Riflessioni di un veterano della giurisdizione sopra le ragioni ultime della crisi della magistratura. E sul perché nessuna riforma riuscirà a risolverla senza un giusto processo alla concezione che le toghe hanno di sé
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Il dibattito sulla giustizia, entrato nel vivo con l’inizio dell’esame in Parlamento della riforma Nordio, sta assumendo i toni di un conflitto tra la magistratura associata e una parte delle forze politiche, che rischia di risolversi in una prova di forza con lo scopo principale di sconfiggere l’“avversario”.
Da un lato la magistratura associata (supportata da alcune forze politiche che in questi anni hanno tratto vantaggio dall’azione della magistratura e hanno esercitato su di essa un’egemonia culturale) si appella ai princìpi irrinunciabili dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura, dimostrandosi però restia a fare una seria riflessione autocritica sulle ragioni che hanno portato al crollo della fiducia dell’opinione pubblica nei confronti della magistratura.
Un crollo di fiducia che va di pari passo con l’accusa di parzialità, di politicizzazione e di degenerazioni ideologiche di una parte della magistratura, come pure con l’accusa, soprattutto a carico di ...