
«Gli italiani non sanno chi votare, ma non basta più dire che va tutto male»
In tempo di scandali è il partito dei delusi l’unico a guadagnare punti in termini di consenso. Lo spiega a tempi.it Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research: «Metà del campione si è astenuto dall’esprimere un giudizio di voto. C’è un grande sentimento di impotenza, per cui il voto finisce per svuotarsi del suo significato e non sembra utile a cambiare lo stato delle cose».
Quanto pesano i recenti scandali?
Tantissimo. Il 32% degli italiani ha fiducia nei sacrifici che sta facendo, perché avverte la necessità di mandare avanti un Paese che sta combattendo contro una crisi importante. Il 60%, però, ritiene che gli sforzi dei singoli siano vanificati nel momento in cui ci sono amministratori che non gestiscono questi sacrifici in maniera oculata.
Il Movimento Cinque Stelle riesce a far proprio questo distacco dalla politica tradizionale?
In generale chi esplicita il suo voto per il M5S dichiara la sua rabbia e il suo desiderio di cambiare il sistema. A differenza dei partiti tradizionali, in cui c’è una gerarchia, la struttura del M5S è orizzontale, come piano di comunicazione, e i cittadini si sentono parte integrante del tutto. Attualmente le percentuali sono tra l’11 e il 13%, si è molto assottigliato rispetto a qualche settimana fa.
Per quale motivo?
In questo momento i cittadini hanno voglia di contenuti. Non basta più dire che tutto va male: la rabbia, a lungo termine, e se non affiancata da posizioni precise, è assolutamente controproducente in termini di consenso. Il sistema politico non piace, ma nemmeno chi si pone in antitesi con i partiti tradizionali appare in grado di fornire soluzioni.
In generale, qual è il quadro complessivo?
È piuttosto stabile, anche perché la percentuale di indecisi è del 50%, cifra che fa diminuire in termini assoluti i consensi per i partiti. Il Pd non cresce ed è fermo al 26%, anche la Lega Nord rimane stabile, l’Udc è scesa, ma di poco. Il Pdl è rimasto penalizzato dallo scandalo della Regione Lazio.
Quanto?
L’ultima rilevazione risale a una settimana fa, prima che Renata Polverini consegnasse le dimissioni. Aveva già perso quasi due punti, quindi era attorno al 20%.
Come si orientano gli elettori rispetto alle primarie del centrosinistra?
Matteo Renzi piace molto e ha un consenso molto trasversale. Fa preso sul pubblico più moderato, anche non appartenente al Pd. C’è una fiducia molto alta, quasi sei a quattro. Mentre all’interno del partito il più forte, per adesso, è il segretario Bersani, con un rapporto sette a tre.
Chi vincerà?
Chi riuscirà a mettere al centro i contenuti, e a dare ai cittadini la possibilità di vedere realizzate le proprie parole.
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