
«Siria come la Libia? Solo sotto un aspetto: i cristiani dicano già addio alla libertà religiosa»
«La Siria non è la Libia: Gheddafi era un pazzo isolato, Assad invece no. Per questo la Russia non abbandonerà il dittatore e non accetterà mai la mozione dell’Onu, così come è stata proposta. Solo in una cosa Libia e Siria si assomigliano: le minoranze come i cristiani possono dire addio alla libertà religiosa». Si aggrava sempre di più la situazione di Damasco, come riassume in modo efficace a tempi.it l’inviato di Avvenire Luigi Geninazzi. Il numero delle vittime della “Primavera araba” siriana avrebbe ormai raggiunto le 5 mila unità, membri dell’esercito di Assad, anche generali, continuano a disertare e il Consiglio di sicurezza dell’Onu sta valutando una mozione che si basa sulla proposta avanzata dalla Lega Araba: Assad deve immediatamente cessare il fuoco, trasferire «tutta la sua autorità al suo vicepresidente in vista di cooperare interamente con il governo di unione nazionale» durante il periodo di transizione, in attesa di «elezioni libere e trasparenti» sotto supervisione «araba e internazionale».
La Russia si è opposta nettamente alla risoluzione Onu. Ha davvero paura di un intervento militare come avvenuto in Libia o c’è dell’altro sotto?
La Russia ha due motivi per sostenere fino all’ultimo Assad. Primo: Assad è l’unico alleato che gli rimanga in una zona geopolitica fondamentale come il Medio oriente. Tra di loro c’è un’alleanza solida: oltre alle forniture militari, bisogna ricordare che Mosca ha una base navale in Siria e un volume d’affari pari a 20 miliardi di dollari. Se cade Assad, la Russia non ha più voce in capitolo in Medio oriente, anche perché i rapporti con la Lega araba sono molto sfilacciati.
Il secondo motivo?
Putin tra un mese dovrà affrontare le elezioni. Ci sono forti contestazioni interne e vuole dare un segnale chiaro che la “Primavera russa” non potrà mai verificarsi. Quindi non può cedere sulla Siria come ha fatto sulla Libia. Gheddafi era un pazzo isolato, Assad invece è il perno di una strategia importante.
Quindi la risoluzione non passerà mai?
Se succederà, sarà molto annacquata.
Non c’è il rischio quindi di un intervento in Siria come in Libia?
No, la Nato non interverrà di sicuro. Resta l’ipotesi che la Lega araba possa inviare delle truppe ma è davvero improbabile. Anche perché la Siria non è la Libia, ci sono cento problemi in più. Con un intervento armato può saltare in aria tutta la zona perché l’Iran non resterebbe certo a guardare, per non parlare di Hezbollah in Libano. Invece, ad esempio, Gheddafi aveva solo l’appoggio dell’Unione africana, che si è subito squagliata come neve al sole.
La rivoluzione in Siria va avanti da 11 mesi. Perché l’Onu si è attivato solo ora?
Per due motivi. Prima di tutto perché la situazione si è aggravata molto. Le diserzioni da parte di membri dell’esercito di Assad sono sempre più numerose e ci sono almeno 5 mila morti sul campo. E poi perché la Lega araba è entrata in gioco. Prima ha inviato una squadra di osservatori, ma la missione è fallita. Ora provano la via dell’Onu. È da far notare che per la prima volta la Lega araba si trova d’accordo con l’Occidente. Capeggiata dal Qatar e dall’Arabia Saudita, pilastri sunniti, vuole farla finita con Assad e il suo regime alawita.
Da quel poco che filtra, qual è la situazione nel paese?
Le notizie sono sempre scarse, anche se adesso c’è qualche giornalista e c’è stata la missione della Lega Araba, che però ha visto davvero poco. Ad ogni modo, che il regime di Assad sia dittatoriale, di stile sovietico, non c’è dubbio.
Chi sono davvero i ribelli di Siria?
È difficile dirlo: l’opposizione al regime è cominciata da cittadini che si erano stancati di vivere sotto una dittatura, come in Libia. Ora l’opposizione armata però è molto variegata: ci sono semplici cittadini che hanno imbracciato le armi per difendere le proprie città, formazioni militari dei disertori, che ormai sono migliaia, le formazioni degli integralisti islamici salafiti finanziati dall’Arabia Saudita e, io credo, anche cellule terroristiche di Al Qaeda.
Scoppierà la guerra civile?
Tutto porta a dire che è già scoppiata.
Gheddafi è stato ucciso a ottobre. Quattro mesi dopo la Libia non è un paese pacificato. Avverrà lo stesso in Siria?
Assad è destinato a cadere, anche se non si può prevedere quando. Il problema è che le componenti inquietanti dell’opposizione sono sempre più forti. Come successo in Libia, anche qui gli integralisti sono armati e già vengono cantati slogan contro i cristiani e gli alawiti. Assad, sotto il suo regime, assicurava protezione a tutte le minoranze, compresa quella cristiana. È quasi una certezza che la libertà di queste minoranze religiose, alla caduta di Assad, scomparirà.
twitter: @LeoneGrotti
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