
Gli stilisti vogliono le donne fasciate di pelle. Ma occhio all’effetto “divano”
Ogni nuova stagione eserciti di donne si trovano a dover rispondere all’annoso quesito: «Devo seguire la moda del momento oppure no?». Alla fine vince sempre l’inerzia che trascina la compratrice a optare per quel paio di scarpe leopardate a cui è impossibile dire di no. Le mode vanno e vengono, ma il problema è lo strascico che si portano dietro. Siamo ancora qui a combattere con il concetto che i leggings, chiamati fuseaux nei lontani Novanta, non vadano indossati come pantaloni, ma piuttosto con maglie che coprano le forme, che arriva un nuovo obiettivo contro cui schierarsi: i capi in pelle, o finta pelle se siete animalisti, non sono per tutte.
DI KATE MOSS CE N’È UNA SOLA. Se una volta i pantaloni in pelle venivano considerati adatti solo a un chitarrista sempre con il Jack Daniel sottobraccio, da quando Kate Moss ne ha indossato un paio con la sua solita nonchalance, tutte li vogliono. Comprendendo l’entità del desiderio, che presto sarebbe diventato di massa, gli stilisti hanno cominciato a proporre in passerella anche tubini, gonne, magliette in pelle. Ma appunto si trattava di passerelle e ciclopiche topmodel. La pelle, applicata alla donna comune, può diventare rischiosa. Ma ormai è troppo tardi e anche le catene di abbigliamento low cost, H&M, Mango, Zara, mettono in bella mostra i pezzi in pelle, sicuri che una cliente ignara del rischio li compri.
A CHI IMPORTA RESPIRARE. Mettere una maglia in pelle potrà far sembrare la sprovveduta sensuale quanto un cavaliere medioevale in partenza per le crociate. Se si sceglie un paio di pantaloni, l’effetto rocker de noantri è assicurato. E con un tubino in pelle, poi, la capacità di respirare si riduce sensibilmente. E per non incorrere in uno spietato effetto divano non basterebbe nemmeno un “virus intestinale”, come masochisticamente si augura una delle protagoniste del Diavolo veste Prada, al fine di dimagrire.
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