
Gli industriali torinesi: «Basta associare le imprese alle tangenti»
«Siamo stanchi di sentir parlare di imrpese soltanto in riferimento alla corruzione. Per noi il volto vero dell’impresa non è quello che raccontano le cronache giudiziarie. Siamo a Torino e per noi l’impresa è fabbrica e persone che ci lavorano dentro»: così Licia Mattioli, presidente dell’Unione industriale di Torino, durante l’assemblea degli imprenditori piemontesi che oggi si sta svolgendo dentro la fabbrica della Maserati di Grugliasco (To). Mattioli ha quindi aperto alla misura del salario minimo: «La sua introduzione anche in Italia potrebbe accelerare il processo di modernizzazione delle relazioni industriali: in tal modo anche da noi sarà formalmente possibile dare avvio a una contrattazione collettiva più decentrata in grado di essere più vicina alle esigenze delle imprese e dei lavoratori, azienda per azienda».
IL NODO TRASPORTI. Per il rilancio del tessuto imprenditoriale del capoluogo piemontese, Mattioli si è concentrata sul tema dei trasporti: «Torino ha tutte le caratteristiche per candidarsi alla funzione di città capitale italiana dell’industria. Un’area con queste prospettive non può accettare che il suo aeroporto sia stato declassato, nel recente Piano nazionale dei trasporto, come non strategico. Come può una regione che esporta il 10 per cento del valore totale nazionale non avere un aeroporto strategico?» si è chiesta la presidente degli industriali.
CHIAMPARINO E FASSINO. Al meeting degli imprenditori torinesi mancavano il premier Matteo Renzi e il leader di Confindustria Giorgio Squinzi. È invece intervenuto il presidente della Regione, Sergio Chiamparino, che ha sottolineato che «Vogliamo affermare con orgoglio torinese che grandi opere e grandi eventi si possono fare senza prendere tangenti» e che ha apprezzato la scelta di tenere il meeting alla Maserati, «Sentire il rumore di una fabbrica che lavora riempie il cuore. Per il governo regionale è ben chiaro che la vera sfida è e resta il lavoro». Presente anche il sindaco, Piero Fassino, che sempre parlando della Maserati ha ricordato che «Questo è il più grande investimento italiano fatto negli ultimi dieci anni e dimostra la volontà di Fiat Chrysler di continuare a investire a Torino. Ma è anche il segno di una rinascita manifatturiera nella nostra città, testimoniata anche dagli ultimi dati delle esportazioni. Torino è una città che non si è fatta piegare dalla crisi. La crisi la guarda negli occhi e la sfida».
MARCHIONNE. A margine dell’incontro è anche intervenuto l’ad di Fiat-Chrysler, Sergio Marchionne, che rispondendo alle domande dei giornalisti ha detto che «Il semestre di presidenza italiana dell’Ue non è solo un’opportunità per l’Italia ma anche per l’Europa. È l’ora di andare avanti e Renzi ha il giusto atteggiamento per farlo». Sempre rispondendo ai giornalisti, Marchionne è quindi tornato a parlare dello “scontro” con la Fiom: «L’invito a firmare quell’accordo e a fare parte di questa realtà c’è», ha detto riferendosi agli accordi firmati dal gruppo e dagli altri sindacati e che attualmente regolano la vita degli stabilimenti del gruppo in Italia.
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