Gli italiani non sono i soli a sovrastimare la presenza di immigrati. Anzi

Di Rodolfo Casadei
31 Gennaio 2020
La distorsione percettiva riguardo all'incidenza di stranieri e musulmani sulla popolazione è un fenomeno diffuso in molti paesi. Non tutti ignoranti e populisti. Rilevazione Ipsos
Immigrati

Gli italiani sovrastimano la presenza di stranieri in Italia di poco meno del triplo del dato reale, e sovrastimano la presenza di musulmani di poco meno del quadruplo del dato reale. Credono che gli stranieri in Italia siano il 28 per cento della popolazione, quando sono solo il 10; credono che gli islamici ammontino al 19 per cento di tutti gli abitanti quando sono solo il 5.

La spiegazione più diffusa di questa distorsione percettiva è che gli italiani sono stati condizionati da molti anni di propaganda allarmistica e xenofoba da parte di partiti populisti interessati a lucrare elettoralmente su paure suscitate ad arte.

Non è così: la distorsione percettiva riguardo ai più svariati fenomeni della vita sociale – fra i quali l’incidenza percentuale di stranieri e musulmani sulla popolazione totale – è una realtà in tutti i paesi del mondo perché dipende da fattori psicologici e culturali che si ritrovano presso tutti i popoli e tutte le nazioni. Lo dimostra il rapporto Perils of Perception che Ipsos, una delle più grandi aziende mondiali di sondaggi demoscopici, pubblica annualmente da sei anni a questa parte.

I dati riguardano 37 paesi, 12 dei quali appartenenti all’Unione Europea al momento del sondaggio, e dimostrano che su uno spettro di questioni che vanno dal tasso di disoccupati che cercano lavoro senza trovarlo al numero di volte che i giovani fra i 19 e i 25 anni hanno rapporti sessuali in una settimana, dal tasso di sovraffollamento delle carceri alla percentuale di donne sessualmente molestate nel corso della loro vita, dal tipo di armi usate negli omicidi alla percentuale di neonati vaccinati, gente di tutto il mondo formula stime molto lontane dalla realtà.

È vero che fra i dieci paesi più disinformati del mondo solo due sono europei, e lo sono solo in parte: Turchia e Russia (la testa della classifica del 2018, l’anno a cui i dati si riferiscono, vede succedersi Thailandia, Messico, Turchia, Malaysia e Brasile). Ma non è che i paesi dell’Unione Europea stiano veramente bene: un belga è convinto che il 26 per cento dell’energia consumata nel paese provenga da fonti rinnovabili, quando in realtà è solo il 9 per cento, cioè sovrastima la produzione di energia rinnovabile del triplo; un danese è convinto che solo il 36 per cento delle donne del suo paese abbia subìto molestie sessuali a partire dai 15 anni di età, mentre in realtà sono l’80 per cento: cioè più del doppio; uno spagnolo è convinto che il Pil della Spagna sia l’80esimo al mondo, quando in realtà è il 14esimo: una sottostima di quasi sei volte!

Ora si dà il caso che anche sulla questione degli immigrati e dei musulmani presenti nel proprio paese gli italiani non siano affatto i più ignoranti d’Europa. Se si considera la semplice differenza di punti percentuali fra il dato percepito e il dato reale, l’Italia è terza su dodici paesi dell’Unione Europea per quanto riguarda la stima degli stranieri presenti e quinta sempre su dodici per quanto la presenza islamica; ma se si considera l’intensità della distorsione, cioè di quante volte un dato fenomeno sia stimato più forte o più debole di quanto è in realtà, l’Italia scende al quinto posto nella prima classifica e al decimo nella seconda.

Le percezioni più distorte si registrano nell’Europa dell’Est: in Polonia la presenza dei musulmani è sovrastimata di 50 volte, in Romania la presenza di stranieri è sovrastimata di 23 volte! Ma anche nell’Europa occidentale c’è chi ha percezioni più distorte di quelle degli italiani: gli spagnoli sbagliano più degli italiani nella stima degli stranieri presenti sul loro territorio (3,1 volte di più del dato reale rispetto alle nostre 2,8), e belgi e tedeschi sbagliano molto più degli italiani nella stima dei musulmani sul totale della popolazione (5,4 e 5,25 volte di più rispetto alle nostre 3,8 volte in più), come pure danesi, britannici e olandesi. Il paesaggio politico di tutti questi paesi è molto diverso da quello italiano, come pure la condizione socio-economica della media della popolazione.

Ipsos nei suoi rapporti ha cercato di fornire spiegazioni collegate non alla propaganda populista e xenofoba, ma alla biologia evoluzionistica:

«Una ragione su tutte potrebbe (…) spiegare una buona parte di queste “esagerazioni”, e cioè il fatto che tendiamo in modo naturale a sovrastimare tutto ciò che ci preoccupa, e tanto più quando questo tocca le nostre corde emotive e, a maggior ragione, quando la copertura mediatica è particolarmente intensa e sottolinea gli aspetti negativi e minacciosi di un fenomeno. Il fatto di reagire a informazioni positive e negative in modo differente ha basi evolutive: per i nostri antenati dalla minaccia, dal rischio per la vita, arrivava un impulso all’azione: gli uomini – e le donne – delle caverne fuggivano o si attrezzavano al combattimento davanti alla tigre dai denti a sciabola. I più lenti furono darwinianamente eliminati… Quindi, per quanto tempo sia trascorso, il nostro cervello è ancora abituato a trattare le informazioni positive e quelle negative in modo differente, e a tenere queste ultime in bella evidenza. Si sono moltiplicate le ricerche scientifiche su questo tema, che hanno dimostrato che eventi come perdere del danaro, essere lasciati, o ricevere osservazioni critiche hanno tutti maggior impatto emotivo che non vincere una somma, fare nuove amicizie, o ricevere complimenti».

Spiegazione che persuade solo fino a un certo punto: un fenomeno allarmante e minaccioso come le molestie sessuali alle donne, per esempio, risulta essere sottostimato sia dagli uomini che dalle stesse donne: in Danimarca le donne pensano che le molestie sessuali riguardino il 42 per cento di tutte loro, mentre il dato reale è 80 per cento; in Olanda il sesso femminile patisce molestie sessuali per il 73 per cento, ma le donne stimano che si tratti solo del 39 per cento. Perché la psicologia umana oscilli fra falsità allarmistiche e falsità rassicuranti resta ancora un mistero da spiegare.

@RodolfoCasadei

Foto Ansa

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