Il giudice sentenzia: mandate i figli nella scuola statale perché “neutra”. Storia di un mito

Di Emanuele Boffi
31 Marzo 2016
Il tribunale di Milano: la scuole private "orientano" i minori. Occorre recuperare un bel libro di Charles Glenn per capire dove nasca questa posizione ideologica

rivoluzione-francese

“Il giudice: i figli alla scuola pubblica”. È questo il titolo di un articolo di Repubblica di mercoledì 30 marzo in cui si segnala una sentenza del Tribunale di Milano. Le prime righe dell’articolo ne riassumono il senso: «La scuola pubblica rappresenta una scelta neutra, mentre la privata potrebbe “orientare il minore verso determinate scelte educative o culturali in genere”».

LA VICENDA. Il caso riguarda due ragazzi di 9 e 12 anni, figli di una coppia separata: lui vorrebbe che frequentassero una scuola statale, lei che continuassero a seguire le lezioni dell’istituto paritario cattolico, dove finora hanno studiato. La madre avrebbe voluto garantire la continuità educativa, ma, anche a causa della situazione economica venutasi a creare dopo la separazione, si è finiti in tribunale.
Non essendo dettagliato nell’articolo cosa si intenda per “nuova situazione economica”, non possiamo entrare nello specifico della vicenda. Una cosa, però, possiamo dirla: le motivazioni rese note dal giudice travalicano di gran lunga il merito e sconfinano apertamente nell’ideologia. Il giudice, infatti, virgoletta Repubblica, ha concluso che «non si possa affatto dire che la scuola privata risponda “al preminente interesse del minore”, poiché vorrebbe dire che le istituzioni di carattere privato sono migliori di quelle pubbliche”. Pertanto, conclude, “la decisione dell’Ufficio giudiziario non può che essere a favore dell’istruzione pubblica”».

il-mito-della-scuola_1IL MITO DELLA NEUTRALITÀ. La nostra attenzione è stata attratta dall’aggettivo “neutra”, usato dal giornale per descrivere la scuola statale. Quello della “neutralità” dell’educazione statale è un mito duro a morire e ci ha fatto rammentare un libro di Charles Glenn che quel mito faceva a pezzi e che, oggi, sollecitati dalla cronaca, siamo tornati a consultare.
Fu pubblicato negli Stati Uniti nel 1988 e tradotto in italiano col titolo Il mito della scuola unica (Marietti, 2004). Ancora oggi è considerato uno dei testi fondamentali per la storia dell’istruzione dal secolo XIX ai giorni nostri. La tesi di Glenn è chiara: l’istruzione di Stato non è così imparziale come vogliono farci credere, anzi, essa tende a non ammettere altre forme possibili. Glenn sa di che cosa parla non solo per i suoi studi, ma anche per aver lavorato per vent’anni nella scuola statale statunitense, prima come dirigente del Bureau of Equal Educational Opportunity e poi come direttore esecutivo dell’ufficio per la “Educational Equity” del Dipartimento dell’educazione dello Stato del Massachusetts.

LA RIVOLUZIONE FRANCESE. Glenn non se la prende con la scuola di Stato, di cui anzi riconosce meriti e valore, ma con l’idea – lui scrive correttamente: «il mito» – della sua neutralità:

«La ragione più comunemente addotta a sostegno della scuola unica verte sulla necessità di evitare conflitti di credenze e valori, ma, ironia della sorte, essa è stata invece una fonte inesauribile di questi conflitti in ognuna delle nazioni in cui si è discusso. (…) Gli sforzi tesi a eliminare gli elementi di conflitto hanno avuto l’effetto di produrre un programma inaccettabile tanto per ciò che omette, quanto per ciò che include».

La battaglia, così come la descrive lo studioso, affonda le sue radici nella Rivoluzione Francese e nella sua pretesa di imporre una nuova religione che surclassi quella cristiana. Lo esplicitò lo stesso Danton in un celebre discorso alla Convenzione nazionale:

«È tempo di ristabilire il grande principio, che ci sembra frainteso oltre misura, per cui i bambini appartengono alla Repubblica più che ai loro genitori. (…) È nelle scuole nazionali che i bambini debbono suggere il latte repubblicano».

UN NUOVO CLERO. Proprio quella scuola francese statale, laica, repubblicana è per Glenn l’emblema stesso della “non neutralità”. Imparziale non fu la Rivoluzione che sostituì i vecchi libri di testo con “Il catechismo e il Vangelo repubblicano”. Equanime non fu il ministro dell’Istruzione François Guizot che, colato il sangue dalle ghigliottine, cercò per sua stessa ammissione di «entrare nell’anima degli insegnanti popolari» per riscaldarla «senza tornare all’ancien regime, ma con una politica basata sulla scienza».
Glenn nota che l’imposizione giacobina – poiché il “popolo bue” proprio non ne voleva sapere di seguire le direttive degli illuminati – era destinata al fallimento e tuttavia anche a porre le basi delle nuova mentalità in campo educativo. Bastò, infatti, che si fecesse meno grossolana e più empatica per centrare il bersaglio. Scrive infatti Glenn:

«Ciò di cui c’era bisogno non era la neutralità ma una nuova forma di autorità spirituale capace (come aveva scritto Comte nel 1824) di “sostituirsi al clero e organizzare l’Europa mediante l’educazione”. La gente comune non avrebbe potuto mai essere convertita all’amore disinteressato per l’umanità con argomenti razionali, ma solo con un appello alle emozioni. Ferry [il ministro francese dell’Istruzione di inizio Novecento, ndr] e altri cercarono di sostituire l’amore per Dio con l’amore per l’umanità e la Francia».

NUOVO CONFORMISMO. Oggi sappiamo che anche questo tentativo ha mostrato tutti i suoi limiti. È la cronaca a farci uscire dall’utopia della scuola neutrale quando ci informa che negli istituti francesi vi sono studenti che esultano per gli attentati di Parigi e Bruxelles.
In verità, non è una notizia di oggi e i primi a divenire consapevoli del fallimento del progetto repubblicano furono gli stessi francesi. Leggete cosa diceva già nel 1981 Louis Legrand, un sostenitore del titanico sforzo educativo statale:

«Il suo unico contenuto è diventato la neutralità, che accetta come contenuto dell’istruzione solo ciò che non è basato su alcun valore, la pura conoscenza e la tecnica. (…) Ma questa neutralità è impossibile, come hanno dimostrato molti fatti degli anni recenti, e specialmente la crescente e inquietante indifferenza dei giovani nei riguardi degli studi accademici. (…) Questa pseudo-neutralità è fondamentalmente una scuola di conformismo sociale – o di rivolta anarchica contro tale conformismo. Il vuoto ideologico conduce infatti alla sterilità dell’istruzione».

L’UNICA VIA D’USCITA. Il lavoro di Glenn prosegue mostrando come il medesimo mito della neutralità abbia invaso gli Stati Uniti e non mancano citazioni sul caso olandese e italiano dove si sottolinea l’aspra lotta risorgimentale contro la Chiesa cattolica e i suoi istituti. Il saggio conclude mostrando come nella storia siano sempre esistiti modelli diversi e plurali – statali e non statali – con cui si è cercato di garantire un’educazione ai più giovani. E che solo chi è offuscato da un pregiudizio immotivato può pensare che solo l’istruzione di Stato possa essere garante di indipendenza e imparzialità. Come mostra la storia, infatti, queste pretesa neutralità finisce spesso col divenire più fondamentalista del fondamentalismo e più clericale del clericalismo che pure vorrebbe di combattere.
Una soluzione, conclude lo studioso, non sarà mai trovata finché lo Stato non abbandonerà il mito dell’identificazione del “pubblico” con lo “statale”, del “comune” con l’“unico”, del “laico” con il “neutrale”.

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49 commenti

  1. Alpherax

    E ora di usare il VOTO per rimettere al potere un governo che RAPPRESENTI IL POPOLO e nell arco di un anno IMPORRE UNA PESANTISSIMA RISTRUTTURAZIONE FORZATA DELLA “GIUSTIZIA” !!!

  2. Ester

    La scuola pubblica statale NON E’ NEUTRA. Se lo fosse terrebbe conto della storia (anche e soprattutto della storia della Chiesa) e del legame che l’arte in tutta europa ha con il Cristianesimo.
    Senza contare che il periodo medievale , cioè l’epoca in cui si forma l’Europa come unità culturale è sottovalutato se non addirittura non più studiato .Per non parlare della filosofia che ha mandato in soffitta la Scolastica e S. Tommaso.
    La mia esperienza , e non solo la mia ,mi dice che la scuola statale serve a creare un elettorato alla sinistra o comunque ai laici .
    Io esigo di educare i miei figli al meglio secondo ciò che per la mia esperienza è buono . Educare vuol dire anche lasciare libertà di scelta , ma nella conoscenza tra le varie opzioni. Cosa che la scuola statale non fa ne può fare.

  3. Lela

    Ha fatto bene un corno.
    1) i bambini sono inseriti in un contesto sociale e didattico dal quale sarebbe ingiusto separarli in assenza di giustificati motivi
    2) la retta della scuola non è la stessa di prima della separazione. Se lo è vuol dire che il reddito è comunque sufficiente, altrimenti avrebbero potuto accedere al buono scuola (non ti danno il buono scuola, in Lombardia, se sei povero in canna, ci sono limiti ragionevoli) e avrebbero dovuto spendere di meno, senza contare le detrazioni fiscali di cui i coniugi separati godono. L’ISEE scende, pure di molto.
    3)Il giudice ha difeso la sua azienda, lo stato Italiano, dalla concorrenza. Come se uno, indeciso tra una Opel e una Fiat, andasse a chiedere un parere a un impiegato Fiat e si aspettasse un giudizio neutrale. Ma per piacere…
    4)si tratta di una battaglia tra i due egoismi dei genitori (sia che il padre non voglia pagare, sia che la madre voglia mantenere lo stesso tenore di vita pur avendo chiesto la separazione) in cui, a causa dell’ideologico giudice, sono solo i bambini a perdere.

    1. Nino

      @Lella:

      1) non puoi sapere se i motivi (economici in primis) non fossero giustificati.

      2) la retta della scuola sarebbe esattamente la stessa perchè l’ISEE dei ragazzi (perchè è quello che conta) resta inalterato dopo la separazione

      3) Il giudice ha fatto una scelta in difesa dello Stato? anche se fosse, lui rappresenta lo stato, dovrebbe fare una scelta contro se stesso? E’ come dire che un prete dovrebbe benedire un divorzio nel caso in cui effettivamente i due coniugi si odiano e la loro vita in comune è un inferno

      4) su questo hai probabilmente ragione, si tratta di una battaglia tra i due egoismi dei genitori, ma non ho letto nessuna critica al loro comportamento

      1. underwater

        Sembri uno che non ha letto non solo la sentenza, ma anche l articolo. Detto tra noi, lo Stato italiano è indifendibile, così come è indifendibile la vostra idea ottocentesca di Stato assoluto, che non a caso è stato alle origini del totalitarismo.

  4. 62peppe

    L’espropriazione della funzione dei genitori da parte dello stato che si propone unico grande genitore, di cui questa sentenza è uno dei sintomi, è stata resa possibile soprattutto dall’abolizione della potestà genitoriale. La potestà genitoriale faceva dei genitori i garanti e rappresentanti dei propri figli in ogni aspetto della loro crescita materiale e intellettuale, incluse le scelte educative, anche nei confronti dello stato, , il quale poteva in teoria subentrare solo se si provava un’incapacità o indegnità dei genitori. Gli abusi che a volte compivano i tribunali dei minori avvenivano nonostante la norma, non grazie ad essa. Oggi invece, con la sostituzione della potestà con la responsabilità genitoriale, la potestà in realtà non è scomparsa, bensì è solo stata trasferita allo stato, i genitori oggi sono solo i badanti dei propri figli per conto dello stato che può sindacare a piacimento su ciò che è o non è il loro interesse scavalcando i genitori. Questa sentenza è esemplare perchè il giudice non cerca di garantire la continuità educativa in precedenza concordata dai genitori nè esamina le scuole proposte dei genitori valutandole in base alle loro caratteristiche concrete, bensì egli decide la scelta educativa dei figli e la scuola idonea a realizzarla come se egli stesso, in quanto rappresentante dello stato, fosse il genitore.

    1. Nino

      @62peppe: ma che stai dicendo? se i genitori fossero stati d’accordo il problema non ci sarebbe stato. In questo caso lo stato è subentrato, esattamente come dici tu tra l’altro, per una provata incapacità dei genitori a fare una scelta condivisa. Però invece di prendertela con i genitori tu te la prendi con il giudice 🙂

  5. Gorro

    Ennesima prova che Toghe Rosse è ancora forte e ben radicata.
    Questa magistratura politicizzata è uno dei più gravi problemi della nostra società e forse la più grave minaccia all’ordine democratico.
    Bisognerebbe che qualcuno facesse qualcosa.

  6. Gio

    Scusate questo post, ma mi sembra importante nella discussione….grazie.

    http://www.corriere.it/scuola/secondaria/15_dicembre_01/eduscopio-2015-licei-migliori-istituti-tecnici-classifica-citta-milano-roma-fondazione-agnelli-3e2cbc3c-980e-11e5-b53f-3b91fd579b33.shtml?refresh_ce-cp

    Eduscopio 2015

    Dimmi come vai all’università e ti dirò se hai fatto una buona scuola.
    Da oggi è online l’edizione 2015. Il metro di misura adottato per stilare la classifica degli istituti migliori, città per città, è lo stesso dell’anno scorso: la capacità di preparare e orientare gli studenti agli studi universitari. La Fondazione Agnelli ha analizzato i risultati al primo anno di università di 700 mila diplomati italiani (voti agli esami e crediti). Un criterio semplice e trasparente per capire se licei e istituti tecnici fanno un buon lavoro, anche se non andrebbe sottovalutato il «peso» delle famiglie.Dimmi come vai all’università e ti dirò se hai fatto una buona scuola
    Da oggi è online l’edizione 2015. Il metro di misura adottato per stilare la classifica degli istituti migliori, città per città, è lo stesso dell’anno scorso: la capacità di preparare e orientare gli studenti agli studi universitari. La Fondazione Agnelli ha analizzato i risultati al primo anno di università di 700 mila diplomati italiani (voti agli esami e crediti). Un criterio semplice e trasparente per capire se licei e istituti tecnici fanno un buon lavoro, anche se non andrebbe sottovalutato il «peso» delle famiglie.

    Milano e le eccellenze in Brianza
    Prendiamo il caso di Milano. Il miglior classico si conferma il Sacro Cuore (della Compagnia delle Opere), retrocedono invece altre due scuole di ispirazione cattolica (il Faes dell’Opus Dei che scende dalla quinta alla decima posizione e il liceo dei gesuiti Leone XIII che esce dalla top ten). Fra i licei storici si conferma il primato del Carducci (al secondo posto), seguito dal Berchet mentre il Parini viene sorpassato quest’anno dal Beccaria. New entry un’altra scuola paritaria, il liceo dell’università San Raffaele. Fra gli scientifici il Volta resta saldamente in cima alla classifica, seguito dal Sacro Cuore, dal «grande vecchio» Leonardo Da Vinci e dal Vittorio Veneto che sorpassa il più recente «liceo di ispirazione cristiana» Alexis Carrel. Si confermano alcune eccellenze della Brianza, che stanno davanti anche ai più blasonati licei del capoluogo lombardo: parliamo dei classici Don Gnocchi (Carate Brianza), Marie Curie (Meda) e Zucchi (Monza) e degli scientifici Frisi (Monza), di nuovo Don Gnocchi e Agnesi (Merate). Al top dei top, come già l’anno scorso, lo scientifico Nervi di Morbegno, in provincia di Sondrio.

    Licei storici e diplomifici
    A Roma il Mamiani batte il classico Tasso rubandogli la prima posizione, ma è in testa anche agli scientifici, davanti al Righi e al Virgilio. A Napoli restano in testa ai classici il Sannazaro, Umberto I e Vico, e come capofila degli scientifici il Mercalli e il Convitto nazionale Vittorio Emanuele II. Il liceo classico di Mestre Bruno-Franchetti anche quest’anno batte i due storici rivali di Venezia, il Marco Polo e il Foscarini. Saldamente all’ultimo posto, un po’ in tutta Italia, i cosiddetti diplomifici privati che in cambio della retta regalano ai propri iscritti un pezzo di carta ma non certo l’attitudine allo studio: e infatti i ragazzi usciti da queste scuole vanno poi malissimo all’università.

    1. 62peppe

      Il giudice in questa sentenza non ha valutato le caratteristiche concrete delle scuole proposte dai genitori,come la capacità di preparare e orientare gli studenti agli studi universitari, ma ha fatto la sua scelta in base al preconcetto che la scuola pubblica rappresenterebbe “una scelta neutra, mentre la privata potrebbe “orientare il minore verso determinate scelte educative o culturali in genere”.

  7. Gio

    Mi chiedo….cosa vuol dire ‘educazione neutra’? Come si può farsi un giudizio senza che nessuno mi possa trasmettere la sua esperienza e la sua conoscenza, senza farsi coinvolgere da un proprio giudizio?
    Noi, quando facciamo qualsiasi cosa, la facciamo a fronte di un’esperienza ereditata o fatta direttamente….come potrei conoscere la Teoria della relatività se Einstein non si fosse lasciato coinvolgere emotivamente e sentimentalmente da quanto lui stesso percepiva, dalle sue sensazioni?
    Ma come diavolo si fa a dire ‘pensa neutrale’….ma neutrale da cosa? Anche MaxSH che cerca di snocciolarci il manuale del buon educatore neutro….anche lui si esprime partendo da una posizione e quindi non neutra. Cogito ergo sum….allora, se sono, non posso essere neutro, ma una persona e come tale un essere umano con un giudizio sulle proprie esperienze. Non potranno mai togliermi la ragione e la capacità critica di giudizio sulla realtà. Neanche PolPot ci è riuscito!

  8. Alex

    Il giudice ha fatto bene. Dopo un divorzio i genitori avevano piu spese perché vivevano da soli e non c erano abbastanza soldi per mandare i figli in una privata. Posto che una scuola sia privata che pubblica assolve il suo dovere di educazione, il giudice ha scelto di non imporre un ulteriore spesa al genitore ormai meno ricco. E ha anche aggiunto che avrebbe deciso in favore della cattolica se ci fosse stato motivo di credere che la pubblica a in questo contesto non era della stessa qualità..
    Non sono contro le paritarie e per me meriterebbero anche un sovvenziomento pubblico, ma qui è un’altra storia dai!

    1. underwater

      Allora il giudice doveva astenersi da discorsi generali.

    2. 62peppe

      Il giudice in questa sentenza non ha valutato le caratteristiche concrete delle scuole proposte dai genitori,come il costo da sostenere da parte dei genitori in condizione di separazione, ma ha fatto la sua scelta in base al preconcetto che la scuola pubblica rappresenterebbe “una scelta neutra, mentre la privata potrebbe “orientare il minore verso determinate scelte educative o culturali in genere”. Di fatto la scuola privata fino alla separazione era esattamente la scelta educativa e culturale fatta da entrambi i genitori e il giudice , invece di verificare se c’erano le condizioni concrete per proseguire in quella scelta, l’ha modificata esclusivamente in base al proprio metro, come se il genitore fosse lui , o lo stato, che egli rappresenta.

      1. Nino

        @62peppe: tu non sai (nessuno di noi lo sa) cosa ha valutato il giudice, e si è comportato esattamente come doveva, in quanto allo stato che lui rappresenta era stato demandato il dovere di decidere visto che i genitori non erano in grado di prendere una decisione

        1. Toni

          Ma sappiamo questo: «La scuola pubblica rappresenta una scelta neutra, mentre la privata potrebbe “orientare il minore verso determinate scelte educative o culturali in genere”».

  9. giulòia

    Attenzione…
    siamo sicuri che sia così?! non è che il padre non voleva,magari giustamente, sobbarcarsi quelle spese visto che metà dello stipendio ora che è separato se ne andrà?!

    1. Caterina

      Ma infatti il problema e’ tra moglie e marito e il giudice ha preso la decisione più logica. In questo caso mi sembra si faccia solo dietrologia e niente più

      1. giovanna

        Trollona, qui lucillo, caterina, maxsh, nino….che commedia che hai messo su !
        E anche oggi hai scavallato la giornata…certo che ti devi annoiare proprio tanto, ma tanto, ma tanto, ma tanto…buon per te che qui trovi qualcuno che ti fa passare il tempo !
        Però, che tristezza.

        1. Samuele

          Che sbadigli che susciti Giovanna….solo sbadigli….la noia fatta persona…

          1. giovanna

            Trollona, qui anche “samuele”, non mi permettono di replicare a tono, dico solo che sei contenta tu a campare così, siamo contenti tutti…non hai dentro di te nemmeno una parola che sia originale, uno stile che sia tuo, un pensiero che non sia scopiazzato…ma se meglio non puoi, pazienza, qui , comunque , hai una tua utilità e se basta a te, figurati.
            Ma che tristezza.

          2. Nino

            Samuele, non dar da mangiare ai troll ti prego

      2. Gio

        Ma di che ‘dietrologia’ parli? Ma dov’è la dietrologia?
        Qui c’è un giudice che non ha deciso in maniera equa, ma, cecato dall’ideologia, ha dato un giudizio non sulla contesa familiare, ma uno suo personale minato da un pregiudizio sulla scuola pubblica non statale.
        Vatti a leggere l’Eduscopio 2015 della Fondazione Agnelli….

  10. Caterina

    Quante storie per una scelta logica e ovvia. Ci si vuol leggere dietro un ostracismo o un giudizio negativo sulle scuole paritarie che nella sentenza non appare. E non si criticano i genitori che non sono capaci di fare i genitori

    1. Toni

      «La scuola pubblica rappresenta una scelta neutra, mentre la privata potrebbe “orientare il minore verso determinate scelte educative o culturali in genere”».

      Questa è la motivazione?
      Ti sembra un giudizio positivo?

      1. Caterina

        Bisognerebbe leggere la sentenza e non alcune frasi estrapolare dalla stessa. E comunque ritengo la scelta del giudice la più naturale nel momento della n cui i genitori sono in disaccordo su una questione che non e’ ideologica ma economica

        1. Toni

          Se voleva dare un contenuto diverso alla sentenza non doveva scrivere «La scuola pubblica rappresenta una scelta neutra, mentre la privata potrebbe “orientare il minore verso determinate scelte educative o culturali in genere”».

          Ti propongo una soluzione che era percorribile:
          «dato che il padre non può permettersi una retta da pagare (ammesso e non concesso che sia vero) il bambino saluta compagnetti ed amichetti (che naturalmente sono pregiudizi ideologici) e va in una scuola pubblica»

  11. Nino

    In realtà la motivazione della sentenza è molto semplice: “laddove sussista conflitto dei genitori separati sulla frequenza dei figli tra scuola privata e pubblica, in mancanza di evidenti controindicazioni la decisione dell’Ufficio giudiziario non può che essere a favore dell’istruzione pubblica”

    La moglie voleva che i figli continuassero a frequentare una scuola paritaria cattolica, il padre non voleva, o più probabilmente non voleva farsi carico delle rette relative, cosa avrebbe dovuto fare il giudice? Obbligare il padre a pagare quando esiste la scuola pubblica che è gratuita?

    1. Toni

      «La scuola pubblica rappresenta una scelta neutra, mentre la privata potrebbe “orientare il minore verso determinate scelte educative o culturali in genere”».

      Questa frase non ha peso?

      1. Toni

        Domanda retorica. So benissimo che per te se la scuola pubblica « …. potrebbe “orientare il minore verso determinate scelte educative o culturali in genere”» di tipo lgbt e sado-maso .

      2. Nino

        La scuola pubblica rappresenta una scelta neutra, appunto. E risponde alla incapacità della coppia di fare una scelta condivisa.

        Tutto il resto è fuffa

        1. Toni

          Neutra ? 🙂

          Solito buon tempone

          1. Nino

            Scelta neutra in quanto la scelta base per ogni studente, quindi quella di chi non “orienta il minore verso determinate scelte educative o culturali in genere”

          2. Toni

            Nino, lascia perdere, … la scuola pubblica di mestiere “orienta il minore verso determinate scelte educative o culturali in genere”. Capisco che sei sordo sulla cosa … ma spaccia queste cose ad altri, non a me.

          3. Michele

            “Non orienta il minore verso determinate scelte educative o culturali in genere”.

            La scuola pubblica non insegna il rispetto dei valori costituzionali (che non si capisce bene cosa siano, in quanto nella costituzione convivono assai problematicamente principi cattolici, marxisti e liberali)? Non vuole trasmettere il valore della legalità (cioè la decisione della maggioranza del momento)?
            Se è così, allora orienta senz’altro verso determinate scelte: se non lo facesse verrebbe meno la sua funzione, cioè quella di cinghia di trasmissione dell’ideologia dominante (come prova basti pensare che da 20 anni a questa parte più o meno ogni governo ha fatto la sua “riforma della scuola”).
            Dire neutralità per la scuola, per ogni scuola, vuol dire autodissoluzione: significa lasciare la porta aperta ad ogni opzione soggettiva o di gruppo; in una società sempre più pluralistica, cioè con sempre meno “valori comuni”, significa la guerra per bande all’interno delle istituzioni.

          4. Nino

            @Toni: il tuo parere sulla scuola pubblica e sulla scuola privata è un parere, ed i giudici non devono farsi influenzare da pareri soggettivi.

            Nella fattispecie il giudice non ha fatto che confermare una consolidata giurisprudenza (cosa che probabilmente chi ha scritto l’articolo ignorava). Da una sentenza di un paio di anni fa dello stesso tribunale:

            In linea di principio, nell’ipotesi di conflitto tra i genitori in ordine all’iscrizione dei
            minori a Scuola, preferenza e prevalenza va data alle istituzione scolastiche ubbliche poiché espressione primaria e diretta del sistema nazionale di istruzione (art. 1 l. 10 marzo 2000 n. 62) nonché esplicazione principale del diritto costituzionale alla istruzione (art. 33 comma II cost.). Le altre istituzioni scolastiche (paritarie, private in generale), pertanto, possono incontrare il favore del giudice, nella risoluzione del conflitto, solo là dove emergano elementi precisi e di dettaglio per accertare un concreto interesse effettivo dei figli a frequentare una scuola diversa da quella pubblica. Peraltro, la scelta del giudicante nel senso della scuola pubblica è una scelta “neutra” che non rischia di orientare il minore verso determinate scelte educative o di orientamento culturale in generale (e ciò, invece, potrebbe avvenire nella designazione di una scuola privata);

          5. Toni

            Quando fai il giurista mi fai venire la pelle d’oca. Rivedo con timore il tuo profilo da Cicerone che mi hai dimostrato nella lectio magistralis sulle “mariniadi – gaiose e registrate” a Roma.
            In quale parte Art. 1 della 62/2000 è scritto “preferenza e prevalenza va data alle istituzione scolastiche pubbliche poiché espressione primaria e diretta del sistema nazionale di istruzione ” ( “1. Il sistema nazionale di istruzione, fermo restando quanto previsto dall’articolo 33, comma 2 della Costituzione, è costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie private e degli enti locali. La Repubblica individua come obiettivo prioritario l’espansione dell’offerta formativa e la conseguente generalizzazione della domanda di istruzione dall’infanzia lungo tutto l’arco della vita …” l’ho letta ma non l’ho trovato ) ed in quale parte dell’art. 33 della costituzione ( idem , non lo trovo … trovo un EQUIPOLLENTE).

            Quindi la consolidata giurisprudenza quale sarebbe se non quello del giudice di fare a “piacere” suo perché gli disturba orientare il minore verso determinate scelte educative o culturali in genere” di tipo cattolico (che è un diritto dei genitori) ?

            Noto poi, per come chiudi, che in effetti tu solo su quest’ultimo aspetto sei concentrato (“Peraltro la scelta del giudicante…”). In definitiva secondo le ragioni del tuo cuore: Questo bambino non deve essere educato cattolico … lgbt … sì. Ora di religione … no … ora con Luxuria … si. Vangelo no…. libro della Mazzucco … sì.

          6. Toni

            Errata corrige:
            …. l’ho letta ma non l’ho trovato )?* ed in quale parte dell’art. 33 della costituzione ( idem , non lo trovo … trovo un EQUIPOLLENTE)?*

          7. Gio

            @Nino. Sapientino, Appunto che parli di parere, il giudice ora e i giudici della sentenza che tu hai riportato (please, fornire numero e data della sentenza…e non essere generici, grazie), esprimono solo un LORO PARERE e non un giudizio dato dalla giurisprudenza. Come giustamente si cita la legge Berlinguer del 2000 con la dicitura ‘istituzioni scolastiche pubbliche’, tale legge stabilisce che la scuola pubblica è formata nella sua interezza da scuole statali e scuole non statali.
            Siccome in ogni scuola pubblica è previsto per legge che ci sia una linea educativa (il famoso POF) che la scuola sostiene e pubblicizza, così qualsiasi scuola pubblica,statale o non statale, non può essere, appunto per legge, ‘neutra’.

    2. Valeria

      Magari qualche volta il bene di un bambino già traumatizzato dalla separazione dei genitori qualcuno lo vorrà valutare ???
      No, sempre risposte ideologiche …

      1. Ugobagna

        Valeria, parli forse delle motivazioni del giudice con cui ha commentato la sua sentenza? Perché di quelle si parla, del fatto che suonano appunto un tantino ideologiche, al bene del bambino non dobbiamo pensare noi ma appunto il giudice che non dovrebbe fare politica mentre emette sentenze…

  12. lucillo

    L’unico problema, grave problema a mio avviso, è che costringe i ragazzi ad interrompere un percorso di comunità con i loro pari con i quali hanno fino ad ora condiviso la crescita.
    Su tutto il resto è giustissima, andrebbe applica al cambio di ordine di scuola, e non fra una classe e l’altra all’interno dello stesso ordine.

    1. MaxSH

      La scuola pubblica è neutra per definizione, è il suo dovere e l’unico suo interesse è costruire una società forte dove ogni cittadino, ogni ragazzo è autonomo in grado di fare le scelte migliori per se stesso e ha tutti gli strumenti critici per valutare la realtà che lo circonda: in pratica non sara mai una pecora al servizio di altri.

      La scuola privata cattolica, al contrario, ha interesse ad allevare pecore per il proprio gregge.

      Orienta a senso unico verso il conformismo ideologico, cancella la storia, è estremamente dannosa perchè va contro l’interesse dei ragazzi, evita di fornire strumenti critici con cui valutare la realtà alimentando la superstizione.

      Pertanto la scuola cattolica costruisce una società debole, superstiziosa, che ha sempre bisogno dei pastori, non autonoma perchè l’ideologia cristiana è quella della sottomisisone della società al potere religioso.

      Per tali motivi le scuole religiose devono essere tutte chiuse.

      1. underwater

        I vostri post testimoniano chiaramente cje la scuola statale è programmata per riprogrammare gli italiani. Io,che ci lavoro, se questi sono i fini andrebbe smantellata proprio in nome della democrazia.

      2. Sebastiano

        In mezzo a questo stupidario da fine ottocento, ti sei dimenticato di aggiungere che i docenti e i responsabili delle scuole cattoliche (o comunque non statali) dovrebbero essere inviati a un campo di rieducazione, assieme ai genitori degli alunni. Se chiedi in Nord Corea ti mandano anche i dépliant.
        E voi sareste i paladini della libertà…

      3. Toni

        Lucillo e MaxSH
        La scuola pubblica crea pecoroni ed i post sopra lo dimostrano chiaramente. Chi scrive di conformismo ideologico non ha la capacità di vedere che siamo nel regno del conformismo proprio in una società che il rapporto tra scuola pubblica e privata è in un rapporto 1 a 100 . Una prece

        PS: Lucillo , con te sto approfondendo su altra discussione le amenità e l’arroganza sottesa nella tua posizione. Arroganza alla quale si aggiunge la disgustosa cognizione di “libero mercato” dove puntare la pistola del ricatto alla democrazia lo interpreti come marketing.

        1. Rolli Susanna

          Sarà fatto (per la prece…)

      4. nicola

        Leggo solo per caso Tempi ma non posso fare a meno di replicare a quanto sopra; la scuola da chiudere subito dovrebbe essere quella pubblica, una mia amica diceva che se fosse stato possibile, avrebbe assunto volentieri un precettore per il proprio figlio, non sbagliava, la scuola pubblica (per incompetenza e/o scelta?) non è in grado di insegnare quasi niente, nemmeno i più elementari elementi di geografia ed italiano, omologa a perfezione solo al pensiero unico dominante; presunto cambiamento climatico, raccolta differenziata, giorni vari della memoria e compagnia bella

      5. Michele

        E la scuola laica e pubblica a sua volta non ha forse bisogno di difendere l’ideologia laica e liberale su cui è fondata? Non esiste un insegnamento chiamato Educazione alla Costituzione che si occupa di magnificare (senza insegnare un minimo straccio di strumento critico, e quindi in modo dogmatico!) la #piùbelladelmondo?
        Non è costruita la scuola pubblica in modo tale che il ragazzo che ne esce mai e poi mai metta in discussione l’insegnamento ricevuto?
        Non ha bisogno anche la società laica che la scuola formi al rispetto (o al conformismo) al potere costituito (cos’altro sono se non questo il ripetuto richiamo alla “legalità”, cioè alla decisione del potere più forte)?

        Occorrerebbe avere, oggi che le grandi narrazioni della modernità (come l’illuminismo) sono crollate, uno sguardo più disincantato, scettico, se si vuole chiamiamolo pure “laico”, su ciò che di quelle metafisiche puramente terrene rimane ancora in piedi: perlomeno si eviterebbe di spacciare un confessionalismo laico come neutralità, ecc.

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