al di là delle motivazioni specifiche, ciò che renderebbe una vera notizia il dietrofront dell’American Physical Society è il fatto che si tratterebbe della prima grande istituzione scientifica a cambiare idea sul global warming, mettendo in scacco una delle ragioni che gli allarmisti portano alla loro causa, ossia la mancanza di autorevoli accademie e agenzie tra le file degli scettici. Ma ciò che fa ancor più riflettere è leggere quanto accaduto negli ultimi anni all’interno dell’Aps, per tentare di cogliere i motivi di questo cambio di prospettiva.

«L’HANNO SCRITTO DI FRETTA PRIMA DI PRANZO». Nel 2007 la posizione ufficiale dell’Aps era questa: «Le emissioni di gas serra dall’attività umana stanno cambiando l’atmosfera, in modi che influenzano il clima della terra». Ma non tutti erano d’accordo. Una ottantina di membri scrissero alla Società manifestando la propria contrarietà e uno scienziato arrivò a rassegnare le proprie dimissioni. Non uno qualunque. Si trattava di Hal Lewis, una membership lunga 67 anni nell’American Physical Society. Per Lewis il global warming non era altro che «una truffa» e il comunicato con cui l’Asp ne certificava l’esistenza era «scritto di fretta da un gruppetto di persone appena prima di andare a pranzo». Prima di dimettersi vergò in una missiva le sue idee: l’Aps era accusata di essere corrotta dalle donazioni del Governo, ma soprattutto di dare credito al global warming, «la più grande e più di successo frode pseudoscientifica che io abbia mai visto nella mia lunga vita da fisico».

@LeleMichela

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4 commenti

  1. Romeo

    @ Aldo Cannavò

    Il ragionamento (nella parte iniziale e finale) potrebbe anche funzionare bene: basta fare una controprova.
    Lo applichi a se stesso iniziando
    a controllare l’effettivo scioglimento dei
    ghiacci polari qui:
    http://wattsupwiththat.com/reference-pages/sea-ice-page/
    Passi, quindi, a meditare sul fatto che se si possono trovare
    scienziati compiacenti da un lato li si possono trovare anche
    dall’altro. O no? Tutti intrinsecamente purissimi quelli
    (C)AGW-concerned? E gli interessi nell’industria delle tecnologie
    che dovrebbero risolvere il problema dei cosiddetti cambiamenti
    climatici? Mai sentito parlare di green-washing?
    E che dire di Beyond Petroleum?
    Per il resto consiglio una rispolverata
    dei principi base della termodinamica. Si passi poi alla fluidodinamica, et cetera…insomma non è così semplice la faccenda.
    Per quel che mi riguarda, per inciso, incominciai a divenire curioso proprio a seguito delle dimissioni di Hal Lewis. Il contenuto della usa lettera-denuncia mi lasciò di stucco: erano, sono le parole di un uomo integerrimo e che ama davvero la scienza!
    Con tutto questo non sono qui a convincere nessuno, né ha negare evidenze laddove ce ne fossero; vorrei semplicemente lasciare un consiglio: usare un po’ più di sano dubbio.

  2. Cisco

    Sig. Cannavo’, se non è analfabeta dovrebbe sapere che c’è una differenza fondamentale tra constatare un fatto e interpretarne le cause, cioè fondare una teoria capace di spiegare quel fatto. Ora, che il fatto indiscutibile dell’innalzamento della temperatura media terrestre abbia come causa principale l’uomo e le sue cannonate e’ una “sparata” – e’ il caso di dirlo – puramente ideologica. Peraltro se fosse vera questa “gaia” teoria potremmo comunque metterci l’animo in pace e goderci il maggior tepore, dato che sarebbe di gran lunga già troppo tardi per intervenire.

  3. Aldo Cannavò

    Per constatare un fatto,non occorrono discussioni filosofiche.Basta controllare quanto ad esso si riferisce.Penso che anche un analfabeta sappia che i ghiacciai dei poli si stanno sciogliendo,come stanno diminuendo i ghiacciai perenni sulle alte montagne.Quindi il pianeta si stà riscaldando.Contribuiscono a questo fenomeno le emissioni in atmosfera,che salgono nel cielo perchè oltre che velenose sono calde.Chi però dovrebbe diminuirle sarebbe costretto a chiudere le sue fabbriche,gli inceneritori dei r.s.u. ed evitare le guerre,che ad ogni cannonata emettono nell’aria aria surriscaldata.Purtroppo chi ha interessi in attività che creano questi fattori climateranti,finge che il problema del surriscaldamento non esista e trova scienziati compiacenti,od in buona fede (tutti possono sbagliare),per contraddire quanto ormai stà danneggiando il mondo, presto in modo irreversibile.

    1. Bruno Tomasich

      Questa non l’avevo ancora sentita: “Contribuiscono a questo fenomeno (il global warming) le emissioni in atmosfera,che salgono nel cielo perchè oltre che velenose sono calde”. Se questo vuol essere un contributo alla discussione preferisco tacere.

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