Giustizia. Italia, pluricondannata d’Europa. Senza riforme e amnistia si rischiano multe miliardarie

Di Redazione
18 Ottobre 2013
Sovraffolamento carceri, responsabilità civile dei giudici, lentezza dei processi. Non si contano più le condanne che l'Europa ha inflitto all'Italia per i casi di malagiustizia

L’Italia ha il più alto numero di sentenze della Corte per i diritti dell’uomo non eseguite fra i paesi del Consiglio d’Europa. Un primato che ha conquistato anche grazie all’apporto della malagiustizia. Responsabilità civile dei magistrati, lunghezza dei processi, sovraffollamento carcerario: le condanne e le procedure di infrazione aperte su questi e altri temi di giustizia dall’Europa, si sono stratificate di anno in anno senza che le istituzioni italiane vi dessero risposta. Se entro primavera il Parlamento non riuscirà a riformare la giustizia, a eliminare il sovraffollamento delle carceri, gli italiani saranno doppiamente beffati, costretti a pagare multe salate a causa di una giustizia ingiusta di cui sono spesso vittime.

RESPONSABILITÀ CIVILE. Il 25 settembre è stata proposta una nuova procedura d’infrazione alla Commissione europea, guidata da Josè Manuel Barroso. Se entro i prossimi mesi l’Italia non si adeguerà alla sentenza del 2010 della Corte di giustizia Ue che chiede la modifica della legge sulla responsabilità civile dei magistrati 117/1988, dovrà pagare sanzioni pecuniarie.

SOVRAFFOLLAMENTO. Il nostro Paese ha tempo fino al 28 maggio del 2014 per risolvere il sovraffollamento delle carceri ed evitare pesanti sanzioni. Se non sarà risolto, la Corte europea dei diritti umani potrebbe condannare l’Italia al pagamento di 100 mila euro di multa per ogni detenuto che abbia presentato ricorso a Strasburgo, come fece pochi mesi fa con una sentenza che la condannò a risarcire 7 carcerati con 700 mila euro.

LENTEZZA PROCESSI. Da quasi 15 anni la Corte europea dei diritti dell’uomo condanna l’Italia per l’irragionevole durata dei processi. In numerose cause la Cedu ha constato in Italia l’esistenza in Italia non solo di un cumulo di trasgressioni al termine ragionevole dei processi ma anche un problema diffuso inerente i pagamenti degli indennizzi. Tra le cause ipotizzate di questi ritardi, la Corte riscontrò, in una sentenza del 2010, l’incapacità e l’insicurezza nel prendere decisioni giudiziarie chiare e definitive. Da allora poco è stato fatto per rimediare alla situazione.

GIUDICI INADEMPIENTI. La lentezza dei processi non è soltanto colpa della politica. Ma anche dei magistrati. La Commissione europea ha recentemente aperto una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia a causa di giudici della Cassazione che per ben due volte, in una vicenda giudiziaria che va avanti da 31 anni, hanno respinto la richiesta di un imprenditore di rinviare un caso di competenza europea alla Corte di giustizia dell’Ue. La Corte di Cassazione in questo modo ha violato il Trattato europeo, che la obbliga a rimettere gli atti alla Corte di giustizia dell’Ue per ottenere l’interpretazione di una norma di diritto europeo, laddove una parte ne faccia richiesta. Si tratta di un obbligo giuridico. La violazione di questo obbligo è causa diretta della durata eccessiva della vicenda giudiziaria vissuta dall’imprenditore in questione, secondo la Commissione Ue.

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