Giustizia surreale: tre anni di processo per il furto di un cellulare (restituito) da 16 euro

Di Chiara Rizzo
26 Maggio 2013
L'incredibile caso raccontato da un lettore romano di 84 anni, costretto a spendere centinaia di euro per un processo inutile e che non ha neanche richiesto

È solo una lettera scritta da un romano qualsiasi e pubblicata sulle pagine locali del Corriere della Sera: eppure la storia che racconta è una sintesi del cattivo stato di salute della giustizia italica. «Sono stato invitato a comparire – questo l’incipit della missiva al quotidiano, firmata – in qualità di testimone, all’udienza dell’11 marzo 2013 presso la procura della Repubblica di Catanzaro che, sottolineo, è l’ottava della serie relativa a un processo per il tentato furto di un telefonino del valore di una diecina di euro, avvenuto il 19 agosto 2009».

FURTO CON RESTITUZIONE. A scrivere, lo dirà lui stesso qualche riga dopo, è un signore di 84 anni, «aggravato da salute cagionevole (diabete, artrosi di vario tipo e altro), con conseguenti difficoltà e timore di affrontare da solo un viaggio dalla mia residenza di Roma». Ma la legge non vuole saperne: il lettore racconta che tutto è iniziato in uno stabilimento balneare di Catanzaro lido, quando «venne trafugato, in nostra assenza, un cellulare della mia nipotina di 9 anni (prezzo di acquisto 16, dico sedici, euro). Il ladruncolo venne immediatamente fermato da alcuni giovani bagnanti che gli sottrassero il telefonino e vennero a restituirlo a me. Da parte mia, data la modestia dell’evento, non venne presentata alcuna denuncia. Due carabinieri, nel corso della mattinata, mi contattarono sulla spiaggia per chiedermi informazioni circa il tipo di telefonino e il relativo valore». Da allora in poi, malgrado le resistenze del lettore derubato, la macchina della giustizia è entrata in azione, lentamente e con tutti i suoi costi, il ladruncolo è stato rinviato a giudizio e si è arrivati in aula. Il lettore spiega di aver scritto più volte per far capire sia alla procura di Catanzaro, sia al giudice incaricato, le difficoltà e l’inutilità della sua testimonianza, ma nessuno gli ha risposto.

«GIUDICI, RISPONDETEMI». Difficile capire quanto sia costato alla collettività un processo che conta già una decina di udienze, ma il lettore rende bene l’idea di quanto tutto ciò costi a lui: la sola trasferta, con viaggio, vitto e alloggio a Catanzaro ammonta a 300-400 euro, che raddoppierebbero per l’esigenza del lettore di essere accompagnato. Sinora invece l’impossibilità di andare in Calabria gli è già costata 160 euro in certificati medici. Più volte il lettore ha proposto che venisse accolta in aula, se proprio non si poteva fare a meno di lui, una sua risposta scritta inviata per lettera o di essere interrogato per procura presso il tribunale di Roma, ma niente da fare. L’uomo dunque conclude: «Da cittadino, buon padre di famiglia, considerata la forte sproporzione tra le spese sostenute dall’amministrazione giudiziaria nonché quelle a carico dei testimoni e il valore della refurtiva (peraltro restituitaci), ho chiesto se non fosse consigliabile cercare di trovare il modo di chiudere definitivamente il procedimento. Come dicevo, non ho mai ricevuto alcuna risposta. Nonostante ciò, rimango in fiduciosa attesa di cortese risposta. Possibilmente prima della prossima udienza».

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1 commento

  1. ftax

    Cittadino di Catanzaro si vergogni! La LEGALITA’ innanzitutto.
    A costo di passare sul cadavere degli eventuali colpevoli, delle vittime e di tutti gli italiani…

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